di accio7 [user #17961] - pubblicato il 19 giugno 2015 ore 12:30
Modi. Mille modi per studiarli, praticarli, analizzarli senza che comunque sia mai abbastanza. Restano un argomento controverso, quello che manda più in crisi i chitarristi più giovani. E non solo. Lasciamo allora con piacere la cattedra di Didattica al nostro lettore Accio7 per proporci un suo metodo di studio e ripasso.
Modi. Mille modi per studiarli, praticarli, analizzarli senza che comunque sia mai abbastanza. Restano un argomento controverso, quello che manda più in crisi i chitarristi più giovani. E non solo. Lasciamo allora con piacere la cattedra di Didattica al nostro lettore Accio7 per proporci un suo metodo di studio e ripasso.
Se siete anche voi tra quanti (come il sottoscritto) hanno sempre faticato a capire le scale modali questo approccio potrebbe aprirvi qualche porta.
Naturalmente non si tratta di niente di troppo originale ma semplicemente di un approccio differente che io personalmente ho trovato molto illuminante.
Premetto che nel seguito mi limiterò a considerare la scala diatonica di Do, con accordi a tre e quattro voci. Il discorso può ovviamente essere esteso ad accordi più ampi e a scale diverse ma la sostanza non cambia (senza contare che la mia preparazione non arriva a tanto).
Cominciamo con l'approccio più classico: le scale modali originano dai diversi gradi di una scala base, ovvero, considerando per semplicità la scala diatonica di Do maggiore, otteniamo sette scale differenti partendo da (e arrivando a) i sette gradi della scala:
DO RE MI FA SOL LA SI DO
RE MI FA SOL LA SI DO RE
MI FA SOL LA SI DO RE MI
eccetera
Ottenendo quindi le sette scale modali:
1° grado, da Do a Do, Do ionico (la scala maggiore)
2° grado, da Re a Re, Re dorico
3° grado, da Mi a Mi, Mi frigio
4° grado, da Fa a Fa, Fa lidio
5° grado, da Sol a Sol, Sol misolidio
6° grado, da La a La, La eolio (la scala minore)
7° grado, da Si a Si, Si locrio
Qui di solito ci si ferma, ostacolati dalla difficoltà di comprendere per quale motivo dare sette nomi diversi alla stessa scala. Non basta considerare il tutto come una singola tonalità (in questo caso quella di Do maggiore)? Perchè imparare tutti questi nomi? Tanto poi durante un assolo mica costruisco frasi in scala, per cui se suono una sequenza di note appartenenti alla tonalità che differenza fa se la chiamo in un modo o in un altro?
Sempre l'approccio classico a questo punto passa alla teoria degli accordi. Su ogni ogni grado della scala infatti posso costruire una triade oppure un accordo a 4 voci:
1° grado, Do Mi Sol (Si), Do maggiore (Do maj7)
2° grado, Re Fa La (Do), Re minore (Re min7)
3° grado, Mi Sol Si (Re), Mi minore (Mi min7)
4° grado, Fa La Do (Mi), Fa maggiore (Fa maj7)
5° grado. Sol Si Re (Fa), Sol maggiore (Sol 7)
6° grado, La Do Mi (Sol), La minore (La min7)
7° grado, Si Re Fa (La), Si diminuita (Si 7b5 o semidiminuito)
è possibile quindi fare un parallelo modi-accordi:
Do maggiore (o Do maj7) = Do ionico
Re minore (o Re min7) = Re dorico
Mi minore (o Mi min7) = Mi frigio
Fa maggiore (o Fa maj7) )= Fa lidio
Sol maggiore (o Sol 7) = Sol misolidio
La minore (o La min7) = La eolio
Si diminuita (o Si 7b5) Si locrio
Su un certo tipo di accordo è quindi possibile suonare più uno o più scale modali. Ad esempio visto che l'accordo maj7 è presente sia al 1° che al 4° grado, un Fa maj7 può essere cosiderato come 1° grado della tonalità di Fa maggiore oppure come 4° grado della tonalità di DO maggiore. Se ne conclude che su un Fa maj7 si può improvvisare sia con una scala ionica di Fa che con una scala lidia di Fa, ovvero che su un Fa maggiore posso suonare sia una scala di Fa maggiore che una di Do maggiore.
Presentato così sembra tutto piuttosto artificioso e difficile da applicare improvvisando, ed è qui che entra in gioco il secondo approccio, che, almeno a me, ha reso il tutto molto più semplice.
