Con Kid Ramos sul capolavoro essenziale che è la Esquire
di Don Diego [user #4093] - pubblicato il 10 dicembre 2015 ore 07:30
Con un solo pickup e nessun vezzo estetico né funzionale, la prima chitarra elettrica nata in casa Fender è l'essenzialità fatta strumento, eppure è capace di emozioni uniche insieme a una gamma sonora da spavento. Kid Ramos ne è un maestro, e con lui ne abbiamo discusso.
Il quarto appuntamento che racconta un pomeriggio da Francesco Balossino di Cesco's Corner non è un "test a testa" come i precedenti (il primo qui, il secondo qui, il terzo qui), bensì una specie di bis (encore direbbero gli americani) dove la regina di queste chitarre potesse avere ulteriore spazio per far sentire la sua voce. Ho avuto modo di provare in totale sei chitarre, tutte differenti e tutte di pregio altissimo. Ma una mi ha lasciato un segno indelebile al cuore: la Fender Esquire del '52. È una chitarra che da sola unisce semplicità con grande abilità costruttiva, una chitarra per chi ha le palle. Scusate il francesismo, ma è proprio così! Il manico è ostile, il corpo per niente sagomato e comodo, un solo pickup nella posizione al ponte. C'ho suonato tanto durante quell'uggioso pomeriggio autunnale in quel di Tortona (AL), l'ho letteralmente amata, però, ritornato a casa, quasi sul punto di andare a cercare una Esquire da acquistare, mi sono mancati gli attributi consistenti per poter ammettere "sono capace di suonare con un solo pickup per tutta la sera"! Mentre ero su eBay alla ricerca di una chitarra del genere, ho cominciato a pensare "ma se poi mi stanco? E se poi non riesco a gestire questa totale essenzialità?" e, in pratica, ho interrotto la mia ricerca e ho cominciato a guardare le mie Telecaster, ammettendo a me stesso che "ancora non sono abbastanza grande per suonare una Esquire".
Leo Fender ci ha lasciati senza parole a distanza di sessanta e più anni dalla sua essenziale creatura. Guardatevi il video, il suono dei mitici fifties c'è tutto. Con la posizione uno (quella più vicina al manico, dove il suono è quello ovattato del tono completamente chiuso) si può imitare una chitarra da jazz, accompagnando delicatamente col pollice un brano swing, ma poi basta spostare il plettro vicino al ponte per avere un particolarissimo twang, fantastico per il jump blues o il western swing più indiavolato. La posizione due (quella centrale, dove il tono è attivo e quindi può essere "presettato") permette di ottenere il suono di una Les Paul coi P90 (gibsoniani non me ne vogliate, ma io ci ho sentito quella pasta lì), perfetta per il finger picking (in linea col suono rockabilly tradizionale o le atmosfere alla Chet Atkins). La posizione tre (quella più lontana dal manico, dove il controllo del tono è escluso e il segnale è praticamente diretto) è pura aggressività: twang da vendere, attacco asciutto e frizzante, snap da paura. Il country e il rock and roll autentico sono di casa in quella posizione, il chicken pickin' diventa semplicissimo, perché il suono che ne esce è quello giusto.
Qualcuno si starà chiedendo: "ma non puoi ottenere questi suoni con una semplice Telecaster, usando il solo pickup al ponte e giocando col tono?". Beh, la risposta è no! Un no secco per altro. Ascoltate il primo episodio della saga, dove questa Esquire si scontra con una replica del Custom Shop curata da Vince Cunetto. In quell'occasione ho usato, sulla Cunetto, il solo pickup al ponte giocando appunto con i toni. Eppure il solo pickup col tono completamente chiuso è risultato inutilizzabile (troppo cupo e impastato) e quello al ponte non ha quel punch diretto della signora del '52. Insomma due strumenti diversi, punto. Per questo vi invito a fidarvi ciecamente di chiunque, su di un palco, usa una Esquire. Come è successo di vedere a me diversi anni fa.
Era il lontano luglio del 1996, ero andato a vedere il Pistoia Blues Festival. In cartellone, la prima sera, la band texana dei Fabulous Thunderbirds. Alla chitarra, un allora per me sconosciuto Kid Ramos. Sale sul palco con una sola chitarra: una Esquire (del '55 penso) e ci suona tutto lo show. Ci fa del blues strappalacrime, del rock and roll saltellante, del jump sanguigno. Tutto con una sola chitarra con un solo pickup. Il pubblico è in visibilio. Mi ricordo ancora le chiacchiere tra noi chitarristi quella sera. Kid Ramos era praticamente un nome mai sentito, che prendeva il posto di predecessori mostruosi. Eppure al primo pezzo ci ha conquistati tutti. Mi ha fatto diventare suo fan, si è guadagnato un rispetto che dura ancora oggi, anzi è solo aumentato col tempo. Per questo, per completare questa serie di articoli, ho ben pensato di scrivergli una email (sfruttando un paio di amici in comune che mi ci potessero mettere in contatto) con qualche domanda che potesse girare attorno al tipo di chitarra usata e al personaggio che è lui stesso. Prima di andare avanti con l'intervista, però, è giusto fare una panoramica del personaggio in questione.
