Per noi tutti è una continua escalation (si spera sempre verso l'alto) alla ricerca del "suono che abbiamo nella testa". E solo tra di noi chitarro-maniaci possiamo capirci quando parliamo di questa cosa, quindi non c'è bisogno che io ve la spieghi perché saprete bene di cosa parlo. Questa escalation comporta spesso un notevole esborso di denaro, ma per fortuna non sempre. A volte si possono avere delle piacevolissime sorprese, anche dagli occhi a mandorla nel mio caso, e anche dopo che ti sono passate tra le mani non poche americane di razza.
Tutta la serie Revstar (trovate un articolo dedicato anche ) mi colpì fin da subito, a catalogo, e posso dirmi del tutto soddisfatto ora che ne ho una a casa. Quella che ho scelto io è la RS502, ponte fisso e P90.
Come è fatta
Dannatamente bene. Il body è il classico e super-collaudato sandwich di mogano (in tre pezzi molto ben accoppiati: è possibile vedere le giunzioni solo in controluce e aguzzando lo sguardo) e acero per il top (bello spesso, circa un centimetro). Il manico incollato è in mogano, tre pezzi, ma non di tipo 'scarf-neck' (con giunzioni su paletta e tacco) ma bensì tre pezzi incollati per il verso longitudinale. Scelta questa che consente di contenere le spese sulla materia prima ma al contempo non rinuncia a solidità e fermezza strutturali dell'insieme. Una vera chicca. La tastiera è in palissandro, di grana fitta e regolare, con segnatasti dot dello stesso colore del binding che contorna tutta la chitarra, body, tastiera e paletta. La posa dei tasti - jumbo - è perfetta e ottimamente rifinita sui bordi.
Il wiring è efficiente e pulito, il vano elettrico schermato di sopra e di sotto, e i pot funzionano sorprendentemente bene: il volume è lineare su tutta la sua corsa, e il tono è di tipo push-pull con filtro in gamma bassa quando attivato.
I P90 ruggiscono, nessun rimpianto per quelli della mia Les Paul 50's Tribute. Suonano sempre croccanti e definiti.
Notevole anche il ponte top-wrap, fermissimo, preciso nelle regolazioni, e fusione perfetta senza sbavature. E anche la particolare finitura sabbiata (comune per tutto l'hardware) è molto bella (l'effetto è migliore dal vivo che in foto).
Addosso
Sia in piedi sia da seduti, la chitarra è perfettamente bilanciata, non cade giù e non rischiate di prendere la paletta su un occhio (succede, credetemi). E questo è in assoluto un bene, perché non è un peso piuma: la mia ferma l'ago della bilancia sui 3,8kg, ma è in linea con le chitarre dello stesso tipo (la mia ultima Les Paul pesava 3,7kg, senza camere tonali).
Come suona
Io la definirei una chitarra "Hi-Fi", nel senso che è molto fedele nella risposta e dinamica al tocco. Non aggiunge e non toglie niente a quello che tu fai con le mani. Non è orientata verso nessun genere particolare, ci si può far bene un po' tutto secondo me. L'attacco sulle note è deciso, massiccio, fermo, granitico. Perfetto per me e per i suoni che cerco io (canale clean e volume sparato al massimo, quando si può). Non segnalo prevalenze di frequenza, né in gamma bassa né alta, ed è colorata ma non troppo. Bilanciata. Gli accordi aperti sono una libidine.
Prime e anche ultime personalizzazioni sono state le clip-lock DiMarzio, upgrade del capotasto (originale in plastichina sostituito con un GraphTech) e cover truss-rod in argento sterling con finitura brunita (lo faccio sempre su tutte le mie chitarre). E un adesivo. Mai messo prima d'ora un adesivo su una chitarra ma, secondo me, qui ci stava.
Se ve ne capita una sotto mano, fateci un giro. |