di Michele Quaini [user #14336] - pubblicato il 21 dicembre 2015 ore 15:30
Michele Quaini, ormai nostro tester di fiducia, torna anche a occuparsi di didattica e lo fa con una gustosa lezione sul modo dorico, piena di trucchetti e accorgimenti per renderlo facilmente digeribile anche a chi non mastica i modi.
Oggi vi sottopongo un lick pentatonico pieno di tricks. Affronteremo tre livelli di lavoro:
- approfondimento del modo dorico e sovrapposizione triade magg 1 tono sopra - tecnica mista plettro/dita - indipendenza ritmica
Il lick parte con il più classico dei cliche discendenti (Cm) e comincia a farsi interessante da metà, quando nella forma discendente compaiono le triadi di D7 e G alt. Analizzati dal punto di vista armonico sono un classicissimo V del V (Re è quinto di Sol, che a sua volta è il quinto di Do), ma in questo caso l'accordo a cui son sovrapposti resta Cm. Ma perchè mai un arpeggio di D maggiore dovrebbe suonar bene sull'accordo di Cm? Analizzando le note in questione scopriamo che il D è la nona di C (e chiunque comincia ad utilizzarla dalla prima volta che studia un solo di Gilmour), il F# e' la nota blues della tonalità di C min (e chiunque ne abusa sin da subito); il A è la nota dorica (6a Magg) della tonalità (e visto gli approfondimenti didattici proposti da Accordo negli ultimi mesi ognuno di voi dovrebbe sapere di cosa parliamo). Il trucco del sound cool sta nel suonarle concatenate tra di loro e non in forma scalare (e quindi intervallate da altre note) come spesso accade. Prendete il pedale di Cm e provate a miscelare arpeggi di Cm con quelli di D maggiore (tenendo sempre presente che le note di D sono colori estemporanei, non note su cui risolvere o soffermarsi troppo).
La tecnica plettro dita consiste nell’alternare il dito medio ed il plettro nell’esecuzione. Nella partitura trovi le indicazioni. Non è obbligatoria ai fini armonici dell’esercizio ma è comunque un suono diverso a cui si può attingere con un po’ di pratica
La frase eseguita in sedicesimi non dovrebbe creare nessuno scompiglio a livello ritmico; attenzione solo a timing e suono bilanciato tra strappati e plettro. Una volta assimilata la frase provate ad eseguirla in terzine come sulla partitura. A quel punto il terreno sotto ai piedi comincerà a tremare un po’, perché il cervello vive un conflitto di interessi causato da una cellula melodica composta da 4 note (marcata anche dal medio che strappa ogni 4) suonata in terzine. Per chi non è abituato è un territorio impervio all’inizio, sfruttatelo per rinforzare l’indipendenza ritmica in vostro possesso. L’ultimo sforzo è quello di alternare binario e ternario cominciando dagli ottavi. Quindi ottavi, terzine di ottavi, sedicesimi, terzine di sedicesimi. Come nel video.
Per chiudere ho fatto un minuto di improvvisazione pentatonica su un pedale di Cm sfruttando i classici cliche in nostro possesso e concentrandomi su: - sonorità dorica (condita dalla triade mediterranea un tono sopra) accenti in levare