Californiano di nascita, ma texano nello spirito, di adozione. Classe 1959, inizia la sua carriera professionistica all'interno della band di James Harman (famoso armonicista molto noto nell'area di Los Angeles), dove resta per ben otto anni per poi entrare nei Roomful Of Blues (famosa blues band americana dalla quale sono passati anche il grandioso Duke Robillard e lo stupefacente Ronnie Earl). Nel 1993, sotto invito di Kim Wilson, entra nel Fabulous Thunderbirds (band capitanata adesso solo da Kim Wilson, ma prima progetto principale di Jimmie Vaughan) e ci resta per parecchio tempo senza far sentire la mancanza dei predecessori. Uno dei miei suoi progetti preferiti sono però i Los Fabulocos, una band dove blues, jump e atmosfere tex-mex, si mischiano alla perfezione.
Lo stile di Kid è essenziale e ricco di classe. Lui è un chitarrista capace di entrarti sotto la cute con le sue note. Una volta assaporata la sua musica, difficilmente saprete farne a meno. E se lo vedrete dal vivo, capirete la differenza tra un chitarrista vero e uno che necessita di mille artefici per fare il suo lavoro.
Qualche anno fa una rara forma di cancro ha rischiato di portarcelo via. La mobilitazione per raccogliere i fondi necessari alla chemioterapia è stata mondiale. Kid si è salvato, sicuramente ha sofferto tanto, ma il sorriso non gli è mai svanito. E le sue note hanno la stessa intensità di sempre. Per questo scrivo e parlo con lui con una positività diversa dal solito.
A telefono con Kid Ramos: Diego: L'idea di base di questa intervista viene dal immagine che ho di te. Venti anni fa, mentre ero un adolescente coinvolto nel blues, sono rimasto scioccato nel vederti suonare dal vivo con i Fabulous Thunderbirds al Pistoia Blues Festival solo con una vecchia Fender Esquire collegato a un amplificatore. Un incredibile numero di sfumature proveniente da una chitarra con un solo pickup! È stato il giorno in cui ho davvero capito che il suono viene dalle mani! Puoi per favore spiegarci il tuo approccio al suono dal vivo? Kid: Il mio approccio al suono dal vivo è un'unità riverbero della Fender, una Stratocaster o un'Esquire e qualche Vox AC30. E da quei componenti posso tirare fuori i suoni che voglio. Fondamentalmente con le mie mani, io plettro vicino al ponte e così ottengo l'attacco che voglio. Non ci sono grandi segreti se non che è importante per me comunicare ciò che è nella mia anima attraverso la chitarra. D: L'Esquire è ancora nel tuo arsenale? Ci puoi parlare di questa chitarra? K: Purtroppo ho dovuto venderla per sistemare delle cose a casa, ma sta bene e si trova a casa di un caro amico. D: Avere un solo pickup è probabilmente un limite per il 99,99% dei chitarristi, ma non per te. Hai mai pensato, durante un assolo, "Dannazione! Ho bisogno di un pickup al manico per cambiare suono"? K: No, non proprio perché l'Esquire in posizione centrale mi permette di presettare il tono. Con quel controllo sono in grado di imitare il suono del pickup frontale. D: Tu ami anche suonare la Strat, cosa cambi quando passi da uno strumento all'altro? K: Niente, veramente! La Strat è il mio strumento principale adesso. Con le diverse combinazioni di pickup sono in grado di ottenere tutti i diversi suoni che voglio. Con il pickup frontale e il tono leggermente chiuso posso ottenere un suono abbastanza vicino a quello di una chitarra hollowbody. D: Che scalatura di corde preferisci? K: Io uso 11-52. D: Che tipo di amplificatore preferisci? Mi ricordo che hai usato un sacco di Vox AC30... è vero? K: Sì, ed è quello che uso principalmente. Ho ancora la stessa strumentazione che ho avuto con i Thunderbirds, ho solo cambiato le valvole una volta in 15 anni. Le ho cambiate per i "Lifetime Achievement Awards” ma solo perché non andavano più alla grande. Quel Vox è in realtà un Foxx, fatto da Vox (c'era una sorta di accordo tra le due). Si tratta di un grey panel, top boost, con gli altoparlanti Silver Bulldog. D: Ti sei mai reso conto che il tuo amore per le vecchie Harmony ha di fatto aumentato il prezzo di queste chitarre "entry level" nel mercato del vintage? K: Non lo sapevo (sonora risata). D: Cosa ti piace delle “cheap" Harmony? K: Mi piace il legno e il modo in cui il top vibra. Sono fatte di rigido compensato e le corde spesse lo fanno muovere in maniera unica. Probabilmente è questo il segreto di quel suono che sembra volare via.
