Reinventare un mito non è cosa da tutti, ma John Suhr ha sempre avuto le idee molto chiare in merito. Fin da quando si esibiva nei piccoli club, alternando l'hobby della liuteria ai lavori nelle cucine newyorchesi, i classici della scuola elettrica californiana hanno sempre esercitato un ascendente particolare sul giovane John. Questo amore però si è scontrato da subito con l'insofferenza verso alcune precise caratteristiche costruttive, dei limiti se vogliamo, che al ragazzo proprio non andavano giù.
Ad accendere in lui la scintilla della liuteria era stato Bob Benedetto, un'istituzione nel campo delle chitarre archtop che, il caso vuole, avesse il laboratorio proprio nei pressi di casa sua. A lui John si affidò per personalizzare le sue prime chitarre, e frequentando la bottega cominciò a sviluppare una visione del tutto singolare della liuteria elettrica.
Alla fine degli anni '70, John Suhr aveva già accumulato una certa esperienza lavorando su innumerevoli chitarre, tra le quali una discreta quantità di quello che oggi chiameremmo "vintage". La svolta, però, arriva nei primi anni '80, quando comincia a lavorare nel laboratorio di Rudy Pensa a New York. Tra i suoi clienti ci sono nomi grossi, ed è allora che prendono forma le ricercate Pensa-Suhr, note per essere state preferite, tra gli altri, da Peter Frampton, Eric Clapton e da un Mark Knopfler pronto a segnare in maniera indelebile il panorama chitarristico proprio in quegli anni. È senza dubbio suo .
Contemporaneamente, il liutaio si specializza nella personalizzazione e costruzione di amplificatori valvolari, e sui palchi dei grandi cominciano a comparire testate e rack marchiati Custom Audio Amplifiers.
Con la fine degli anni '80, l'attenzione verso i rack va lentamente scemando, e John torna a concentrarsi su quei piccoli difetti della liuteria che proprio non volevano lasciarlo in pace.
Il 1995 segna l'ingresso nelle forze di Fender, dove John Suhr si diverte a rivoluzionare letteralmente i modelli classici con un'ottica che punta a miscelare sonorità puramente vintage con suonabilità tutta moderna, tra tastiere con raggi più piatti, nuovi pickup e un'attenzione particolare alla tenuta d'accordatura e alla stabilità dell'insieme.
Del lavoro di John, Scott Henderson ha raccontato: "Suhr ha sistemato tutti gli sbagli di Fender, e credetemi, ce n'erano un sacco!".
Arriva intanto il 1997 e i tempi sono maturi per la svolta decisiva e definitiva: John Suhr entra in società con Steve Smith, programmatore specializzato in macchine a controllo numerico (CNC). Nasce ufficialmente Suhr Guitars/JS Technologies, .
Sono passati esattamente vent'anni da allora, e il catalogo Suhr - - sfoggia oggi una tavolozza variegata di chitarre, amplificatori ed effetti di ogni tipo. Dagli humbucker ai ponti in stile Floyd Rose ce n'è per tutti i gusti ma, come quasi un chiodo fisso, la maggior parte degli strumenti vede nella Stratocaster la principale fonte d'ispirazione. È quella la sfida originale: portare il progetto di Leo Fender in una nuova dimensione, che ne rispettasse DNA, vibe e impronta sonora ma offrisse tutti i crismi di una nuova generazione di chitarre elettriche.
Il modello Classic è quella che più da vicino ricalca la storia californiana, e l'edizione Pro in versione HSS rappresenta forse la sintesi più equilibrata tra il progetto originale e la visione rivoluzionaria di John Suhr.
Come la sua illustre antenata, ha un body in ontano avvitato a un manico in acero, con l'opzione di una tastiera in acero o in palissandro. I fret sono 22, amabilmente smussati sui bordi per non rappresentare un impedimento per le dita e sagomati su un raggio di curvatura variabile da 9 a 12 pollici, così da regalare un approccio d'altri tempi sulle prime posizioni ma una propensione ai fraseggi più complessi nei range acuti.
I pickup sono avvolti dallo stesso John: al centro e al manico sono due JST ML, mentre al ponte la scelta è di un JST SSV, un humbucker.
Un manico a C in stile anni '60 riporta a uno stile vintage, ma la modernità è rimarcata dal capotasto in Tusq e dalle meccaniche bloccanti Sperzel. Si tratta di un ibrido tra "vecchio" e "nuovo" (virgolette necessarie) perfettamente riassunto nella scelta del ponte, mobile ovviamente, con sei sellette ricurve in stile vintage ma con due perni capaci di una stabilità eccezionale per la categoria.
Dopo venti proficui anni di attività, la ricerca Suhr non accenna ad arrestarsi. È passata dalle alle , fino ad arrivare . Siamo convinti che la strada sia costellata ancora di altri strumenti meravigliosi, ma sempre con un occhio a "quella che le ha iniziate tutte". E noi ve la proponiamo.
|