di redazione [user #116] - pubblicato il 04 agosto 2016 ore 07:00
Forse è proprio vero che la troppa tecnologia della quale siamo circondati, alla fine si sta sostituendo al puro piacere che un tempo si provava nel fare qualsiasi cosa. Nell'altro verso della medaglia, la semplicità con la quale è possibile effettuare una registrazione di buona qualità.
Viviamo in una situazione piuttosto bizzarra nella quale rimpiangiamo le vecchie registrazioni e poi utiziliamo plug-in con i quali correggere l'intonazione della voce o sistemare una singola nota all'interno di un accordo. La purezza di una traccia di batteria che pur con quale piccola imperfezione, mostrava carattere e rendeva tremendamente riconoscibile il batterista che l'aveva suonata.
Oggi (lamentela che abbiamo avuto modo di sentire da tanti notissimi batteristi) tutto è diventato piatto. E' quasi diventato impossibile affermare con certezza se una determinata traccia di batteria sia suonata da un batterista, programmata su di una drum machine o via MIDI con un qualche strumento virtuale. Curioso notare il fatto che molti di questi strumenti alternativi, siano dotati di una funzione denominata humanize che rende i "colpi" virtuali un pelino meno precisi e con un'intensità differente. Proprio come se fossero sferrati da un musicista in carne e ossa.
Naturalmente il discorso non si ferma alla batteria, ma è esteso a tutti gli strumenti (voce compresa) che vengono coinvolti nel processo di registrazione di un disco.
Fanno riflettere le parole pronunciate da Brian Eno in un video realizzato dalla BBC nel quale l'artista porta alla luce una serie di problematiche legate all'utilizzo massivo di strumenti elettronici o virtuali all'interno della fase compositiva di un brano. Tra queste - appunto - una mutazione della mentalità del musicista. Mentalità ormai tendente al maniacale e che porta il musicista a non essere pienamente soddisfatto del proprio prodotto sino a quando tutte le più impercettibili imperfezioni vengono definitivamente rese perfette.
E' proprio questo il problema: il concetto di perfezione. Tanti ascolti dello stesso brano portano l'autore a voler affinare ogni singola parte. Dopo tanti ascolti magari si sente una parte di batteria che non suona come le altre o che risulta meno precisa e la si sostituisce con un'altra. L'effetto prodotto però non è quello di migliorare il brano, ma di farlo tendere all'impersonale. Una sequenza perfetta di battute e note.