Massimo, tu molti anni fa hai avuto un’intuizione importante: sei stato il primo a teorizzare una didattica volta a formare figure professionali come quelle del turnista e del session man...
Dalla pubblicazione del mio manuale “Professione: Chitarrista” poi sono usciti altri lavori cartacei, articoli su riviste, video in rete riguardanti lo stesso argomento.
Continuo a spiegare, nelle clinic che tengo, che il turnista che si trovi a fare lavori pop può essere visto come un iceberg: quello che mostra ed esce è soltanto la punta, la parte più piccola… ma che per essere fatta bene richiede avere un basamento incredibilmente più grande e solido.
Mi ha sempre dato noia, fin da ragazzo, che ci fossero persone che dicessero che per suonare con Tizio/Caio, nel mondo del pop, bastasse sapere 4 accordi.
Sembra che l’attuale crisi discografica, il radicale cambiamento che ha investito il mondo della musica abbia demotivato molti ragazzi ad aspirare al lavoro di session man. Si nota un certo ritorno a lavorare alla propria musica, a esplorare generi anche più di nicchia, più solistici...
Ti dirò, la crisi la discografia se l’è cercata quando non ha avuto la lungimiranza di capire che il formato mp3 sarebbe stato il futuro di un nuovo business e invece di prendere il toro per le corna ha cercato di osteggiare questo formato che si è diffuso. Da lì in poi, le cose sono sfuggite di mano.
Il fatto che più musicisti vogliano fare la propria musica, nei modi che indichi tu, è buona cosa. E vorrei anche che ci fossero di nuovo gli idoli come Steve Vai, Satriani, Malmsteen etc… perché? Non perché io impazzisca - almeno non in questo momento, ma in passato li ho amati - per questo tipo di chitarrismo ma perché rappresentano un punto di arrivo raggiunto con lo studio, le qualità, le doti, la tenacia.
Vorrei che gli esempi fossero esempi musicalmente virtuosi e non nel senso tecnico ma più ampio del termine: la musica Grunge, che seppure mi piace tanto, ha fatto sotto certi aspetti tanti danni, facendo percepire che il successo era raggiungibile anche con quattro accordi, il suono crunch e tutte le pennate in giù...
Tu da giovanissimo suonavi con Biagio Antonacci e infiammavi gli show con assolo pirotecnici. Nonostante l’età, tecnicamente eri già preparatissimo. Quali erano gli elementi del tuo modo di suonare che allora, confrontandoti con i professionisti, erano ancora acerbi e gracili?
Ho avuto la fortuna di incontrare la persona giusta che mi ha notato e mi ha chiamato con Biagio nel 1993 quando ancora avevo 22 anni… frequentando poi le manifestazioni televisive in cui s’incontravano i colleghi, notavo che di norma ero 5, 10 anni più giovane degli altri più giovani e, quindi, molto più giovane della media. Ma, se da certi punti di vista eravamo in linea, gli elementi del suonare più acerbi erano quelli sul suono pulito, sugli arpeggi pop, sulla determinazione ritmico/sonora delle parti meno esposte. Parti che poi ho profondamente studiato.
Quanto e in che modo la tua attività di session man, arrangiatore, produttore e songwriter ha condizionato la tua didattica?
Non credo di poter riuscire a dividere in parti diverse un tutt’uno che è la mia vita; forse perché non ho ancora deciso cosa farò da grande. Vivo di entusiasmo e quando seguo un progetto lo seguo con il 100% di me stesso. Magari solo per quattro ore in un giorno, ma in quelle quattro ore non esiste niente altro.
Da un anno ti sei lanciato in un nuovo progetto didattico on line, il . Ci faresti un primo bilancio?
Meraviglioso, appagante…molte decine di allievi si sono diplomati e sono incredibilmente soddisfatti (ci tengo però a dire che quest’attestato esprime il valore della credibilità della mia figura professionale, non sono Diplomi riconosciuti dal Ministero dell’Istruzione).
Ci sono studenti che hanno seguito o stanno seguendo tutti i corsi! Hanno iniziato con uno poi due e quindi tre, entusiasti com’erano della piattaforma e della certezza del risultato.
Due dei tuoi corsi principali sono rivolti allo studio dei modi. In tanti anni d’insegnamento quali sono i più grossi intoppi da te rilevati che bloccano gli studenti nell’apprendimento di quest’argomento?
Ehhhh, tocchi la ferita aperta!
Come dico nella presentazione del corso MOMA (Modali del modo Maggiore), “suonare Modale non è una questione di diteggiature”.
