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Analisi di un delitto
Analisi di un delitto
di [user #910] - pubblicato il

Farsi spedire uno strumento è sempre un rischio e ci si può trovare con brutte sorprese, danni anche seri come un manico divelto. Nulla però è perduto, e del buon fai-da-te può riportare alla vita una chitarra con manico incollato sfortunata di fabbrica e giustiziata dal viaggio.
Farsi spedire uno strumento è sempre un rischio e ci si può trovare con brutte sorprese, danni anche seri come un manico divelto. Nulla però è perduto, e del buon fai-da-te può riportare alla vita una chitarra con manico incollato sfortunata di fabbrica e giustiziata dal viaggio.

Ah, le spedizioni, che dilemmi, che patemi. Dal momento in cui si valuta l’eventualità di farsi spedire (causa distanze eccessive) uno dei nostri amatissimi giocattoli "corduti", inizia la lotta tra il desiderio GASsoso di entrare in possesso di una nuova meraviglia e la serpeggiante angoscia causata dalle numerose incognite legate all'operazione.
Negli anni tante chitarre hanno viaggiato da e verso casa mia, e devo dire che sono stato sostanzialmente fortunato. Ciononostante, quando vendo qualcosa specifico sempre che la spedizione è "a rischio dell’acquirente" e, per par condicio, mi assumo i rischi legati alle spedizioni indirizzate a me.
La settimana scorsa ho concluso le trattative per una Gibson Melody Maker con P90, destinata a mio figlio Davide come spare (i veri dicono così...) per la sua inseparabile LP Junior. Una chitarrina di prezzo poco impegnativo, adatta a una spedizione senza troppi indugi.
La piccola è partita ben imballata in uno scatolone Gibson ed è arrivata puntualmente a destinazione, ma la telefonata di conferma di mio figlio non è stata esattamente quella che mi aspettavo: la chitarra è arrivata... a pezzi.
Già mi immaginavo la paletta spezzata (esperienza già fatta) ma, con mia sorpresa, mi viene laconicamente comunicato che non si trattava di questo: il manico era stato letteralmente divelto dal body. Argh. Dato che ancora per diverse ore sarei stato fuori casa, mi sono fatto spedire le foto di manico e body per valutare l’entità del danno e, soprattutto, la possibilità di porvi rimedio.

Le foto sono per stomaci robusti, vi avverto.

Analisi di un delitto

Però erano anche rassicuranti: a prima vista la frattura sembrava "pulita" e con buone premesse per una ricomposizione. Ok, gli incidenti possono capitare, bisogna accettare anche qualche evento sfortunato, fare buon viso a cattivo gioco e rimboccarsi le maniche per cercare di rimediare.

Analisi di un delitto

Ma... aspetta un momento. Perché il manico si è staccato? In tanti anni non mi è mai capitata una cosa del genere, che razza di trattamento bestiale è stato riservato a quella povera chitarrina dal troppo disinvolto corriere? Devo capire: entro in modalità detective.
Mi faccio spedire anche le foto dell’imballo e, con notevole sorpresa, non mi sembra di individuare la minima traccia di un urto o di uno schiacciamento. Neanche piccolo piccolo. Uhm...
Quando finalmente ho davanti agli occhi il malcapitato strumento, posso analizzarlo da vicino, e quello che scopro mi sconcerta: non si tratta di una fatalità, ma di un vero e proprio delitto!
Osservando ciò che del manico è rimasto attaccato al body, dove cioè la colla ha fatto il suo lavoro, si nota che solo un lato del tenone aveva aderito correttamente al legno del body. E anche la parte di tastiera che, sbordando dal tenone, si appoggiava al top, era stata incollata come si deve. Nessun segno di buon incollaggio, invece, sul lato opposto del tenone e -cosa assai strana- sotto il tenone. A una osservazione più ravvicinata dei miseri resti si comprende subito perché. E si deve concludere che la fatalità non c’entra un bel niente: semplicemente, incredibilmente e terribilmente, il tenone non combaciava affatto con lo scasso nel body, lasciando una fessurina di quasi 2mm tra la sua base e il fondo dello scasso, impedendo quindi qualsiasi possibilità di incollaggio proprio sulla superficie più grande e importante.

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Questo è omicidio, altro che fatalità. Non posso ancora credere che in Gibson siano riusciti a fare un lavoro così clamorosamente dozzinale. In tempi di controllo numerico è più difficile ottenere un risultato simile che realizzare un incastro perfetto. Come di solito accade, del resto. In questa sezione (che sacrilegio...) si vede bene come deve risultare l'accoppiamento manico/body in qualsiasi strumento degno di tale nome, tanto più se sulla paletta porta il nome con la grande G.

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Il fatto che si tratti di una chitarra entry level, la cenerentola del catalogo, non significa nulla. Altre chitarre della stessa fascia o anche molto più economiche sono costruite e assemblate in maniera sostanzialmente impeccabile, quindi non ci sono giustificazioni.
Verdetto negativo, senza attenuanti. E, considerando che Gibson produce le chitarre che preferisco da sempre, è una conclusione davvero triste.

Ma la vita continua e la chitarrina merita una seconda chance.
Con l’aiuto di Santa Titebond, di uno spessore in legno massello opportunamente sagomato e qualche morsetto, si può tentare il recupero. I pezzi combaciano bene e lo spessore aggiuntivo viene pazientamente dimensionato, dopo avere rimosso i residui di colla, per collocarsi esattamente tra lo scasso e il manico, fornendo l’ampia superficie di contatto che prima mancava completamente.

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L’operazione è abbastanza rapida e lascia ben sperare anche per quanto riguarda il fattore estetico: non sarà facile notare la riparazione.

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Dopo le canoniche 24 di attesa, arriva il momento della verità. Uno a uno si allentano i morsetti e, una volta liberata la chitarra, si testa la tenuta della colla. Tiene.
Più che altro per una questione psicologica, decido di aggiungere una vite sul retro, mascherandola da pirolo reggicinghia aggiuntivo. Una volta montate le corde (Davide usa mute .011/.049) e portate gradualmente all'accordatura, attendo.

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Analisi di un delitto

Dopo diversi giorni di utilizzo, direi che l’operazione ha avuto successo. La piccola peste graffia e urla come ci si aspetta da lei e lo fa anche decisamente bene. Il P90, non comunissimo sulle MelodyMaker, le dà quel po' di corpo in più che irrobustisce quanto basta la sua voce, perfetta per bucare qualsiasi mix e far ruggire, se maltrattata a dovere, qualsiasi valvola. Una piccola macchina da rock.
Una breve testimonianza dei suoi primi vag... ruggiti. Qualità bassa e volume infimo, solo per immortalare il felice momento.
Sul palco è tutta un’altra cosa.


Appendice: visti e considerati gli esiti, alla Gibson è andata piuttosto bene.
Cade l’accusa di omicidio, che viene ridimensionata in "tentato omicidio".
Comunque molto grave.
La giuria si ritira, ma il verdetto è prevedibile: condanna, senza attenuanti.

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