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60 anni di humbucker
60 anni di humbucker
di [user #3] - pubblicato il

Nel 1955 veniva alla luce il pickup capace di piegare a proprio vantaggio le leggi del magnetismo. L'humbucker nasceva per esigenze tecniche, ma è stato poi amato per il suono caratteristico e per un output impareggiabile. Ecco in cosa consisteva l'intuizione di Seth Lover.
Il pickup humbucker, letteralmente "soppressore di ronzio", compie sessant'anni. Inventato nel 1955 da un geniale tecnico Gibson (Seth Lover), è scelto non tanto per la caratteristica cercata dal suo inventore (la soppressione dei ronzii), ma per la potenza, il corpo, la sonorità molto carica, soprattutto quando impedenza e resistenza sono portate ai limiti alla ricerca di molto output. Non a caso è diventato il pickup ufficiale della chitarra rock.

Un pickup single coil è quanto di più semplice esista. Bobina e magnete catturano i movimenti del campo magnetico prodotte dalle vibrazioni della corda e le trasformano in energia elettrica, poi viene trasformata in suoni da un amplificatore. Purtroppo, oltre a catturare le vibrazioni delle corde, un pickup single coil cattura anche altre onde elettriche estranee nei paraggi: quelle prodotte dalle lampade, dalle stazioni radio, dalle candele delle auto, dagli elettrodomestici, eccetera. È stato necessario un quarto di secolo dalla nascita del primo pickup (il Rickenbacker del 1931) per trovare il modo di risolvere questo problema, abbastanza marginale dal vivo, ma tremendamente invasivo in studio (soprattutto nelle situazioni rudimentali e già rumorose di per sé dell'epoca).

Nel 1955 entra in scena un genio la cui importanza nel mondo della chitarra elettrica è seconda solo a quella di Leo e Les Paul: è Seth Lover, tecnico della Gibson, che inventa il pickup humbucker. Col senno di poi sembra tutto semplice, ma per arrivarci serviva una testa molto fine.

60 anni di humbucker

Seth riflette sulle onde nel mare, che sono costituite da alti e bassi. Si dice che se si potessero combinare due mari, accostando gli alti dell'uno ai bassi dell'altro, le differenze si annullerebbero e si otterrebbe un mare piatto. Esattamente così funziona un pickup humbucker. Le due bobine sono collegate in controfase, quindi quando vengono collegate i picchi delle onde di interferenza di una bobina si combinano con gli avvallamenti dell'altra.

Ma allora il sistema dovrebbe azzerare qualunque segnale, come mai il pickup suona? Semplice. Il ronzio è catturato dalle bobine, quindi viene annullato dalla controfase, mentre le vibrazioni delle corde sono invece catturate dai magneti, i quali sono montati con polarità invertita (uno ha il Nord in alto e l'altro il Sud): la controfase magnetica e quella elettrica si combinano rimettendosi in fase e portando all'output il segnale. In sintesi: ciò che viene colto dalle bobine è bloccato, ciò che viene colto dai magneti è accettato.

A questo punto tutto è molto più chiaro, ma come mai in certe circostanze alcuni pickup humbucker, soprattutto se privi del coperchio metallico, sono comunque producono alcuni rumori di fondo? L'humbucker ferma i ronzii da 60 cicli/secondo, ma non può cancellare quelli elettrostatici da 120 cicli. A questo provvede il coperchio metallico, che Seth Lover volle componente essenzialmente tecnica sui suoi pickup.

Da ultimo, la connessione delle bobine, che può essere in serie o in parallelo. La modalità classica è in serie, per avere la massima potenza e un ottimo rapporto segnale/rumore, ma a fronte di una perdita di acuti e di chiarezza. La circuitazione in parallelo - molto poco usata - riduce sensibilmente la potenza.

60 anni di humbucker

A che serve tutto questo discorso? A dire che - come è accaduto a tante altre invenzioni geniali nel mondo della chitarra - anche il pickup humbucker ha spopolato non per la caratteristica principale (la soppressione dei ronzii), ma per quella secondaria, la struttura a due bobine (indispensabile per cancellare i ronzii, come detto) che collegate in serie generano un volume doppio rispetto ai single coil usati da soli o in parallelo (come avviene nelle posizioni intermedie della Stratocaster).

