Della serie G di Takamine ce ne siamo già occupati quando abbiamo recensito la , una jumbo con il corpo leggermente più piccolo, il Nux Shape, sviluppato proprio dalla casa Giapponese. Questa volta sotto i riflettori abbiamo messo la dreadnough, come indicato dalla D nel nome. Come la quasi gemella, è una entry level, o quasi, proposta a un prezzo che non supera i 450 euro. A dispetto del numero riportato sul cartellino, però, offre una cura nella realizzazione e nella scelta dei materiali di tutto rispetto. La tavola, in cedro massello, è accoppiata con fasce e fondo in mogano laminato. Il tutto condito da sottili binding che raccordano le varie parti senza però diventare troppo pesanti nell’estetica complessiva dello strumento.
Il ponte e la tastiera sono in palissandro, quest’ultima è incollata (con attacco al 14esimo tasto) a un manico in mogano, satinato come tutto il resto dello strumento. Come la GN, anche la dreadnought è equipaggiata con un sistema di amplificazione completo di accordatore on board. Nello specifico abbiamo a che fare con il TP-4TD, un preamp con controlli di volume ed eq.
La GD è una chitarra semplice e dall’aria genuina, rimarcata dalla finitura natural, che lascia completamente scoperti i legni. Nemmeno il battipenna è stato messo a copertura della tavola che, si segnerà a furia di plettrate, ma è davvero bella nella sua interezza.
Il body è grosso, proprio come ci si aspetterebbe da una chitarra del genere. ma nonostante questo, il manico è davvero sottile. Complice anche un capotasto da 42,8mm, è facile da impugnare, anche quando si vuole suonare i bassi con il pollice non si fatica affatto. Prendiamo un plettro e cominciamo a strummure con decisione. L’action bassa è un toccasana, anche se i bassi quando si calca la mano tendono un po’ a sferragliare. Questo però non rappresenta un eccessivo problema, basta non esagerare con la forza e, se proprio si è dei fabbri, montare corde più spesse o mal che vada alzare leggermente le corde.
Con la cassa armonica che si ritrova non ci sorprende che sappia regalare così tante basse. La scelta del cedro, poi, le regala un sound ancora più rotondo e con un po’ più attacco rispetto all’abete a cui siamo abituati. Questa caratteristica dona alla Takamine in prova oggi anche un bel po’ di volume, un toccasana per una D style, nata proprio per essere potente.
I cantini non risultano però sommersi dal mare di basse, riescono a farsi strada e far emergere le note più acute senza troppa difficoltà per un risultato tutto sommato equilibrato. Anche quando si arpeggia o si fa un po’ di sano fingerstyle la GD non si tira certo indietro. Sa il fatto suo e risponde bene ai cambi di dinamica e agli spostamenti tra manico e ponte, è reattiva.
Quando la si collega a un ampli o al mixer la musica cambia poco. Il sistema di amplificazione fa il suo dovere, con i limiti del piezo, che resta sempre un po’ troppo carico di basse, ma con un’aggiustatina all’EQ e una buona dose di riverbero si riesce a tirare fuori un sound di tutto rispetto.
Per un prezzo che si aggira attorno ai 450 euro la GD20 è davvero un ottimo strumento. Ha dimostrato di essere realizzata con cura e sapersi difendere in ogni situazione. È uno strumento alla portata di tutti che ci sembra ideale tanto per chi inizia quanto per chi ha bisogno di un buon muletto da abbinare a qualcosa di molto più costoso.
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