di redazione [user #116] - pubblicato il 03 settembre 2015 ore 14:30
Un semplice accordo di nona si trasforma in un sofisticato arpeggio semidiminuito, perfetto per fraseggi vorticosi ed eleganti sul blues. Paul Gilbert snocciola idee, pattern, esercizi e fraseggi da manuale. Materiale di studio per settimane intere. Una delle più apprezzate lezioni di sempre.
La scorsa settimana Dodo, un nostro lettore, aveva proposto un interessante lezione sull'arpeggio semidiminuito insistendo sulla vicinanza armonica di questo accordo con quello di settima dominante.
Ripassiamo una delle lezioni più seguite e lette della nostra Didattica, proprio su questo argomento. La parola a Paul Gilbert.
Per Paul Gilbert, l’idea di utilizzare un arpeggio semidiminuito come strumento melodico improvvisativo sopra un accordo di dominante arriva da un’intuizione nata dall’analisi di un accordo di nona, da lui soprannominato "l’accordo di James Brown".
Un accordo di nona è formato da tonica, 3, 5, b7 e 9. Nel caso di un A9 avremo A, C#, E, G, B.
Se priviamo questo accordo della sua tonica A, le note restanti sono C#, E, G, B ovvero
un accordo di C#m7/b5, un semidiminuito.
Sintetizzando, si potrebbe riassumere questo passaggio con questa semplice regoletta:
Su un accordo di settima utilizziamo un arpeggio semi-diminuito costruito sulla sua terza maggiore.
Quindi F#m7/b5 sul D7 (D, F#, A, C); Bm7/b5 sul G7 (G, B, D, F) e via così. Gilbert spiega come, suonando un blues, questa sostituzione armonica funzioni particolarmente bene nel passaggio dal primo al quarto grado. Per esempio in un blues in A, quando dal primo grado A7 ci si sposta sul quarto, il D7 si può improvvisare con un arpeggio di F#m7/b5.
La chitarra permette di diteggiare un arpeggio semi-diminuito in moltissime diteggiature. Gilbert ne suggerisce una semplice e comoda, a due note per corda, che concilia una continuità di diteggiatura e fraseggio con la scala pentatonica. Si tratta di un rivolto dell’arpeggio con la settima minore al basso. Suonato in questa maniera, sarà facile da memorizzare come costruito esattamente un tono sopra l’accordo di dominante che andrà a sostituire.
Ecco la diteggiatura di un C#m7/b5, il pattern di plettrata suggerito (alternanza di plettrata e legato) e la sua diteggiatura disposta un tono sopra il A7.
Gilbert spiega come l’arpeggio esteso sia la trasposizione dell’arpeggio appena visto, spalmato su due ottave più alte. Per questo, è importante visualizzare con una certa prontezza la disposizione della nota di partenza di ogni arpeggio sulle tre ottave.
Non manca un primo entusiasmante fraseggio in cui Paul ci incantava con la sua proverbiale fluidità e pulizia.
Gilbert suggerisce tutta una serie di esercizi funzionali a gestire i passaggi tra i salti di ottava. Li abbiamo trascritti perché rappresentano un ottimo canovaccio per impostare lo studio di qualunque nuova diteggiatura si affronti. La diteggiatura estesa è frammentata in parti più piccole, isolando le difficoltà esecutive a aiutando il chitarrista a rendere consolidate e meccaniche le dinamiche movimenti più complessi.
Le raccomandazione finali di Paul Gilbert erano due: coerenza ritmica nell’esecuzione delle frasi e attenzione a trovare delle chiusure efficaci.
Con un piccolo esempio, Gilbert dimostra che con la semplice esecuzione dell’arpeggio in sedicesimi, questo finisce in un momento moscio del beat (il quarto sedicesimo del terzo movimento). Con una minima variazione l’arpeggio si chiude sul battere del quarto movimento.
Paul spiega che il vero banco di prova per capire se si padroneggia una diteggiatura è la capacità di suonarla a tempo e di chiudere il fraseggio in maniera decisa e fiera. Non serve che la nota che chiude l’esecuzione sia necessariamente la più alta.
Il tutto era immediatamente messo in pratica con un altro fraseggio mozzafiato.
Ecco il video con l'intera lezione suonata e spiegata da Paul Gilbert.