Consideriamo i gradi della scala, cioè le note che la compongono, e le relative alterazioni. Se per le varie scale modali indichiamo con un bemolle ('b') o un diesis ('#') le alterazioni rispetto alla scala maggiore otteniamo:
Ionica: T 2 3 4 5 6 7 : nessuna alterazione
Dorica: T 2 3b 4 5 6 7b : 2 bemolle
Frigia: T 2b 3b 4 5 6b 7b : 4 bemolle
Lidia: T 2 3 4# 5 6 7 : 1 diesis
Misolidia: T 2 3 4 5 6 7b : 1 bemolle
Eolia: T 2 3b 4 5 6b 7b : 3 bemolle
Locria: T 2b 3b 4 5b 6b 7b : 5 bemolle
Notiamo che una sola scala non ha alterazioni (Ionica), una sola scala ha un diesis (Lidia), una sola scala ha un bemolle (Misolidia), una sola scala ha due bemolle (Dorica), ecc. Possiamo quindi ordinarle non più secondo il grado di orgine ma secondo le alterazioni, ottenendo:
Lidia
Ionica
Misolidia
Dorica
Eolia
Frigia
Locria
Suonando i modi in questo ordine, partendo sempre dalla stessa nota, ci si accorgiamo che per passare da una scala alla successiva modifichiamo sempre solo un grado (o alziamo un grado, nell'altra direzione) quindi ogni scala differisce dalle sue vicine per una sola nota, ad esempio:
Do lidio: Do Re Mi Fa# Sol La Si Do
Do ionico: Do Re Mi Fa Sol La Si Do
Do misolidio: Do Re Mi Fa Sol La Sib Do
Do dorico: Do Re Mib Fa Sol La Sib Do
Do eolio: Do Re Mib Fa Sol Lab Sib Do
Do frigio: Do Reb Mib Fa Sol Lab Sib Do
Do locrio: Do Reb Mib Fa Solb Lab Sib Do
Il bello è che il cerchio può essere chiuso, visto che, arrivati alla scala locria se abbassiamo di mezzo tono la tonica (unico grado che non abbiamo ancora alterato) ci ritroviamo a suonare una scala lidia mezzo tono sotto, e il giro ricomincia.
Do locrio: Do Reb Mib Fa Solb Lab Sib Dob
Dob lidio: Dob Reb Mib Fa Solb Lab Sib Dob
Ordinate in questo modo le scale modali acquistano un'altro significato. Suonando le diverse scale a partire dalla stessa nota è infatti possibile apprezzare come in questo ordine si muovano dal maggiore al minore attraversando sfumature differenti. Risulta chiaro all'orecchio che tra le tre scale meggiori, la scala lidia è "più maggiore" della scala ionica, mentre la scala misolidia è "più minore" della scala ionica. Discorso analogo si può fare per le quettro minori. Abbiamo quindi ora a disposizione sfumature intermedie tra le solite scale maggiore (ionica) e minore (eolia).
Il trucco sta quindi tutto nel suonare le diverse scale modali a partire dalla stessa nota in modo da apprezzarne il colore, piuttosto che suonarle dai vari gradi di una stessa tonalità. dove dove il nostro orecchio fatica a staccarsi dalla tonalità principale ed il tutto finisce per assomigliare più ad un esercizio che a sette differenti scale.
E' evidente che i due approcci portano alle stesse conclusioni, ovvero gli ambiti di applicazione delle scale (gli accordi su cui suonare un certo modo) sono gli stessi, ma questo secondo approccio,in virtù dell'ordinamento da "molto maggiore" a "molto minore", ci permette di utilizzarli con facilità.
Su un Do maggiore potrò quindi suonare:
la scala ionica di Do, ovvero la solita scala maggiore;
la scala lidia di Do (alzando la quarta grado di mezzo tono rispetto alla scala maggiore) ottenendo un effetto ancorà "più maggiore";
la scala misolidia (abbassando la settima di mezzo tono) ottenedo un effetto "più minore" (e molto più blues).
Gli acoppiamenti scala-tonalità a questo punto si aprono ad infinite sperimentazioni.
Nota della Redazione: Accordo è un luogo che dà spazio alle idee di tutti, ma questo non implica la condivisione di ciò che viene scritto. Mettere a disposizione dei musicisti lo spazio per esprimersi può generare un confronto virtuoso di idee ed esperienza diverse, dando a tutti l'occasione per valutare meglio i temi trattati e costruirsi un'opinione autonoma.