di paoloanessi [user #32554] - pubblicato il 27 settembre 2015 ore 08:00
Con un pickup sospeso dalla voce grossa e una cassa capace di sprigionare timbriche da archtop d'epoca, la AF71F è tra le chitarre più abbordabili della sua categoria. Abbiamo provato sul campo la Ibanez con le buche a effe più tradizionale della serie Artcore.
Se confrontate con le classiche hollow body o le più versatili semi-hollow body, le archtop sanno mettere a dura prova la progettazione e la costruzione della chitarra, considerandone appieno il fattore acustico. In questo c'è la verità insita nello strumento, mentre l'elettronica dovrebbe esserne semplicemente il coadiuvante. Dopo un paio di mesi d'uso con la Ibanez AF71F e confronti diretti, posso dire di aver testato l'archtop più accessibile che abbia mai provato.
La chitarra, appartenente alla serie Artcore, ha venti tasti di media grandezza e un solo pickup definito Classic Elite Mini Pickup, accanto al battipenna in simil tartaruga dove alloggiano i due controlli che regolano il tono e volume. Il pickup sospeso e non a contatto con la tavola superiore della chitarra è il primo elemento che definisce e classifica un'archtop: il top deve essere libero da controlli e pickup incastonati che smorzerebbero la vibrazione, cioè il suono. La paletta ha le classiche tre meccaniche per lato, il manico è in mogano, scorrevole sotto le dita ma cicciotto quel che basta. Ricorda le archtop old style, con un approccio molto confortevole a riconferma di quello che è sempre stato un punto di forza del marchio.
Le corde sono fissate alla chitarra attraverso un tailpiece e poggiano sul ponte regolabile in altezza mediante due grosse rondelle zigrinate. Ogni selletta è separata e permette la regolazione fine delle ottave. Il tutto è assicurato su un altro piccolo ponticello in legno che segue la curvatura del top appoggiandosi al centro. L'insieme conferisce alla AF71F una buona risposta acustica, complice anche la muta di corde ruvide D'Addario .010 montate di serie sullo strumento, decisamente più generose sugli acuti se confrontate con le più scontate corde lisce. Questo è un particolare non di poco conto nel confezionamento di un buon suono acustico: di fatto, la corda ruvida ha un'esposizione più ricca di armoniche.
Provata da spenta, l'Ibanez ha una voce acustica più che sufficiente. Il sound si può associare alle produzioni degli anni '50 e '60, dove le chitarre con buche a effe ebbero una grande diffusione grazie alla produzione industriale, uscendo dalla nicchia degli strumenti di liuteria fatti a mano. La proiezione sonora è votata verso le frequenze più alte, come dev'essere in uno strumento pensato per bucare il sound delle grandi orchestre swing. Probabilmente è questo l'anello debole, se si confronta la chitarra con strumenti di liuteria che, grazie al top scavato interamente a mano, riescono comunque ad avere un quantitativo maggiore di frequenze basse. Per sentire al meglio la voce della AF71F bisogna suonare piuttosto delicatamente. Non ho dubbi che con corde di maggior calibro (.012/.013) si possa aumentare il volume generale oltre alla dimensione sonora.
Nel video, il tono è riprodotto e amplificato dal Laney A1, scelto per avere un suono da transistor non compresso e molto dinamico, progettato prettamente per strumenti acustici. Filtrato attraverso il pickup, il suono si carica a dismisura di basse frequenze, mentre le alte si arrotondano quel che basta per il soloing o per amalgamarsi calorosamente in grappoli di accordi. Un taglio di un paio di decibel sul potenziometro dei bassi sull'amplificatore può essere provvidenziale.
Il suono esce liquido e reattivo, sembra quasi arrivare da un pickup piezoelettrico. È grande il sorriso che mi si è stampato in faccia pensando al prezzo, che si aggira intorno ai 350€ su distribuzione Mogar Music. Finiture e assemblaggio sono all'altezza della produzione giapponese ma, per un prezzo anticrisi, la produzione cinese ha raggiunto livelli eccellenti.
La AF71F non sarà lo strumento dai legni esotici e pregiati inciso da raffinati ebanisti, ma in tutta onestà posso affermare di aver provato l'archtop meno costosa che mi sia mai capitata fra le mani, e con vero stupore suona pure credibilmente da archtop. La consiglio come primo acquisto per chi comincia con la chitarra jazz, ma anche come seconda chitarra in alternativa alla hollobody. Saprà regalare sicuramente tante belle emozioni al neofita quanto al professionista.