PAF originali e repliche moderne: quale pickup scegliere?
di bobchill [user #6868] - pubblicato il 17 dicembre 2017 ore 08:00
La discontinuità dei Gibson PAF d'epoca ha generato una schiera sconfinata di imitazioni moderne. Bob Cillo ci guida all'acquisto tra originali e repliche.
Cosa scegliere, se si vogliono cambiare i pick-up della propria chitarra per avvicinarsi il più possibile al suono dei vecchi PAF origlinali? Se si intende prendere in considerazione l’offerta del mercato del vintage, può essere utile conoscere alcuni dettagli.
Oggi i costruttori producono set di humbucker accuratamente selezionati in coppia, ottimizzati per essere installati in una determinata posizione: il pickup più potente destinato al ponte e quello con potenza inferiore per il manico, in modo da risultare perfettamente bilanciati tra loro quando il selettore è in posizione centrale.
Al contrario, i pickup vintage erano assemblati senza distinzione e accoppiati in modo del tutto casuale. Capita così di trovare spesso chitarre vintage con il pickup al manico che misura valori di resistenza ben superiori rispetto al suo compagno installato al ponte.
Alcune eccezioni di pickup dedicati a usi specifici tuttavia esistono anche nella produzione di allora, specie trai PAF dorati: al manico di alcune hollow body da jazz veniva installato un pickup che aveva i pole-pieces con distanziatura leggermente più stretta. Sui modelli con Varitone in uno dei due pickup veniva rovesciato il magnete per invertirne la fase. Lessi una volta su un forum il post di un chitarrista che non si capacitava del fatto che nella sua ES-345 vintage con Varitone bypassato ed eliminato dal circuito, i “tanto decantati vecchi PAF” suonavano molto peggio di un normale set di pickup nuovi. Il motivo era semplicemente che i suoi PAF suonavano in controfase magnetica.
Avevano orientamento magnetico inverso anche i PAF destinati alla posizione centrale delle Les Paul Custom ed SG/Les Paul Custom per avere, con il selettore in posizione di mezzo, quei caratteristici suoni surf dati dal pickup al ponte e da quello centrale accoppiati in controfase.
Ritengo che i PAF long magnet originali siano ormai esclusivo appannaggio di collezionisti con l’esigenza di restaurare modelli vintage di pregio e grande valore di mercato. Mi sentirei di consigliare un long magnet a un amico chitarrista soltanto se fosse abbastanza fortunato da avere la rara opportunità di provarlo prima dell’acquisto sulla chitarra in cui intende installarlo, sempre ammettendo di trovarne uno (o addirittura una coppia) per un prezzo ragionevole da fonte sicura e super-referenziata, tutte evenienze assai improbabili. Questo vale tanto più per i PAF bianchi e zebrati del ’59, dalle quotazioni di mercato assolutamente proibitive.
Un autentico short magnet di seconda generazione potrebbe essere tranquillamente acquistato a scatola chiusa, non credo che possa mai deludere le aspettative dal punto di vista sonoro, sempre a potersi permettere di pagare anche per la plusvalenza data dalla decal PAF.
L’acquisto ideale per un chitarrista in cerca di originali potrebbero essere i Patent Number/PAF, assolutamente identici ai PAF short magnet ma con decal un po’ meno ambita dal mercato dei collezionisti o naturalmente anche i Patent Number seconda serie. Parliamo comunque di pickup dalla resa sonora ineguagliata dalle riedizioni contemporanee e dunque ricercati e costosissimi.
Purtroppo, con la copertura sigillata è impossibile distinguere le differenti serie di PAF o Patent sticker e aprire per la prima volta una cover saldata in fabbrica può svalutare di parecchio il pickup: con cover rimossa non vi è più alcuna garanzia che il pickup non abbia subito manomissioni.
L’elevatissima qualità della resa sonora degli humbucker vintage prodotti da Gibson fino alla metà degli anni ’60 può rivelarsi anche un’arma a doppio taglio. Il loro suono è così eclatante, direbbero gli anglofoni “in your face”, che PAF o Patent Number delle prime due serie potrebbero svelare difetti nascosti della chitarra in cui sono montati e risultare una scelta inappropriata, addirittura eccessiva rispetto al valore dello strumento. Direbbe qualcuno: “come mettere un motore Ferrari in una Fiat Punto”.
In quest’ottica, per apportare un upgrade a una Gibson Vintage Reissue contemporanea, i T-Top anni ’60 potrebbero essere la scelta più bilanciata e indovinata per molti chitarristi.
Se si preferisce percorrere la strada più comoda, semplice e sicura di acquistare pickup nuovi, non rimane che tuffarsi nell’affollatissimo mercato delle riedizioni.
Ci sono decine di costruttori che hanno fama internazionale di produrre accuratissime riproduzioni. Solo per citarne alcuni: Electric City, Skatterbrane, Sheptone, Wolfetone, Seymour Duncan Custom Shop, Bare Knuckle, Lollar, Lindy Fralin, Peter Florance-Voodoo. A questi vanno aggiunti i piccoli laboratori, alcuni dei quali presenti sul mercato locale con ottime produzioni artigianali. Gli Stephens Design sono tra le riedizioni più blasonate ma la loro produzione è limitatissima e discontinua, con conseguente impennata delle quotazioni. Tra le riproduzioni che oggi godono di migliore reputazione ci sono i Wizz, fatti in Croazia, gli OX4, Inglesi di Oxford e i costosi Throbak americani. La Throbak ha una cura filologica certosina, fino al punto di avere rilevato le bobinatrici originali usate nello stabilimento Gibson di Kalamazoo negli anni ‘50 oltre ad avere un’attenzione maniacale per il reperimento di materiali identici a quelli impiegati nella lavorazione dell’epoca. Questa meticolosa accuratezza per i dettagli dà i suoi frutti.
Grazie al mio caro amico Jeanpierre, ho avuto la possibilità di testare un set di Throbak DT-102 MXV, studiato per clonare minuziosamente una coppia di Long Magnet originali. Il tipo di lega dei magneti, l’offset tra le bobine, il modo in cui il filo è avvolto e ogni altro dettaglio è stato fedelmente riprodotto dalla coppia di PAF presi a modello. Il risultato è stupefacente e c’è chi dice che questi humbucker in un blind test potrebbero facilmente confondersi con alcuni originali. Il segnale è chiaro, definito e presente e la ES-335 ’63 Reissue di Jeanpierre ha beneficiato di un miglioramento impressionante rispetto alla coppia di Burstbucker in dotazione di fabbrica. Discorso analogo anche per un paio di eccellenti OX4 che provai su una SG Les Paul VOS.
Ciò di cui queste ottime riedizioni sembrerebbero deficitare è l’espressività della particolare texture sonora profonda e articolata dei PAF. Quella che probabilmente è la caratteristica più evidente dei reissue contemporanei è che, rispetto a PAF, Patent Number e T-Top dell’epoca, appaiono più compressi e sensibilmente meno reattivi alla dinamica del tocco, motivo che mi portò alla decisione di vendere gli OX4 e di lanciarmi alla caccia di originali vintage.