Ogni anno Gibson fa un'infornata di nuove Les Paul e quasi sempre la maggior parte dei modelli è accompagnata da una forte sensazione di "già visto" (anche se di solito finiscono per essere proprio quelli più amati dal pubblico). Il body e il manico in mogano, il top in acero, i 22 fret, gli humbucker e il Tune-o-matic, che fanno venire la pelle d'oca quando si guarda una Les Paul per la prima volta, dopo alcuni anni d'esperienza non suscitano più gli stessi brividi, come una lunga relazione ormai priva di sorprese.
Onore al merito, in diverse occasioni Gibson ha dimostrato di sapersi rinnovare ben più di altri marchi storici, anche se con scelte a volte controverse. È innegabile, però, che il dejavu sia sempre dietro l'angolo. In fondo, a grandi linee la regina delle single-cut a cassa bombata così come piace al grande pubblico è essenzialmente immutata da mezzo secolo, cioè da quando ha trovato la sua forma definitiva con l'adozione del ponte Tune-o-matic al posto dell'improbabile tailpiece degli esordi e del wrap around che lo ha rimpiazzato quasi subito, con l'arrivo dei pickup humbucker a scalzare i P90 e con la prima apparizione della finitura burst, la mitica tinta sfumata che ha segnato l'epoca d'oro delle Standard costruite nel 1958, 1959 e 1960, tutt'ora riferimenti universali per la categoria.
Senza dubbio è il pubblico stesso a volere fortemente tutte quelle caratteristiche, punti fermi da allora nelle schede tecniche di qualunque Les Paul che si rispetti. Dopo decenni trascorsi a parlare di manico e corpo in mogano, top in acero eccetera, però, la "magia" di quello che all'epoca fu uno strumento davvero innovativo per il concetto di chitarra forse è un po' svanita.
Nella metà del secolo scorso, quando nelle vetrine e sui palchi c'erano solo casse armoniche e single coil, vedere una Les Paul doveva fare un effetto profondamente diverso. Ho cercato quindi di immaginare come un ipotetico redattore di fine anni '50 avrebbe potuto recensire la Les Paul quando era fresca di fabbrica, aveva appena ricevuto dei rivoluzionari humbucker nuovi fiammanti ancora in attesa di brevetto e si trovava impegnata in un testa a testa avanguardista con le prime solid body Fender.
Era la fine del 1957, negli stabilimenti Gibson qualcuno stava sperimentando una finitura sunburst in sostituzione alla sontuosa gold top e si davano gli ultimi ritocchi per il lancio delle nuovissime Standard. Intanto in Italia, giusto prima di Carosello, la RAI trasmetteva un varietà musicale intitolato Accordo in cui la rivoluzionaria Gibson Les Paul veniva presentata così...
A volte, per capire il valore di una canzone, un film o uno strumento musicale, bisogna mettersi nei panni di chi l'ha visto per primo, contestualizzarlo nella sua epoca d'appartenenza. Il video che avete appena visto è nato come una curiosità, quasi per gioco ma... neanche troppo. |