La chitarra elettrica, a distanza di tanti anni dalla sua invenzione, si conferma uno strumento straordinario, capace di andare al di là delle aspettative di chi l'ha inventata ed evoluta, invadendo campi inesplorati e offrendo ai musicisti spazi di creatività inaspettati.
elettronica pickup
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di Baconevio [user #41610]
commento del 22/10/2015 ore 08:27:3
molto interessante!
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di fender64 [user #14522]
commento del 22/10/2015 ore 09:07:37
anche i P-90 (soap bar) poi fecero la loro comparsa utilizzando una tecnica simile a quella degli humbuckers ossia la ghost bobbins o sbaglio?
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di alberto biraghi [user #3]
commento del 22/10/2015 ore 09:36:13
No, il P90 (che ai tempi tutti chiamavano "Laid Back") è un puro single coil, che nasce per dare più volume e superare Fender :-) Non a caso passa alla storia come uno dei single coil più potenti, l'originale aveva una resistenza di 8.3K, picco di risonanza a 4,80K Hz e induttanza altissima per un single coil, 7.5 henries, il che in sintesi produce la potenza dell'humbucker, anche al prezzo di moto meno twang.
La struttura è composta da un avvolgimento su una bobina in plastica su due magneti. Con la nascita dell'humbucker viene presto snobbato (il turning point secondo George Gruhn è il giorno in cui Michael Bloomfield passa dalla vecchia LP goldtop coi P90 alla Sunburst del 1959 passata alla storia), ma torna in auge in tempi recenti grazie all'interessantissimo mix di potenza e (relativa) chiarezza, soprattutto su una chitarra essenziale come la LP Jr, che dagli anni 70 diventa l'arma da guerra di tanti chitarristi rock blues che amano il suono grosso, ma incisivo, come Leslie West, Paul Kossof, Dick Wagner, eccetera.
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di esseneto [user #12492]
commento del 22/10/2015 ore 09:09:44
Complimenti bellissimo articolo , molto esaustivo e chiaro ! Personalmente non riesco a fare a meno sia dei single coil che degli humbucker ma usando da sempre solo suoni più o meno saturi preferisco di gran lunga il timbro pastoso , caldo e ricco di sustain che solo un humbucker e un ampli valvolare imballato danno.
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di fender64 [user #14522]
commento del 22/10/2015 ore 09:47:37
Comunque tempo fa sulla mia tele ho fatto montare due p-90 della seymor e ho richiesto la possibilità di usarli oltre che singolarmente anche in seri e in parallelo...paura ragazzi!!
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di Capra_Poliuretanica utente non più registrato
commento del 23/10/2015 ore 23:03:09
Immagino! :-)
vai al link
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di luvi [user #3191]
commento del 22/10/2015 ore 11:34:54
Un vero peccato che il P90 non sia apprezzato quanto meriterebbe!
E' oggettivamente il singlecoil più rumoroso in assoluto, ma resta uno schema costruttivo formidabile, un pickup che quando è di qualità produce un segnale ricco, articolato, potente, pieno, ma esteso quanto basta per dire la sua, oggi come allora, con grande efficacia ed espressività!!
Certamente un vecchio PAF non si allontana troppo da tali caratteristiche eliminando il rumore di rete ed offrendo maggior livello di segnale, ma è anche vero che a parte gli amanti del vintage rock e del blues, la maggior parte dei chitarristi moderni utilizza humbuckers più avvolti, dal picco di risonanza più basso, più potenti, ma anche decisamente meno estesi ed espressivi del fantastico capostipite creato da Seth Lover... e sì che in distorsione le caratteristiche dei meno potenti PAF sono vincenti sotto tanti aspetti, specie in considerazione del fatto che gli stadi di guadagno degli ampli hi-gain sono in grado di imballare tranquillamente il segnale anche con i pickup più timidi, producendo in compenso note più intelligibili, specie sulla gamma bassa!
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di Spacecaster [user #42955]
commento del 22/10/2015 ore 17:59:37
concordo su ogni sillaba che hai scritto! Ciao
Rispondi
di lazydaniel [user #28418]
commento del 22/10/2015 ore 12:39:05
Non potremo mai ringraziare abbastanza Seth Lover per questa grandissima invenzione! Io apprezzo enormemente la sua funzione primaria di soppressione del ronzio tutte le volte che sento il rumore di un singola bobina.
