di Andy Cappellato [user #45705] - pubblicato il 13 febbraio 2018 ore 15:30
Abbiamo intervistato Antonio Porcelli, da 17 anni al fianco di Caparezza come sound engineer FOH e non solo. Fondamentale il suo contributo nella creazione degli ultimi 2 album dell’artista pugliese, Museica e Prisoner 709, che hanno visto la collaborazione anche di un famoso mixing engineer statunitense.
Abbiamo incontrato Antonio in una delle sue ultime visite a Milano e ne abbiano approfittato per fare una chiacchierata sul suo lavoro e sulla realizzazione di Prisoner 709.
Ciao Antonio, ci puoi raccontare come hai deciso di intraprendere la carriera di sound engineer e come è cominciato il tuo lavoro con Caparezza?
Ciao, la mia passione iniziò nei primi anni ’90, all’epoca suonavo la chitarra elettrica in una band e cominciai da subito a sentire l’esigenza di cominciare a registrare i nostri brani. Così seguendo i consigli di amici musicisti più grandi, mi comprai il mio primo registratore multitraccia a cassette, un Fostex X26.
Il mio primo impiego professionale però non fu come audio engineer, ma come tecnico luci in una grande e rinomata discoteca del sud Italia. Ma il mio amore per la chitarra elettrica e la musica suonata mi portò poco tempo dopo a lavorare in un piccolo club di Trani, sul cui palco si esibivano gli artisti più importanti della scena indipendente italiana di fine anni ’90: Bluvertigo, Afterhours, Subsonica, ecc.
A quel tempo seguii la filosofia che anche oggi suggerisco ai ragazzi che vogliono intraprendere questo mestiere: non cercate di lavorare subito con le grandi band, cominciate con gli esordienti, perché un giorno diventeranno loro le band del momento.
Dopo qualche anno passato come fonico residente, si presentò Caparezza e la sua band, reduce dalle registrazioni del disco d’esordio “?!” che già alla fine del concerto mi dissero: “Tu lavorerai con noi”.
Poco tempo dopo infatti mi chiamò proprio Michele (Salvemini, vero nome di Caparezza, ndr), per chiedermi di fargli da sound engineer in una data al Sole Blu, il locale dove è nato il progetto Caparezza. La serata andò talmente bene che da quel giorno le nostre strade non si sono più divise.
L’ultimo album di Caparezza è volato in testa alle classifiche subito dopo la sua uscita. Ci puoi raccontare un po’ dei dettagli sulla sua realizzazione?
Il nuovo album di Caparezza ricalca tutte le scelte a livello logistico, di professionisti coinvolti nella sua realizzazione e di risorse utilizzate che abbiamo usato anche nell’album precedente, Museica.
Museica è stato registrato a Molfetta, nello studio di Caparezza da me e Francesco Aiello, ex fonico di palco di Caparezza, che già da “Sogno Eretico” aveva partecipato alle registrazioni come assistente del compianto Carlo Rossi.
Per Museica proposi a Michele di diventare produttore di se stesso e di registrare il disco nel suo studio. In realtà non esisteva ancora nessuno studio, avevamo solo uno spazio vuoto sotto casa di Michele, ma noi già immaginavamo il suo futuro impiego.
Poi proposi di far mixare il disco da Chris Lord-Alge (mixing engineer per Muse, Green Day, Nickelback, Bruce Sprigsteeng, Céline Dion tra gli altri, ndr), che grazie al prezioso lavoro di Fausto Donato (Universal, discografico di Caparezza, ndr) e dei nostri collaboratori, riuscimmo a coinvolgere. L’ultimo anello della catena di realizzazione del disco è stato Gavin Lurssen, che ha realizzato il Master.
Questa catena di produzione, Michele come produttore artistico, io e Francesco Aiello per le registrazioni a Molfetta, Chris Lord-Alge come mix engineer e Gavin Lurssen al mastering a Los Angeles ha portato Museica al primo posto in classifica, a ottenere il disco d’oro, il disco di platino e il premio Tenco.
Abbiamo quindi usato lo stesso identico workfolw per Prisoner 709, che è volato anche lui subito al primo posto in classifica, ottenendo il disco d’oro e disco di platino.
Per quanto riguardo le attrezzature utilizzate per la realizzazione di Museica e Prisoner 709, abbiamo usato degli strumenti alla portata di tutti. All’epoca di Museica guardammo Sound City (il documentario di Dave Grohl sul famoso studio di Los Angeles, ndr.) che ci ha trasmesso la passione per lo studio di registrazione, i microfoni, le tecniche di ripresa e l’arte della registrazione in generale. Unendo così le nostre forze e le nostre attrezzature abbiamo cominciato le registrazioni. Il cuore delle nostre riprese era composto da 4 API 512c, un pre 2 canali Pacifica di A-Design, degli Amek 9098 e dei preamplificatori VDL Professional Analogics. In questo ultimo disco abbiamo usato prevalentemente i 512c, perché avevo intuito la predilezione di Michele per il sound API, scelta che ho condiviso in toto.
Io poi ho una grande passione per i microfoni dinamici. Lo Shure SM-7 è il microfono che volevo utilizzare per la voce di Michele, che abbiamo usato insieme ad un Neumann U-47 Fet, un po’ più scuro e adatto a compensare le caratteristiche della sua voce.
I Backing Vocal sono stati registrati sempre con l’ SM-7. Per la voce di John De Leo è stato utilizzato un Warm Audio WA-87, clone del Neumann U-87, che ho usato anche per la room della batteria. Sempre di Warm Audio abbiamo utilizzato i cloni del Teletronix LA-2A, i WA-2A e il WA-412, pre 4 canale in stile API. Abbiamo anche usato due Empirical Labs Distressor e dei Klark Teknik 1176-KT, cloni del famoso compressore fet di Universal Audio.
