Studiare e migliorare sulla chitarra non significa necessariamente imparare e mettere in pratica nuove informazioni come scale, arpeggi, modi. Significa anche acquisire competenze tecniche e teoriche che ci permettano di irrobustire, integrare e far suonare sempre nuove e inedite le tante vecchie informazioni che già possediamo.
In questa lezione lavoreremo proprio su questo e vedremo come due elementi, uno tecnico e uno teorico (la padronanza dei salti di corda e la gestione consapevole delle pause) possono ravvivare e modernizzare il fraseggio, anche sul più scontato e polveroso dei box pentatonici.
Oltre a fornire una manciata di nuovi esercizi e lick, ci piacerebbe offrire uno spunto di studio e lavoro importante. Troppe volte infatti, i chitarristi, annoiati da quello che suonano o studiano, cercano una soluzione buttandosi su nuovo materiale. Con il risultato di avere una conoscenza e preparazione che solo apparentemente è ampia perchè in realtà è superficiale o - nel migliore dei casi - molto scolastica. Sarebbe importante invece, che allo studio di cose nuove fosse affiancato un costante lavoro di approfondimento sulle cose che già si conoscono per renderle sempre più proprie, personali e originali.
Mettiamoci al lavoro su una pentatonica di Dm (D, F, G, A, C).
Ci limiteremo a questi due piccoli box. Quello principale (a cui abbiamo omesso le note sulla corda più bassa di E) e una piccola appendice pentatonica ritagliata al suo fianco, perfetta per bending e svisate.
Nel primo fraseggio scomponiamo la pentatonica in un pattern di quattro note che si articola sempre su due corde e, nel passare da una posizione all’altra, ci costringe a saltare una corda. Inoltre, osserviamo che la prima nota di ogni pattern è ribattuta, suonata due volte. Il fatto di suonare due volte la stessa nota è inspiegabilmente un’abitudine snobbata da tanti chitarristi: quasi fosse un’onta non suonare sempre qualcosa di diverso! Invece, nella sua semplicità, ribattere una nota è un ottimo espediente per dare incisività al fraseggio. Nella prima misura troviamo la pentatonica sviluppata con il pattern e nella seconda una risoluzione che mette in gioco la nota blues.
Nel secondo esempio ci sono ancora note ribattute e salti di corda. E' interessante ascoltare come rompere il senso della pentatonica con i salti e utilizzare di conseguenza intervalli molto ampi, la privi quasi del tutto della sua caratteristica matrice blues.
Il prossimo fraseggio prevede ancora uno sviluppo della pentatonica su un pattern a quattro note che si ripete, sempre uguale, su ogni coppia di corde. L’inserimento di una pausa tra un pattern e l’altro fa si che ogni gruppo di quattro note inizi su punti diversi della pulsazione del tempo. Questo crea un effetto ritmico accattivante.
Ora, nel prossimo esempio, uniamo salti di corda e pause, questa volta da un sedicesimo.
Attenzione alla triade di Dm (D, F, A) che fa capolino nel quarto movimento della seconda battuta.
L’ultimo fraseggio si serve di un’idea tanto semplice quanto efficace. Invertiremo il senso di marcia della pentatonica su ogni corda. Su una suoneremo le note dalla più alta alla più bassa, ovvero dal ponte verso la paletta; sulla corda successiva, suoneremo nella direzione opposta, dalla più bassa alla più alta, dalla paletta verso al ponte. Anche in questo caso, le pause renderanno tutto più sfizioso.
Sull'ultima corda passiamo per la nota blues.
Servitevi di questo approccio per sperimentare e dare una veste nuova alle scale e agli arpeggi che usate più di frequente e da più tempo.
Buon lavoro e buon divertimento.