Sembra che conoscere le scale modali sia un po’ come un Sacro Graal, ma come se ci fossero dei segreti. Nei miei corsi le spiego invece nel modo più musicale possibile, partendo dalle note strutturali degli accordi e poi aggiungendo i gradi mancanti fino a ricomporre le diverse scale modali, esplorandone i profumi musicali.
Nella tua didattica insegni a suonare il blues senza usare la pentatonica. Confessa: sotto il naso in decenni di lezioni ti sono passate centinaia di studenti. Quanta pentatonica hai ascoltato per arrivare a concepire un metodo blues che la bandisca?
Io ho suonato poco blues e, sinceramente, non ne ho ascoltato tantissimo… il mio background è più recente e suonato da chitarristi con influenze jazzistiche: mi riferisco a chitarristi più tipo Robben Ford o Larry Carlton, che suonano sì il blues ma con sonorità diverse dalla sola pentatonica.
Troppe volte ho ascoltato, come dici tu, eseguire un blues con una pentatonica e il chitarrista che la esegue senza tener conto delle tensioni tra i diversi accordi: il quinto grado è spesso molto bistrattato!
Così sono partito dai toni guida, dagli arpeggi, le scale modali, poi le note di avvicinamento cromatico a ciascun grado… passando poi per le “superimposizioni” di arpeggi diminuiti e semidiminuiti.
I risultati dei videoesami di fine corso sono entusiasmanti e la soddisfazione degli studenti è per me la gioia più grande che premia i tanti sforzi fatti per lanciare questa piattaforma.
Non parlo solo d’impegno di tempo per creare tutti i contenuti, ma anche il sistema di E-Learning che è tra i più importanti al mondo e ha quindi un suo costo (adeguato alla qualità dell’offerta ma pur sempre un costo importante), e la qualità tecnica di luci, telecamere HD, cavi, computer, ripresa audio… tutto quanto! Ho ricevuto complimenti anche dal punto di vista tecnico. Il Laboratorio Musicale Varini ha standard di qualità molto alti dal punto di vista tecnico, soprattutto se paragonati alla grande quantità di ore di video presenti sulla piattaforma.
Ti sei fatto un identikit dello studente tipo che si iscrive ai tuoi corsi?
Gli studenti del Laboratorio Musicale Varini non hanno identikit simili: si va dalla ragazza minorenne che è iscritta dai genitori fino al manager che gira il mondo portandosi una chitarra dietro e segue i corsi da ovunque si trovi; dal chitarrista che vuole arrivare a fare il musicista di professione al padre di famiglia che si ritaglia ogni sera un po’ di tempo, appena i figli vanno a letto.
Una cosa sola li accomuna: la passione per la musica e, fortunatamente, la soddisfazione di avere un percorso chiaro, preciso e delineato, senza scorciatoie.
Ci descrivi il Corso Base dei ?
Il Corso BASE è uno dei fiori all’occhiello del LMV. Per realizzare tutti i corsi BASE ho voluto al mio fianco due miei studenti che col tempo sono diventati poi miei Tutor didattici e ora stretti collaboratori: Gianfilippo Fancello e Matteo Bottini.
La mia idea per strutturare i “PACCHETTI” è partita dal fatto che spesso chi vuole suonare la chitarra non ha ben chiaro se vorrà suonare la chitarra elettrica, acustica o classica… ma inizia con una di queste semplicemente perché “ne ha già una in casa”.
Così i pacchetti BASE (che sono 3, ciascuno per una durata di 4 mesi, per coprire il primo anno didattico) contengono 4 corsi: quello di CHEL (Chitarra Elettrica), CHAC (Chitarra Acustica), CHCL (Chitarra Classica) e l’importantissimo corso TEBA (Teoria Base) che è il corso di Teoria, Armonia, Solfeggio ritmico, Solfeggio parlato ed Ear-Training; i corsi, messi insieme, formano un PERCORSO DIDATTICO.
Lo studente può seguire anche tutti e quattro i corsi… per arrivare all’esame di fine percorso deve necessariamente ultimare quello di Teoria e almeno uno strumento. In molti studenti hanno presentato tutti gli esami.
Il percorso è quindi perfettamente “sincronizzato” in modo parallelo fino alla fine del primo anno, con le caratteristiche esecutive specifiche per ciascuno strumento.
Dopo un anno di studio si presume che lo Studente abbia deciso quale di questi tre strumenti suonare e quindi dai Corsi INTERMEDI gli studi si dividono perché le caratteristiche esecutive sono troppo specifiche perché siano tenute parallele.
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