Rispondi
di Ghirmo [user #11530]
commento del 22/10/2015 ore 13:56:12
Ciao Luvi, quali sono oggi i pickup di produzione moderna, (anche della tua produzione), che secondo te, si rifanno ai primi HB, maggiormente si avvicinano al suono dell'epoca?, quindi chiari ed espressivi, a scapito della potenza?
Rispondi
di luvi [user #3191]
commento del 26/10/2015 ore 13:05:34
Ciao Ghirmo, scusa il ritardo... :-)
Ovviamente, i pickup di riferimento per quel tipo di suono sono i PAF commercializzati dalla Gibson tra il '57 ed il '61, con tutte le eccezioni e la variabilità che li contraddistinguono, date le amplissime tolleranze degli originali. Questa variabilità di fondo, unita all'irreperibilità odierna di materiali identici a quelli utilizzati all'epoca, fa sì che ogni produttore realizzi la "propria" versione di questi pickup, già all'epoca non tutti eccellenti, ma soprattutto assai diversi tra l'uno e l'altro.
Alcuni piccoli costruttori si sono addirittura specializzati nella costruzione esclusiva delle riedizioni PAF, ma tutti i grandi produttori hanno a catalogo modelli come ad esempio gli Antiquity di Seymour Duncan, il PAF 36th di DiMarzio o i Burstbucker di Gibson, che si rifanno a quelle storiche produzioni. La scelta è molto ampia e dire quali siano migliori o peggiori è assai difficile, perché dipende molto dai gusti e dai suoni di riferimento di ciascuno.
Per di più, essendo i PAF e le loro riedizioni azzeccate molto trasparenti al tocco, sono molto sensibili alla pronuncia ed allo stile dell'esecutore: da mani diverse si ottengono risultati timbrici altrettanto diversi!
Personalmente ho concretizzato la mia ricerca nei modelli HSW (riedizione T-Top post-'62) e HSW Real PAF (riedizione PAF '57-'61). Nelle serie originali, con caratteristiche timbriche molto simili unite a maggiore spinta e risposta dinamica, trovi invece i modelli Replica Classico e Replica Vintage.
Rispondi
di fenderlele [user #22589]
commento del 24/10/2015 ore 13:06:10
Per non intasare il post sulle presunte o vere differenze sonore fra i modelli di pickup (in italiano fonorivelatori, se qualcuno no lo sapesse) Fender con calamita piatta o smussata, vorrei parlare un poco di variabili, visto che è il tema è stato citato
Oggi siamo abituati a considerare "buono" un prodotto nel quale non ci siano virtualmente variabili. Se acquisto l'oggetto X ho il diritto di aspettarmi che sia identico all'oggetto X acquistato da un mio amico altrimenti considero il produttore "non affidabile". Ovviamente oggi la tecnologia consente tolleranze estremamente ridotte, ma non è così per tutto.Come si esce dal campo della tecnologia più avanzata i criteri passano dal "tutto uguale" a "tutto abbastanza simile" Un produttore agricolo che dichiarasse che le sue pere sono tutte "buone" e che "hanno tutte lo stesso sapore" è evidente che starebbe forzando il linguaggio e non andrebbe preso alla lettera.Abituati ad un mondo in cui tutto è omologato e riprodotto in serie, ci sono persone che protestano se un pickup per il quale sul catalogo è indicata una resistenza di 8k, a casa misura 7,9k. perché non considera che le misure date sono una media fra diversi esemplari dello stesso modello, non valori assoluti. e questo in un'era in cui si usano macchine a controllo digitale. Negli anni cinquanta gli strumenti di misura erano considerati buoni se avevano tolleranze di +/. il 10% e, soprattutto, erano costosi e ingombranti. Alla Gibson, ad esempio aveva un tester Seth Lover sul suo banco, ma i lavoratori che avvolgevano le bobine per i pickup potevano contare solo sui contagiri meccanici sule loro avvolgitrici e quando le fermavano lo stop non era immediato.Per quegli strani eventi nella storia grazie ai quali a volte sembra che tutto congiuri per arrivare a un certo risultato, in quella che oggi consideriamo l'epoca d'oro dei nostri strumenti (anni cinquanta e sessanta per le elettriche, anni tenta e quaranta per le acustiche) si sono combinate circostanze quali: grande disponibilità di legni pregiati a costi relativamente bassi, un mercato per certi strumenti in continua crescita ma ancora proporzionato alle possibilità produttive di