D: Eri il chitarrista dei Fab Thunderbirds e dei Roomful of Blues, due tra i più innovativi gruppi blues degli anni '80 (la novità stava nella riscoperta delle radici di questo tipo di musica), hai suonato con loro sempre nel tuo stile o hai cambiato il tuo playing tentando di imitare i tuoi ex colleghi? K: Non sono mai stato veramente nei Roomful of Blues, ho sostituito Tommy K quando si ruppe una spalla. Ma quello era davvero un punto culminante della mia carriera. La band era come un treno merci in corsa, la sezione ritmica con John Rossi alla batteria, Greg Piccolo al sassofono tenore, Doug James, perfezione insomma. Da qualche parte dovrei avere alcune registrazioni dal vivo di quegli spettacoli. Nutro un sacco di rispetto per quei ragazzi e per Duke Robillard che ha iniziato questa band. Ho visto la prima volta i Fabulous Thunderbirds nel 1978, non avevo mai sentito parlare di loro prima, io e un mio amico stavamo cercando un jazz club per ascoltare Sonny Stitt, il grande sassofonista bebop. Non abbiamo mai trovato il club così siamo andati al Bayou a Georgetown. Fuori c’era scritto “Stasera, i Fabulous Thunderbirds". Quella notte ha cambiato la mia visione del suonare la chitarra. Jimmie Vaughan, Kim Wilson, Mike Buck, e Keith Ferguson, quella sì che era una band. Non sapevo come, ma a 18 anni avevo un solo obiettivo nella vita: entrare a suonare in quella band. Naturalmente il rischio all’inizio era forte, quella band aveva avuto due chitarristi che han fatto storia (Vaughan e Robillard). Suonare con queste band ha cambiato mio modo di suonare, come il ferro che affila il ferro. Quando si suona con un livello di musicisti del genere si cresce in un istante, e bene. D: Puoi dirci qualcosa riguardo le tue influenze? K: Lightnin 'Hopkins, T-Bone Walker, Magic Sam, BB King, Freddie King, praticamente la maggior parte dei bluesmen americani pre-1966. D: Ho apprezzato molto i Los Fabulocos, erano una miscela incredibile di suoni provenienti da una vasta area del pianeta, da dove nasceva l'idea? K: Avevo fatto qualche concerto con una band chiamata i Blazers della East Los Angeles. Jesse Cuevas e Mike Molina erano in quella banda. Sono diventato amico con loro, avevano in mente questo tipo di band e stavano cercando un chitarrista che sapesse suonare il "bajo sexto” (una sorta di chitarra messicana a dodici-corde doppie, il “sesto basso” letteralmente, NdA). Non l’avevo mai suonato prima, ma Jesse mi ha mostrato i primi accordi. L'accordatura è diversa, naturalmente. Mi ha prestato il suo Bajo e da lì ho imparato a suonarlo e ho portato le mie influenze alla band. Sin dall’inizio abbiamo fatto un sacco di spettacoli in giro per la California e il Texas. Poi ho convinto Randy Chortkoff a registrarci. Siamo andati in studio e in due giorni abbiamo registrato le canzoni del nostro repertorio. Quando ho preso i master di Randy non avevo idea quanto ci fosse di buono, dopo due giorni mi ha richiamato e mi ha detto che gli era piaciuto molto. David Z ha prodotto il tutto, pensando che fosse una buona miscela di roots music, cajunto e tutte le influenze di ogni membro della band.
D: Cosa ne pensi della scena blues attuale? K: Non c'è un sacco di scena blues qui. C'è un ragazzo di nome Cadillac Zack che promuove tre serate a settimana in tre diversi luoghi e grazie a lui la musica si mantiene viva e variegata. I Blues festival in USA e in Europa sono ancora molto attivi, con grandi artisti vecchi e nuovi in cartellone. Non vedo l'ora che la stagione dei festival inizi ogni anno. D: Sei sempre apprezzato sia nella scena rock and roll sia nel mondo blues, so che ami entrambi, ma dimmi: preferisci una folla danzante o una folla seduta che ascolta il tuo show? K: Ho sempre preferito il pubblico che balla durante i concerti. D: Che cosa stai progettando per il futuro? K: Sto pensando di continuare a suonare, se il Signore vuole. La mia salute è buona e fino a quando la gente vorrà continuare ad ascoltarmi dal vivo, suonerò in qualche club!