di redazione [user #116] - pubblicato il 29 novembre 2016 ore 07:30
Sembra facile parlare di un tremolo, speed, depth e finita lì. Con il Voyager tutto è diverso, perché i ragazzi della Spaceman hanno fatto le cose in grande creando un effetto completo e con delle feature davvero uniche che gli regalano un’anima completamente diversa.
Il Voyager può essere per molti aspetti considerato il tremolo definitivo. Questo perché racchiude al suo interno un tremolo di ottima qualità e una serie di plus che un classico effetto come l’altrettanto ottimo The Swamp Thang (di cui ci siamo occupati un po’ di tempo fa) non ha, così come non hanno molti altri classici.
Sullo chassis (disponibile in colorazioni differenti) trovano posto ben sei differenti manopole e due switch. Strength e frequency corrispondono a depth e speed, quindi profondità e velocità. Oltre a questi due controlli, da considerarsi praticamente la base per ogni tremolo che si rispetti, troviamo gain e level che non solo permettono di controllare il livello di uscita, ma di dare un leggero overdrive al sound, così da rendere l’intervento dell’effetto più deciso e graffiante.
Il filter è un parametro che funziona, semplificando, da tono. Ruotandolo verso destra di aggiunge brillantezza e viceversa si incupisce il suono quando lo si chiude verso sinistra. L’envelope è invece il controllo più particolare presente sul Voyager. Questo agisce in funzione della modalità selezionata con il secondo switch. A seconda se si attiva freq o fade farà in modo che il tremolo aumenti di intensità al diminuire della dinamica oppure diminuisca con un fade out quando si scende con il volume delle pennate. Se questa cosa può sembrare un po’ fumosa da comprendere, basta guardare il video per farsene un’idea.
Come ogni buon pedale boutique che si rispetti anche il Voyager è cablato tutto a mano e anche la qualità di tutti i componenti in vista è altissima. Anche il led, che potrebbe essere un dettaglio marginale qui è elaboratissimo. Oltre a lampeggiare a tempo con la velocità dell’LFO nella versione limited in prova ha un lente che può essere girata per cambiarne la luminosità e la forma, una sorta di caleidoscopio (inutile eh, ma carino!).
Lo Spaceman è un tremolo ottico che può essere utilizzato come qualunque altro. Con il setup giusto restituisce uno splendido vintage tone, leggermente cupo, ma allo stesso tempo caldo. Una goduria quando si suonano riff e arpeggi, magari con una Jaguar come Michele. Prendere la mano con i controlli aggiuntivi richiede un po’ più di pratica. La possibilità, però, di far intervenire l’effetto in base alla dinamica con cui si suona è davvero un toccasana. Si riesce a districarsi in fraseggi complessi senza che l’intermittenza impasti il tutto creando un mix poco chiaro. Viceversa si può scegliere di utilizzare situazioni più estreme che, con il fade out, ritornano con i piedi per terra ogni qualvolta si suona un accordo lungo. Queste feature non sono da sottovalutare perché possono rendere l’utilizzo del tremolo qualcosa di più moderno ed elaborato, permettendo anche di tenerlo acceso più spesso di quanto si farebbe con uno tradizionale.
La possibilità di controllare il volume e il guadagno sono una vera ciliegina. Spesso nel mix si tende a sparire quando si attiva il tremolo e il suo on-off. Recuperando dB e punch si riesce a rimanere belli presenti e con il giusto timbro anche con settaggi non certo soft.
Come ogni pedale boutique anche il Voyager non ha certo un prezzo basso. Per metterselo in pedaliera servono circa 475 euro, una cifra però che è giustificata non solo dall’ottima fattura ma anche dalle caratteristiche tecniche di tutto rispetto. È un pedale che non si trova facilmente in giro, però se si è alla ricerca di un tremolo con una personalità estremamente ricercata, lo Spaceman è la stompbox giusta.