quel periodo, una metallurgia carente sotto molti aspetti secondo i parametri di oggi, ma perfetta per ottenere, sia pure in parte per caso, sonorità caratteristiche che in seguito saranno meno a portata di mano. Inoltre a disegnare i prodotti c'erano persone dal cervelo fino e con il cuore in ciò che facevano come Ted McCarty, Walter Fuller e Seth Lover alla Gibson, Leo Fender, Fred Gretsch ed altri, con una concentrazione di talenti irripetibile ( da quando la mano è passata agli "ingegneri" e agli "esperti di mercato" è iniziato il disastro sul piano qualitativo). Rimaneva, tuttavia, un'ampia tolleranza nelle specifiche se paragonate ad oggi.. Le calamite erano diverse per grado e per intensità di magnetizzazione, il filo per gli avvolgimenti era tutt'altro che costante quanto a diametro effettivo, Anche le chitarre erano tutte diverse perché nonostante l'ampio uso di macchinari la parte riservata al lavoro manuale era ancora molto ampia.Alcuni, probabilmente innamorati dell'odierna tecnologia o per pura antipatia verso il "vintage" citano spesso queste inconsistenze come "pecche" e ripetono come un mantra che "non tutti i PAF erano eccellenti" e "non tutti i modelli Fender erano uguali" e via di questo passo.Consideriamo il PAF, che per la maggiore complessità costruttiva e i maggior numero di parti, poteva mostrare più inconsistenze di qualsiasi altro modello dell'epoca, e vediamo quanto rilevato: resistenza in continua fra i 7 kOhm e i 9 kOhm, calamite in ALNiCo 2, 4, o 5 un-oriented e, più raramente AlNICo 3 con livelli di magnetizzazione non omogenei perché la Gibson acquistava le calamite non magnetizzate e le magnetizzava in fabbrica a blocchi. Immaginiamo questo scenario: due Les Paul, una ha al manico un pickup che misura 8,5k con calamita in AlNiCo 4 e al ponte uno da 7,6k con calamita in AlNiCo 2, l'altra ha due pickup con calamite in AlNiCo 2, ma uno ha la calamita corta come i successivi Patent Number e l'altra l'ha di lunghezza normale per quel tempo e misurano 7, 9k al manico e 7,8k al ponte. Data la grande possibilità di combinazioni, ogni singola Les Paul, in base ai parametri di oggi, sarebbe considerata un modello a se stante, inoltre si darebbe per scontato riscontrare sonorità completamente diverse. Facciamo alcuni esempi di chitarre celebri: La Les Paul usata da Mick Taylor con gli Stones nel '72 aveva calamite corte in AlNiCo 2, MIsure: 8,3 al manico, 8k al ponte. La chitarra di Peter Green poi passata a Gary Moore aveva calamite in AlNiCo 2 o 5 (i pareri sono discordi fra gli esperti) con resistenze di 8,15 al manico e 8,68 al ponte. La Darburst di Duane Allman era uscita dalla fabbrica con quello al manico da 8,7 e quello al ponte da 8,3 ) poi scambiati di posizione prima che ne venisse in possesso il chitarrista degli Allman Brothers) probabilmente con calamite in AlNiCo 2. La chitarra di Michael Bloomfield è data con pickup dalle resistenze moderate con calamite in AlNiCo 4 e si potrebbe continuare per ogni singolo esemplare. Eppure chi ha avuto modo di sentire di persona la chitarra di Peter Green, ad esempio, afferma che dal suono i pickup non sono affatto "hot" e, più in generale, quando si ascoltano i dischi si riconosce immediatamente il "classico" timbro Les Paul ma sfido chiunque a rendersi conto dal semplice ascolto di tante così apparentemente ampie differenze. In realtà le differenze sono ampie sulla carta, ma molto meno rilevanti sul piano pratico. Vorrei per l'occasione spiegare che il valore di resistenza, contrariamente a quanto sembri ritenersi in generale, ha ben poco a che vedere con il livello d'uscita di un pickup. Solo nel caso di due pickup identici per costruzione e materiali e con l'avvolgimento eseguito con filo esattamente dello stesso spessore e alla stessa tensione, quello con il valore più alto è presumibile che abbia un livello d'uscita lievemente maggiore, l'uso che si fa di questo parametro a livello di marketing è davvero fuorviante.Se riempio le bobine con un filo leggermente più sottile o uno leggermente più spesso rispetto al diametro nominale, avrò resistenze diverse, ma se pesassi le bobine risulterebbe che la