suggerivamo alcuni lick per incentivare l’utilizzo delle triadi per costruire fraseggi melodici.
Alcuni lettori ci hanno scritto dicendosi non ancora certi di avere una visualizzazione chiara delle triadi sulla tastiera della chitarre e chiedendo qualche input di studio.
Per prima cosa è assolutamente necessario avere chiara la formazione teorica delle triadi, aspetto impossibile da focalizzare e capire a fondo se non si conoscono bene gli intervalli musicali. Poi, altrettanto importante è avere chiara l’armonizzazione della scala maggiore per essere certi di quali triadi sono presenti in una data tonalità, che note le compongono e in che ordine sono disposte.
Sono argomenti impegnativi e lunghi da studiare che non possono essere certo risolti in maniera esaustiva in una singola lezione. E’ quasi ridicolo poi, pensare di cimentarsi in uno studio del genere senza avere perfettamente chiara la disposizione delle note su tutta la tastiera della chitarra. Quando si studiano le triadi eseguendole sulla chitarra, è fondamentale avere la consapevolezza della nota che si sta pigiando e a quale intervallo corrisponde. Altrimenti, il tutto si limita a uno sterile e – spesso frustrante – esercizio mnemonico. Per cui, il nostro primo e accorato consiglio, è di essere certi di avere sanato queste lacune con l’aiuto e supporto del proprio insegnante o dei tanti e validi metodi in circolazione.
Viceversa, per chi ha già chiari questi aspetti delle triadi ecco alcuni suggerimenti di studio.
Per prima cosa bisogna svincolarsi dagli studi sulle triadi che sono finalizzati all’ esercizio tecnico e meccanico. Le triadi sono una tra le palestre più frequentate per affinare sweep picking, tapping, string skipping ma, studiate in questo modo, finisco per essere suonate come lick, avanti e indietro, imprigionate in esecuzioni ritornellate.
Qualche esempio di studi sulle triadi attraverso tecniche specifiche. Esercizi del genere potenziano la meccanica e fluidità del nostro playing ma non aiutano a estrapolare il potenziale melodico delle triadi.
Un primo esercizio è suonare le triadi sviluppandole nella semplice esecuzione melodica delle note che lo compongono, senza preoccuparci di incastonarle in un pattern meccanico. Eseguiamole partendo da un qualsiasi rivolto e non necessariamente dalla fondamentale; chiudiamole eseguendo in maniera armonica ogni triade appena suonata.
Con lo stesso principio, allarghiamo la sonorità della triade eseguendola non a gradi congiunti ma spezzandone la forma con un salto di corda. Chiudiamo ogni triade suonandola armonicamente su un rivolto differente da quello usato per arpeggiarla.
Ripetiamo la stessa idea: arpeggiamo la triade in maniera melodica su un rivolto e scandiamola armonicamente su un'altra posizione. Questa volta congiungiamo però i due passaggi suonandoci in mezzo le note della scala maggiore da cui le triadi derivano.
Adesso sforziamoci di suonare tutte le triadi derivanti dall’armonizzazione della scala limitandoci a una porzione di manico circoscritta.
La stessa idea ma suonando le triadi in maniera melodica e su un’altra posizione.
Il medesimo esercizio ma sviluppato in maniera più libera e creativa. Scivoliamo letteralmente da una posizione di triade all'altra.
Sviluppiamo questi esercizi su tutte le diteggiature e rivolti possibili. Proviamoli in ogni tonalità. Mentre li eseguiamo pronunciamo ad alta voce le note che stiamo suonando. Creiamone di simili e via, via sempre più articolati e complessi. Studiamoli solo con il metronomo o una batteria elettronica e poi proviamoli sui vari accordi di ogni tonalità. Buon lavoro.