di redazione [user #116] - pubblicato il 28 ottobre 2016 ore 07:30
Pensare che un disco immerso nell’olio possa essere la base per un effetto eco è strano. Pensare di poter riprodurre il tutto con un semplice circuito lo è ancora di più. Catalinbread ispirandosi alle macchine originali ha prodotto l’Adineko, il principe del lo-fi.
I primi progetti di delay a olio o meglio oil can delay, furono progettati e brevettati dalla Tel-Ray poi divenuta Morley. Questi erano tutto fuorché degli stompbox, anzi erano delle grosse macchine al cui interno trovavano posto trasformatori, stadi di amplificazione e il cuore pulsante di tutto: un disco rotante immerso in olio che permetteva al segnale elettromagnetico registrato di non svanire prima che questo potesse essere letto da una puntina. Un sistema non estremamente diverso dagli eco a nastro, se non per il coefficiente olio, in grado di trasformare non poco il sound, molto diverso da quelli all’epoca sul mercato.
Nell’Adineko, che dell’originale scimmiotta un po’ anche il nome, non c’è nessun disco e nemmeno una goccia d’olio. I tecnici Catalinbread hanno lavorato per far si che la magia dell’antenato fosse ricreata a suon di chip e condensatori. Sembrano esserci anche riusciti tra l’altro. Nel piccolo case verde trovano posto ben cinque controlli, nessuno dei quali sembra essere scontato. Il primo è il reverb, che controlla la quantità di feedback, letteralmente la quantità di ripetizioni che si vogliono ottenere. Il timing è invece una novità rispetto alla macchina a oldio, che aveva una velocità fissa di rotazione (in genere). Con questa manopola si interviene sul tempo del delay e lo si può portare fino a un secondo. Con il controllo ci balance si interviene sulla scelta della testina da utilizzare per la lettura dell’ipotetico disco. il Tel-Ray era dotato di due differenti lettori, uno per i delay lunghi uno per quelli corti. Con questa manopola si possono miscelare in maniera infinitesimale i due.
Chiude la viscosity, il controllo che gestisce appunto la viscosità dell’olio, che cambia al variare della temperatura. Meno è denso, più sarà la perdita di segnale, ergo questo potenziometro controlla la quantità di modulazioni.
Se state cercando un dealy moderno, con cui creare tappeti ritmici incasinati, ma cristallini, siete completamente fuori strada. Siete fuori strada anche se, semplicemente, state cercando un delay vintage, un eco a nastro, l’Adnieko è oltre. È lo-fi all’inverosimile, tanto che con la Jaguar ci ha fatto divertire non poco.
È difficile stabilire un punto di partenza per effettuare la prova, scegliamo quindi quello consigliato direttamente dal manuale Catalinbread, tutto a 12 tranne timing e viscosità a ore 9-10. Il sound è qualcosa di davvero interessante, qualcosa di tanto nuovo quanto vecchio allo stesso tempo. Le note delle ribattute si inseguono e si sporcano nella frazione di un secondo. Il sound si degrada e si copre di un velo fatto di basse, che agiscono quasi come un filtro tanto da rendere a tratti la Jaguar irriconoscibile.
Giochiamo un po’ con i controlli per provare a tirare fuori un po’ di sonorità diverse. Quelle a disposizione sono davvero tantissime, soprattutto quando si inizia a sperimentare con la viscosità. È un pedale sulle prime abbastanza difficile da utilizzare ma che alla lunga può togliere davvero grandi soddisfazioni.
Con un prezzo che si aggira sui 200 dollari è uno sfizio un po’ costoso. Se però si è alla ricerca di un sound che definire lo-fi è riduttivo, l’Adineko è perfetto. È un pedale che può avere mille sfaccettature diverse, ma in grado di stupire sempre. Difficile trovarlo in giro nei negozi, però provare a giocare con queste cinque manopole regala davvero tante soddisfazioni.