quantità di rame è quasi la stessa, le parti metalliche sono nella stessa lega (quasi la stessa, nei circa quattro anni di produzione del PAF si sono notate almeno quattro leghe leggermente diverse per le parti metalliche dovute all'approvvigionamento da produttori diversi) e le calamite influiscono meno di quanto si possa immaginare. Non voglio dire che non si avrebbe un effetto sul suono, ma sarebbe chiaramente avvertibile in un confronto diretto fra due strumenti,ma non le avvertiremmo in concerto perché sarebbero quasi annullate da altri fattori come l'amplificatore usato, le regolazioni, la tecnica del chitarrista ecc., per cui il risultato è che ogni singola chitarra aveva una sua personalità ben distinta, ma tutte avevano una voce "di famiglia", tanto da renderle tutte adatte come strumento di lavoro, ma con quelle particolarità che le rendeva ognuna "particolare" per cui, soggettivamente, un musicista poteva avere abbastanza ragioni per affezionarsi a un esemplare in particolare. Proprio quest carattere individuale, secondo me, rende gli strumenti di quel periodo tanto affascinanti, quelle inconsistenze che alcuni citano come "difetti" costituiscono in realtà il loro punto di forza. Quanto al fatto che quei pickup (o chitarre, o amplificatori ecc.) non suonino tutti "uguali" e tutti "bene", ha un fondamento perché a volte lo strumento sfortunato capita (un non felice abbinamento delle singole tavole che lo costituiscono, un pickup avvolto in una giornata nera...), ma in generale il più delle volte si tratta di strumenti tenuti male o non regolati a dovere e pickup cui basterebbe rimagnetizzare le calamite per tornare ai fulgori originali. Personalmente mi è capitata solo una Stratocaster del 1961 che non voleva saperne di suonare a dovere, per quanto si tentasse di regolarla, anche spenta era "muta". La mia impressione è che le inconsistenze nella produzione erano in linea con la tecnologia dell'epoca e la qualità della lavorazione era, in media, su standard molto elevati e oggi replicabili solo a livello artigianale. Per quanto mi riguarda adoro quelle inconsistenze e tento di riprodurle, per quanto possibile, sulle mie chitarre personali
Ci sono lievi differenze fra i PAF nel corso degli anni in cui sono stati prodotti. La Gibson ha spesso cambiato fornitori per le parti metalliche e ci sono lievi differenze nelle leghe e si son notate almeno quattro tipi di viti usate come espansioni polari regolabili. Per quanto sia difficile generalizzare, sembra che generalmente i primi PAF del '57 fossero più brillanti. La popolarità di quelli del 58/59 ritengo sia più che altro dovuta al fatto che erano montate sulle chitarre con finitura sunburst, preferite da molti a quelle con il top dorato (Non condivido, mi piacciono le gold top). I PAF erano avvolti con macchine che facevano sei bobine alla volta e ogni traversa era regolata "alla buona" per cui la tensione poteva cambiare molto, inoltre il Plain Enamel era un filo piuttosto inconsistente e a volte era più spesso rispetto al valore nominale, a volte più sottile. In pratica non ce ne sono due identici. Le bobine erano poi assemblate casualmente e altrettanto casualmente i pickup erano montati sulle chitarre, senza tenere conto di quale misurasse di più o di meno quanto a resistenza e su mote chitarre originali si trova quello con il valore maggiore al manico. In realtà questo non era ritenuto un problema perché si ritenevano "uguali" e i valori diversi erano determinati più che altro dal diametro effettivo del filo e dalle variazioni nella tensione. In realtà non c'era un'apprezzabile differenza di livello d'uscita. Riprodurli non è facile, ma ormai ci sono artigiani che hanno effettuato ampie ricerche e sono in grado di farne copie molto accurate. Il problema è reperire i materiali corretti e averne riparati molti in modo da accumulare una montagna di dati su tutte le varianti possibili. Quelli originali si trovano presso rivenditori specializzati nel vintage e a volte anche su ebay, ma se non si conoscono bene è facile incappare in esemplari manomessi o non del tutto originali. I prezzi inoltre sono in continua lievitazione.
