di alberto biraghi [user #3] - pubblicato il 21 luglio 2015 ore 09:30
Un cappello può essere un vero e proprio biglietto da visita per un artista. Il cappello giusto dice chi sei, parla del tuo stile, basti pensare al cilindro di Slash o al bicchierone di Buckethead, ma l'ambiente musicale trabocca di esempi celebri e unici nel loro genere.
"A man ain't no man ain't got no hat" diceva il vecchio Willie Brown, amico intimo di Robert Johnson. E in effetti negli USA il cappello è un elemento fondamentale dell'abbigliamento. Gli uomini lo tengono in testa sempre e ovunque, salvo toccare leggermente la tesa e spingerlo indietro quando incontrano una bella signora. Ma non se lo levano, neppure davanti al presidente degli Stati Uniti d'America. Il cappello parla, dice chi sei, a seconda del cappello che scegli ti presenti.
Nei film americano ci sono cappelli da buoni e da cattivi, da tosti e da paciocconi. Lo Stetson HighNoon dello sceriffo Will Kane (Gary Cooper) in Mezzogiorno di Fuoco è il cappello da uomo di legge tutto d'un pezzo, sobrio anche quello del capo-cattivo Frank Miller, mentre i compari hanno cappelli più sgangherati. Ovviamente John Wayne non è mai da meno, il suo sfoggio di cappelli è impressionante, tanto che tutti vengono oggi riprodotti (anche in versione "relic", pensavi che si relicassero solo le chitarre?) da vari produttori, di cui il più famoso è Resistol.
Ovviamente le rock star, soprattutto quelle americane, ma non solo - non mancano di rispettare la tradizione e raramente rinunciano a mettersi qualcosa sulla testa. Abbiamo parlato di Billy Gibbons e del suo cappello a treccine, ma ci sono infiniti altri esempi.
Il cilindro di Slash. In un'intervista di qualche anno fa ha detto di averlo comprato nel 1985, in realtà all'epoca non aveva una lira, voleva una cosa originale per uno show a Los Angeles. Visto il cilindro in un negozio di roba usata (si chiamava Retail Slut) se ne innamorò e se lo portò via senza pagare. Arrivato a casa gli sembrò un po' troppo banale, così ci mise attorno una cintura, anche quella rubata nello stesso negozio.
Il cappellino di lana di Joe Satriani. Una volta aveva i capelli, da quando è pelato il funambolo della chitarra usa un cappellino di lana scuro, da pescatore, calcato bene sulla testa. Secondo alcuni addetti ai lavori sarebbe prodotto da una piccola azienda che fa benedire il tessuto prima di realizzare il cappellino di Joe, che si dichiara profondamente cattolico.
Lo Stetson di paglia di Brad Paisley. Il massimo funambolo della Telecaster è talmente integrato col suo cappello che quando se lo leva quasi non lo riconosci. Lo ammette lui stesso in questa intervista, in cui dice che senza cappello potrebbe fare l'agente segreto. Lui ama portarlo con la tesa molto ripiegata in su ai lati e molto puntata in giù davanti.
Non se l'è levato neanche alla Casa Bianca, suonando con Vince Gill una fantastica "Working Man Blues" davanti al presidente degli Stati Uniti in occasione del premio a Merle Haggard (anche lui col cappello...)
Brian Patrick Carroll aka Buckethead - Uno dei cappelli più originali è quello di Buckethead, che da oltre 15 anni si mette in testa un bicchierone marcato KFC (Kentucky Fried Chichen, il fast food americano che vende pollo fritto). Gli esegeti dell'eccentrico rocker (considerato uno dei più innovativi shredder, con una lunghissima serie di collaborazioni di prestigio) dicono che in realtà il suo cappello non è un vero bicchierone di cartone, ma è un oggetto fatto su misura.
Finiamo col "pork pie hat", un cappello di culto, adorato dai jazzisti ma piuttosto diffuso anche nella cultura ska. Tra gli utilizzatori più noti c'è Lester Young, sassofonista vissuto nella prima metà del '900 e diventato famoso suonando con Count Basie. Lester era così legato al suo cappello tanto da farne diventare il suo soprannome. Si ricorda la dedica "Goodbye Pork Pie Hat", di Charles Mingus, alla sua morte.
Il pork pie hat ha una storia curiosa, perché nasce come cappello da donna nella metà dell'800. Primi utilizzatori sono Buster Keaton e Frank Lloyd Wright. A fine anni '40 diventa il complemento dello zoot suit degli afroamericani e viene associato alla cultura nera d'america. Tra i musicisti che ne hanno fatto un marchio di fabbrica oggi ci sono Tom Waits e Rodney Crowell, che lo abbina alle sue splendide Gibson L-00.