di Jonathan Vitali [user #46516] - pubblicato il 14 aprile 2017 ore 16:00
L'analisi della geniale e complessissima musicalità di un virtuoso come Virgil Donati ci spinge a un'interessante osservazione: un playing così articolato e brillante non poggia solo una meccanica tecnica perfetta e su una proiezione sonora impeccabile. E' necessario che alla base ci siano una totale consapevolezza di quello che si sta suonando e una capacità di concentrazione assoluta in quello che si sta eseguendo; il tutto senza incorrere in eccessivo stress o fatica. Lavoriamoci.
Recentemente abbiamo intervistato Virgil Donati per parlare del suo ultimo progetto, IceFish.
L’occasione ci ha fatto tornare la voglia di rimettere le mani sul suo batterismo, fornendoci il pretesto per analizzarne qualche elemento peculiare.
Uno degli aspetti più suggestivi del suo playing è la precisione con cui Donati costruisce le ritmiche. In queste, si resta ammirati di fronte a una disposizione maniacale degli accenti eseguiti con precisione e totale sicurezza anche quando questi si trovano in posizioni poco scontate.
Ovviamente, ascoltandolo e analizzandolo attentamente si intuisce che una tale padronanza e sensibilità musicale vanno ben oltre ciò che si può acquisire con la mera disciplina tecnica, ricerca del suono e della precisione. Alla base di un drumming così fluido e naturale - anche nelle sue evoluzioni più tortuose - c’è un senso del timing impeccabile, frutto di una concentrazione assoluta e coltivata nel tempo.
Per questo, è necessario iniziare a costruire e allenare un nostro metronomo interno e per farlo, sarà sufficiente cominciare ad adottare un semplice sistema di lavoro e pratica: contare il tempo ad alta voce mentre si suona.
Si può contare in quarti, in ottavi, in sedicesimi. Più la divisione del tempo è corta più si avrà il controllo delle note.
Sembrerà banale, ma così facendo obbligheremo la nostra mente a compiere contemporaneamente un doppio esercizio: mantenere il controllo fisico meccanico di quello che suoniamo (sincronizzazione, forza, dinamica, tocco) e al contempo preservare la piena consapevolezza ritmica, metronomica e matematica della parte.
A lungo andare questo training porterà i suoi frutti. Inizieremo ad operare il doppio controllo in automatico e con sempre minor dispendio di energie. Il ché ci permetterà di preservare una parte della nostra concentrazione libera per monitorare altri aspetti della performance: il controllo del suono, le variabili dell’improvvisazione e dell’interplay con altri musicisti.
Questo è un esercizio mentale che ovviamente non serve solo ai batteristi: è una pratica che si dovrebbe allargare allo studio di tutti gli strumenti.
Per lavorare su questo approccio di pratica e studio, ho trovato una datata masterclass di Virgil Donati e ho trascritto questo esercizio.
Si inizia con il suonare il charleston a sedicesimi con accenti. Dopo aver ripetuto quattro volte la ritmica si passa con l’accentare l’Hi-Hat sul secondo sedicesimo poi sul terzo e così via.
Un alternativa è quella di suonare l’hi-hat a mani alternate. Così facendo si può ottenere più velocità e maggior relax.
Questi esercizi sonosemplici ma non banali: con l’aiuto del metronomo e contando ad alta voce saranno di grande efficacia per migliorare il nostro Time Keeping. Ci aiuteranno e suonare in maniera più rilassata e consapevole ritmiche e fill.