Una bella sfornata di parole, ma queste famose prove dove sono? Non che mi meravigli da un che scambia i Classic 57 (stock sulle Orville by Gibson) per "veri PAF". (sulla qualità dei pickup giapponesi, poi, a parte alcuni modelli Maxon, ci sarebbe da discutere per ore). Che le nuove Gibson USA siano deludenti lo avevo già scritto, niente di nuovo sotto il sole. Non metto in dubbio il fatto che che siano deludenti, ma sono chitarre deludenti, fino a prova contraria, costruite in USA. Quando si afferma una cosa bisogna provarla, altrimenti sono chiacchiere al vento. Sai che sono fatte in Cina e poi assemblate in USA? Possibile. In quale fabbrica cinese? Hai documenti, foto o altro che possa provarlo? Io ho sentito queste voci da tempo, ma francamente non ho mai trovato un solo indizio che le confermasse. A quanto pare neanche tu ne hai.
Continuando a parlare di pickup, vediamoli un poco nei vari contesti. Oggi è molto diffuso l'ascolto di demo su youtube e alcuni perfino basano su questi video i loro acquisti. Purtroppo, per quanto bene sia fatta la registrazione (e spesso non lo è affatto), il sistema impone una elevata compressione del segnale che "pialla" le caratteristiche originali del suono. Facciamo un esempio, se suono con un amplificatore a valvole, se alzo il volume oltre una certa soglia, le valvole iniziano a comprimere il suono, che diventa più grosso fino alla saturazione vera e propria. Anche quando suono con l'amplificatore a meno di metà volume per un suono chiaro e pulito, se lo carico su Youtube, suona come se avessi alzato il volume per la compressione del mezzo usato, ma non essendo la compressione delle valvole, graduale, ma quella fissa del sistema digitale, le armoniche "schiacciate" sono del tutto diverse. Un ascoltatore molto esperto può abituare l'orecchio a "tenere conto" delle modifiche al segnale che un certo mezzo può determinare e fare ancora dei confronti attendibili, ma l'utente medio non è un "ascoltatore professionista" e tali strumenti conoscitivi, acquisiti dopo anni di ascolti a confronto, gli mancano. Inoltre, come se questo non fosse già tanto, raramente accade che dimostratori di modelli diversi utilizzino chitarre, amplificatori o sistemi di registrazione simili, rendendo ogni raffronto particolarmente difficile. E' capitato che un determinato pickup fosse considerato da un chitarrista cupo sulle basse, che risultavano un poco dominanti, mentre un altro trovava che il bilanciamento fosse corretto. Il problema era costituito dal fatto che uno aveva corde in puro nichel, l'altro in acciaio nichelato. Le corde in acciaio nichelato sfruttano meglio il campo magnetico di quelle in puro nichel per cui, a parità di regolazione, le corde avvolte suonavano effettivamente più forte quel tanto che bastava per fare sembrare cupo il suono. Il pickup, nelle due situazioni, non faceva che riprodurre ciò che riceveva come segnale. Se mettiamo in conto le differenze molto più spiccate che si hanno usando altoparlanti diversi, amplificatori diversi, tecniche esecutive diverse, microfoni diversi o posizionati in modo diverso, ci si rende conto di quanto giudicare un modello di pickup (o qualunque altra cosa) da un video su Youtube sia un'impresa impossibile. Per rendersi conto di quante cose possano cambiare profondamente il risultato sonoro, provare a suonare la propria chitarra con plettri diversi per spessore o materiale. Più è buono il pickup, più è sensibile al tocco e più è efficace nel riprodurre la ricchezza sonora della chitarra su cui è montato. Dal momento che ogni tavola di legno ha proprie caratteristiche, come ogni materiale organico (ricordiamo che un albero è un essere vivente, con una sua biografia, un suo ambiente), costruire due chitarre identiche è umanamente impossibile. Ogni chitarra è costituita da più parti ricavate da tavole diverse per cui a volte la combinazione è fortunata, altre lo è meno, si sa solo a strumento finito. Il bravo liutaio non è chi riesce a fare strumenti identici, ma quello che riesce ad avere più spesso di altri