di Ale_gtr [user #24327] - pubblicato il 07 giugno 2017 ore 16:00
Parliamo ancora di contrappunto. Ragioniamo sul rapporto tra melodia e armonia, usando i principi del contrappunto come pretesto per analizzare le diverse melodie che convivono all’interno di una qualsiasi successione di accordi e che scaturiscono dal movimento delle singole voci.
Qualche settimana fa ho approfittato di questi spazi per parlare di accordi e contrappunto e oggi vorrei in qualche modo portare a una conclusione il mio discorso. A dirla tutta la mia intenzione iniziale era soprattutto ragionare sul rapporto tra melodia e armonia, usando i principi del contrappunto come pretesto per analizzare le diverse melodie che convivono all’interno di una qualsiasi successione di accordi e che scaturiscono dal movimento delle singole voci.
Trovo interessante ragionare anche in questo senso perché permette di capire meglio come si sviluppa l’armonia a partire da una melodia e viceversa come si può costruire una melodia su una data successione armonica. Anche senza scomodare la parola “contrappunto” questo è esattamente quello che facciamo tutti quando scriviamo o improvvisiamo un assolo per la nostra band; può capitare di pensare alle due cose (assolo e accompagnamento) come elementi separati, ma naturalmente non lo sono affatto.
Detto questo andiamo al punto. Per mantenere una certa continuità con il precedente articolo ho ripreso la stessa melodia al basso utilizzata la volta scorsa (dal solito Gradus ad Parnassum) e sono andato a prendere l’esempio a due voci in cui ad ogni nota della prima ne corrispondono quattro nelle seconda (quello che viene detto contrappunto di terza specie).
Es.1
Qui l’intervallo che si forma sul tempo forte è sempre una terza o ottava (eccezion fatta per l’unisono iniziale), seguita da tre note che muovono in prevalenza per gradi congiunti verso la successiva consonanza.
Nonostante il passare dei secoli, l’evolversi del gusto musicale e dei generi, alcuni principi rimangono sempre validi e anche “suonare sugli accordi” significa in fondo dare risalto alle note costitutive degli accordi (cioè fondamentale, terza e quinta nel caso delle triadi). Questa è l’idea da cui sono partito e che mi interessava approfondire, soprattutto in un’ottica improvvisativa.
Dunque a questo punto ho costruito una serie di accordi che seguissero l’andamento dell’esempio originale, ricavandone questo giro armonico:
| Dm7 | F | A7/E | Dm7 |
| Gm7 | F | Am | Gm |
| Dm/F | A7/E | Dm | Dm |
che ho poi usato come base per improvvisare, partendo dalla linea melodica iniziale come spunto.
Es.2
Gli accordi così suonati mi hanno subito portato verso un’immaginario del tipo “Biréli Lagrene al concertone del primo maggio” e questa è la trascrizione di quanto ne è venuto fuori:
Es.3
Dal “tema” iniziale nella prima parte sono passato al raddoppio in ottavi e successivamente a un terzo momento più “lirico” (nel senso che il fraseggio abbandona il ritmo costante usato fino a questo punto per diventare più indipendente rispetto agli accordi).
Con il ritmo del fraseggio più serrato è stato più semplice introdurre qualche cromatismo di passaggio, mentre sul finale mi sono mantenuto sempre in scala, puntando su C# per segnalare la dominante A7 (anche se mi è “scappato” pure in qualche altro punto e sulla cadenza finale gli ho preferito il C naturale) e su Bb che ho usato solo in occasione del primo Gm e ho invece evitato sugli altri accordi.
Una cosa che non avevo ancora specificato è che l’esempio originale è in modo di Re, ovvero il Dorico; tuttavia se all’inizio e alla fine si ritrova la scala ben in evidenza a collegare i due D a distanza di ottava (con l’immancabile sensibile a conclusione, che se proprio vogliamo ci porta ad avere una scala minore melodica), nella parte centrale B si alterna a Bb. Si può dire che questo era quello che richiedeva la melodia: B tende a salire di semitono a C, mentre Bb a scendere ad A [basta provare a sostituire tutti i Bb per rendersi conto che il risultato non funzionerebbe altrettanto bene]. Ma come è facile aspettarsi anche il “modo di guardare ai modi” ha subito l’influsso del tempo e nel caso degli antichi modi gregoriani non era certo causa di stupore l’introduzione di alterazioni transitorie che modificavano i suoni della scala. Dunque questo era Dorico punto e basta.
Una volta iniziato a suonare, gli accordi mi hanno invece portato ad usare esclusivamente Bb o evitarlo del tutto. Naturalmente il linguaggio utilizzato è piuttosto differente rispetto a quello da cui sono partito, però la “grammatica” di base rimane in fondo la stessa: si tratta di tendere verso una tonica (che sia modale o propriamente tonale) attraverso un percorso di allontanamento o avvicinamento a questa; che sia dettato da una successione di accordi o da una linea melodica poco importa.
Insomma, non so se anche qualcun altro ci vede un senso in tutto questo, io comunque mi sono divertito! E credo che un senso lo si possa trovare se non altro nell’idea che la musica come espressione artistica richieda costantemente la nostra disponibilità a metterci in gioco e a cercare prospettive diverse con cui guardare anche alle cose (apparentemente) più semplici.
Nota della Redazione: Accordo è un luogo che dà spazio alle idee di tutti, ma questo non implica la condivisione di ciò che viene scritto. Mettere a disposizione dei musicisti lo spazio per esprimersi può generare un confronto virtuoso di idee ed esperienza diverse, dando a tutti l'occasione per valutare meglio i temi trattati e costruirsi un'opinione autonoma.