di redazione [user #116] - pubblicato il 01 dicembre 2015 ore 15:00
Le chitarre di Leo Fender sono arrivate quasi immutate fino a oggi, dalle prime Fender alle evoluzioni G&L più recenti, ma sotto il battipenna si sono succeduti i circuiti più bizzarri. Ecco come sono diventati fino all'ultima S500 di fabbricazione americana.
Leo Fender non stava fermo un attimo. Mai soddisfatto dei propri traguardi o forse desideroso di condurre il mercato con idee che anticipassero i tempi e offrissero alternative sempre nuove ai musicisti, ha modificato il proprio concetto di strumento elettrico in molteplici modi nel corso dei decenni. L'estetica dei suoi modelli più famosi è rimasta pressoché invariata fino alla sua morte e anche oltre, nelle mani degli innumerevoli liutai e costruttori che hanno deciso di replicarne le forme, ma la realtà è che, se alla vista ben poco sembra essere cambiato dalla Telecaster e dalla Stratocaster delle origini, ciò che ha vissuto e continua a vedere gli stravolgimenti più grandi è quello che non si vede: l'elettronica.
Con il suo primo modello, Leo aveva già deciso di sfruttare al massimo ciò che la povera dotazione elettrica poteva offrire. La Esquire aveva un solo pickup, ma compariva già una placca di controlli con selettore a tre posizioni, un tono e un volume. Dello switch, una posizione simulasse una condizione in cui si ha il tono chiuso, per una sonorità più calda e morbida, poi una posizione permetteva di gestire maualmente il tono con la rispettiva manopola in modo da poter creare i propri preset preferiti da avere a portata di switch, e l'ultima posizione lo bypassava del tutto per una sonorità aperta e squillante. La Telecaster che è arrivata dopo ha aggiunto un pickup. La differenza era evidente anche a livello estetico, ma grosse innovazioni c'erano dal lato funzionale. Sebbene la placca dei controlli fosse rimasta uguale, lo switch aveva ora il ruolo di selettore tra i pickup, per sceglierne uno a turno o i due insieme, e le manopole di volume e tono diventavano master, cioè avevano effetto sull'uscita generale dello strumento a prescindere dalla posizione scelta sul selettore. Poi è arrivata la Stratocaster, con selettore a tre e poi a cinque posizioni, con un volume e due toni (anche solo uno, in alcuni casi) i cui ruoli in relazione ai tre pickup dello strumento sono cambiati negli anni.
Quando Leo Fender ha abbandonato la sua prima azienda e ha fondato G&L insieme a George Fullerton, la double-cut con manico avvitato e single coil non poteva mancare nel catalogo. La voglia di innovazione ha portato a darle una voce nuova, pickup completamente diversi e anche un'elettronica nuova. Leo l'ha chiamata Legacy, poi evoluta nelle varianti della serie S, della più singolare Comanche e delle più aggressive Invader. Restano caratteristiche basilari come l'assemblaggio bolt-on su diapason da 25,5 pollici, il ponte mobile (anch'esso ridisegnato per performance superiori), il manico in acero con tastiera nello stesso legno o in palissandro, in abbinamento a un body solitamente in frassino come nei primi anni di sperimentazione anni '50 o nella comune versione in ontano, ma non mancano alternative meno convenzionali come il mogano. Ancora una volta, ciò che cambia di più non si vede.
Nelle Legacy, S e Comanche restano i tre pickup, ma il modo di miscelarli e controllarli cambia profondamente. Anche la struttura dei pickup stessi è ridisegnata, e per G&L nascono i Magnetic Field Design, MFD. Questi sono pickup su base ceramica con poli in ferro. Hanno un output consistente, un rapporto segnale-rumore davvero impressionante e una voce da personalizzare in modo anche pesante grazie alla possibilità di regolare individualmente i poli. Non mancano versioni con gli humbucker, le curiose alternative con pickup Z-coil a bobina splittata della serie Comanche. La S500 è forse quella che meglio miscela tradizione e modernità, unendo un'estetica ormai stabile da più di mezzo secolo a un "motore" sempre diverso sotto il battipenna.
Il selettore a cinque posizioni è quello di sempre, ma in alcuni modelli viene aggiunto un push-pull su un potenziometro per attivare il pickup al ponte e quello al manico insieme, imitando così la sonorità tipica della Telecaster, o ASAT in casa G&L, altrimenti irraggiungibile con un normale switch a cinque posizioni. Nelle serie più recenti, la S500 sostituisce il push-pull con uno switch in metallo aggiuntivo che permette sia la stessa posizione offerta in precedenza dal push pull sia l'attivazione dei tre pickup insieme.
La pubblicazione di un nuovo video sul canale ufficiale G&L in cui Tom McNalley offre una panoramica dei suoni offerti dall'ultima versione di S500 è un'occasione per guardare più da vicino quella che può essere vista come il punto d'arrivo nella chitarra elettrica secondo Leo Fender. Studiarne le scelte tecniche e il suono in relazione a ciò che l'ha preceduta può dare un'idea della direzione in cui Leo avrebbe voluto portare i suoi futuri modelli, e dare un'ulteriore prova della visione tutt'altro che tradizionalista del genio californiano, in barba agli amanti delle configurazioni più datate.
Da notare come anche i potenziometri siano stati completamente rivisti. Resta la manopola del volume master e due controlli per modellare le frequenze a proprio gusto. Questi però non sono i classici toni riferiti a singoli pickup, bensì compongono un equalizzatore a due bande che agisce sull'uscita generale dello strumento: il primo tono regola gli alti, il secondo i bassi, e insieme pongono letteralmente a portata di mano tutte le possibilità timbriche immaginabili in una chitarra, dai suoni più grossi e tondi a quelli con medi più a fuoco fino a suoni sottili e penetranti. La strada è ancora lunga e siamo certi che, per quanto sarà difficile abbandonare le forme sinuose ed eleganti della double-cut più famosa di sempre, sarà sotto il "cofano" che le sorprese aspetteranno i chitarristi delle nuove generazioni.