combinazioni "fortunate", ma più aumenta la produzione, più casuale è il risultato, per quanto accuratamente si possano selezionare le tavole. Molto spesso, tuttavia, ciò non impedisce di ottenere strumenti mediamente di ottimo livello, ma ci sarà sempre la chitarra che tenderà a suonare naturalmente un poco più scura o più chiara o con una certa enfasi sulle medie e un buon pickup nn farà che evidenziare tali caratteristiche. Dal momento che ogni pickup ha una sua personalità sonora (colorazioni tipiche) un modello che tende a enfatizzare la gamma alta, ad esempio, può bilanciare il suono di una chitarra tendenzialmente scura, ma potrebbe essere eccessivamente brillante su una dalle sonorità tendenzialmente chiare. La scelta in questi casi non può che essere soggettiva: io posso selezionare un pickup che assecondi la tendenza a sonorità brillanti di una chitarra o a quelle calde di un'altra, o preferirne uno che compensi tali caratteristiche. Superato un certo livello di qualità costruttiva non ci sono pickup "buoni" o "cattivi", ma solo pickup scelti bene o scelti male. Ovviamente questo pone un problema, che l'unico vero modo per valutare se un determinato modello fa al caso nostro è acquistarlo e montarlo sulla nostra chitarra. Posso dire senza timore di smentite di averlo imparato "a mie spese" (comprando, per "amore della scienza", quasi ogni modello prodotto e rompendone alcuni per esaminarli nei dettagli). Generalmente i costruttori più rinomati hanno una reputazione da difendere e nelle loro descrizioni, se si riesce a leggere fra le righe dell'ovvia propaganda, qualche indicazione sul carattere dei vari modelli si riesce a intuire e operare quindi una prima scelta "sulla carta". Se cercassi una replica PAF per la mia Les Paul, ad esempio, qualunque fosse la descrizione mirabolante del suono di un certo modello, se vedessi la dicitura "bobine avvolte a mano" lo scarterei in favore di uno che affermasse "bobine avvolte con una Leesona 102" o "avvolte con macchina regolata per riprodurre le caratteristiche di quelle usate originariamente", perché i PAF non sono mai stati avvolti a guida manuale (a meno, ovviamente, che non si tratti di un noto "mago" degli avvolgimenti con una elevata reputazione). Per i modelli "moderni", ovvero che non sono repliche di qualcosa già esistente, non si ha un riferimento storico su cui basarsi e la scelta è più difficile, occorre provare più modelli di costruttori con una buona reputazione e sperare di trovarne uno che faccia al caso nostro prima di finire in banca rotta. Fortunatamente se si acquistano prodotti di qualità di solito non è difficile rivenderli senza perderci molto. E' una caccia affascinante, con due cose da tenere presenti: primo, non giudicare mai un pickup appena montato, lasciargli il tempo di assestarsi, alcuni richiedono pochi giorni per suonare al meglio, altri anche due o tre settimane, secondo i materiali usati; secondo provare con pazienza la regolazione ottimale, ho spesso visto scartare pickup che erano semplicemente regolati in modo non adeguato
Riflessioni e cit.

Rispondi
di axiom-80 [user #14278]
commento del 27/10/2015 ore 10:35:49
Ho letto con interesse, e mi trovo d'accordo con te. Non mi piacciono le leggende e le semplificazioni che girano troppo spesso on-line e fa piacere scorrere interventi come il tuo.
Mi piacerebbe sapere cosa pensi della componente microfonica dei PU e della sua influenza sulle caratteristiche sonore, vediamo se hai la mia stessa idea. ;o)
Un salutone.
Gianni ( Prince Malagant on Gibson Italy )
Rispondi
di fenderlele [user #22589]
commento del 28/10/2015 ore 17:22:21
Ciao, scusa per la mia tarda risposta, quello che ho postato è un sunto di una discorso che ho avuto con uno "a mio avviso" dei massimi esperti di pickups
Questa discussione l'ho avuta in quanto facendo il liutaio di strumenti moderni mi capita sovente di sentire discorsi come quelli riportati sopra.
se ti fa piacere darmi la tua mail possiamo continuare in pvt. la discussione sulle tematiche che ti possono interessare.