Per i rough mix ho utilizzato i compressori in parallel e ho poi fatto acquistare a Michele un Clariphonic di Kush Audio, una macchina stupenda, per ribilanciare le alte frequenze dei mix finali.
Le chitarre acustiche del singolo “Stare Bene” sono state registrate con degli Schoeps CMC 6 con capsula cardioide. Per le chitarre elettriche abbiamo utilizzato un SM-57 accoppiato ad un Sennheiser MD421, posizionati con la capsula cincidente, tecnica proposta da Francesco che utilizzo sempre anche dal vivo.
Per la microfonazione della batteria abbiamo utilizzato un Electrovoice RE-20 per la cassa, uno Shure SM-7 per il rullante con un SM-57 sotto, dei Sennheiser e604 per i tom e il timpano e dai Royer 121 a nastro come overhead.
Ho poi utilizzato anche una tecnica chiamata Wurst, che consiste nel posizionare un microfono nel mezzo del kit sopra la cassa, equidistante da tutti i pezzi (guarda il video). Grazie a questo microfono sono riuscito ad eliminare l’effetto “musica leggera” e ad ottenere un suono d’insieme del drumkit, comprimendo il segnale in modo corretto per donargli più respiro e movimento. È una tecnica che uso sempre anche nei Live.
Che amplificatori avete utilizzato per i suoni di chitarra elettrica?
Ti dirò quali sono i miei amplificatori, perché sono quelli che abbiamo utilizzato sia in Museica: una Mad Cat KT-45 e un Vox AC-30 Handwired. In Prisoner 709 abbiamo usato una Mad Cat Plexi e una bellissima Marshall JCM-800 di Michele. In entrambi gli album abbiamo utilizzato anche molti pedali, tra cui quelli realizzati da VDL Professinal Analogics. Molti suoni li ho ottenuti utilizzando anche equalizzatore grafico, il Boss GE7, prima di entrare nell’amplificatore. Con questo equalizzatore sono riuscito a creare gli spazi giusti per i vari overdubs e per gli altri elementi del mix.
E per il basso cosa avete utilizzato?
Per registrare il basso sono prima entrato in un pedale Delay stereo solo per splittare il segnale: un’uscita veniva inviata ad una D.I.Box direttamente registrata, linckata ad un amplificatore Mark Bass che però non abbiamo mai utilizzato nei mix, e l’altra andava direttamente ad un Tech 21 Sans Amp Bass Driver. Io adoro questo suono, mi considero Sans Amp Lover!
Qual è il tuo pensiero riguardo alla diatriba tra utilizzare l’analogico o il digitale in mix?
Oggi gli strumenti digitali sono arrivati ad un livello qualitativo molto elevato, ma sul suono c’è ancora una grande differenza con l’analogico, soprattutto sulle saturazioni e distorsioni. Il digitale ha ancora troppi errori dovuti all’aliasing che si traducono in un suono più duro e meno naturale. Con il digitale è difficile raggiungere quella distorsione “creamy” classica dell’analogico, per cui se stai mixando dei brani rock ed è questo quello di cui hai bisogno fai prima a rivolgerti all’analogico.
In questo momento storico si possono trovare banchi analogici di gran classe a prezzi stracciati, dismessi dai service ormai passati interamente al digitale per una questione di spazi, pesi e costi. Io stesso ho acquistato ultimamente due bellissimi mixer live che mai sarei potuto permettermi prima: un Midas H3000 e un Soundcraft MH4.
Con poche migliaia di euro puoi decidere se acquistare un banco analogico usato o un bundle di plugin.
Questo non significa che non sia possibile mixare in digitale. Io stesso nei live utilizzo ormai prevalentemente banchi digitali. Ma il lavoro del sound engeneer non riguarda solo i gear utilizzati, sopratutto in studio.
Per molti artisti infatti entrare in uno studio di registrazione è un’esperienza unica! Vedere il fonico seduto davanti ad un bel banco analogico, pieno di fader, manopole e lucine contribuisce a creare l’atmosfera ideale per un buon flusso creativo.
Perché la scelta del mixing è ricaduta proprio su Chris Lord-Alge?
Io adoro quel suono “in face”, quel muro sonoro che lui riesce a creare. È il Phil Spector moderno (creatore del famoso “Wall of Sound”, ndr). Chris ha la sua personalità, che è quello che l’artista cerca quando sceglie non solo un fonico, ma anche i musicisti e il produttore.
Lo proposi a Michele e lui condivise la mia scelta, cosa che mi rese felicissimo!
La sua riconferma per mixare anche il nuovo disco e i risultati ottenuti da entrambi gli album ci conferma di aver preso la scelta giusta.
Ultime due domande di rito:
1 - Qual è il microfono che porteresti sull’isola deserta?
Lo Shure SM-7! È un microfono che si possono permettere tutti, dal gran suono con pop filter integrato e hpf, utilizzabile su praticamente tutte le sorgenti.
2 - Puoi consigliare ai nostri lettori un gear per lo studio sotto i 100 Euro?
Te ne dico due! Gli equalizzatori grafici a pedale Boss per basso e chitarra: si trovano usati a pochissimi euro e si possono utilizzare ovunque e in qualsiasi genere. E poi lo Shure Unidyne 545, l’antenato dell’ SM-57, costa poca nel mercato dell’usato ha un gran suono ed è molto utile quando il cantante non riesce a cantare in cuffia. L’Unidyne ha una figura polare molto stretta che evita gli eccessivi rientri dai monitor.