Su fb, " liuterego "
Emanuele
Rispondi
di Spottyblu [user #29356]
commento del 26/10/2015 ore 02:48:32
Ciao, molto interessante questo articolo ed ancor di più le discussioni che ne sono seguite.
Tanto che ho l'ardire di chiedere un consiglio, magari un po' OT: Non sono un chitarrista, ogni tanto mi diletto con le 6 corde, e mi trovo, come lascito di passioni di gioventù, una strato del '78, per la quale non riesco a trovare un'amplificazione soddisfacente, eppure mi ricordo che quando avevo un Band Master nero di qualche decennio prima, a volume oltre la metà aveva un suono favoloso, ma solo per me che, (non avendo gain) i miei vicini apprezzavano molto meno il tintinnio di cristalleria provocato dai 60 W, così ho dovuto venderlo.
Il suono di questa chitarra, come si sa, è piuttosto acuto, col pick up al ponte quasi metallico. Allora, essendo un po' esperto in elettronica, ho messo due switch uno per invertire la polarità del p.u. centrale e l'altro per porlo in serie con quello al ponte creando (nella mia testa) una specie di ambucker. Il risultato però è molto deludente, ci sono suoni nuovi, qualcuno anche interessante, ma non quelli che cercavo, inoltre ho scoperto solo dopo che il S.C. centrale è già di fabbrica in controfase... ovviamente niente so sulle polarità dei magneti. Mi chiedevo come mai la "modifica" incide al contrario, e se c'è qualche accorgimento o amplificazione (domestica) per fornire un po' di corpo, considerato che non vorrei far modifiche pesanti, dato che la chitarra, ormai, 37enne, ha un suo valore, e non essendo professionista, e neanche dilettante di buon livello, non avrebbe senso andarci a pistolare o spenderci cifre esorbitanti per provare p.u. favolosi che, peraltro, non saprei neanche come scegliere...
Rispondi
di luvi [user #3191]
commento del 26/10/2015 ore 12:45:57
L'effetto di cancellazione del rumore tra le due bobine (ma non del segnale) avviene in presenza di una doppia condizione: polarità inversa e fase opposta. Se la fase elettrica del centrale era già inversa in origine, per disposizione di fabbrica, lo è anche la polarità magnetica dello stesso pickup. Combinandolo in tal modo con un altro pickup ed invertendone nuovamente la fase, il segnale risultante viene parzialmente cancellato, mentre il rumore resta intatto.
Semplicemente, quando combini quel centrale con uno degli altri due pickup, in parallelo o in serie, non devi invertirne la fase. :-)
Rispondi
di Spottyblu [user #29356]
commento del 26/10/2015 ore 16:24:10
Grazie mille per la risposta.
Guarderò con un magnete per vedere come sono le polarità, ma mi pare che anche senza inversione di fase il cambio serie/parallelo non dà grandi risultati. Poi siccome mi ricordavo il suono di una volta, è possibile che siano invecchiati (smagnetizzati?) i pickup? Gli originali sono quelli coi poli tutti alla stessa altezza, poi abbandonati da Fender.
Rispondi
di luvi [user #3191]
commento del 26/10/2015 ore 16:45:11
Controlla senz'altro le polarità.
Se la fase è corretta, in serie guadagni in livello di uscita e perdi in brillantezza: la differenza è direi decisamente ben udibile.
Se la fase è inversa, il segnale è più debole e molto nasale a causa della cancellazione parziale o totale di molte armoniche dello spettro.
Una smagnetizzazione importante può verificarsi certamente, ma solo in caso di shock magnetici pesanti, come un magnete molto più forte avvicinato polo contro polo, altrimenti dubito, perché la smagnetizzazione naturale è molto lenta e di scarsa entità (in 100 anni si perde circa il 5-7% della magnetizzazione originale). In ogni caso, l'alnico può essere rimagnetizzato senza problemi, per cui non sarebbe grave. :-)
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di Spottyblu [user #29356]
commento del 26/10/2015 ore 18:41:21
Quindi mi sa che ho sbagliato qualcosa, rismonterò il tutto e verifico, grazie di nuovo...
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