Spotify blocca l'app crackata: i pirati si indignano
di Pietro Paolo Falco [user #17844] - pubblicato il 08 marzo 2018 ore 15:15
Una misura contro la pirateria scatena gli scrocconi del web contro Spotify: la app musicale più diffusa sotto accusa per aver preso le parti degli artisti.
La notizia è semplice, quasi routine: Spotify, fresco di quotazione in borsa, decide di stringere la morsa sui pirati informatici e blocca l'uso di versioni crackate dell'app che permettevano a chiunque di usufruire dei servizi Premium senza pagarne l'abbonamento. Gli "ex scrocconi" però non ci stanno.
Spotify è una delle app di riferimento per il mercato musicale odierno. Offre servizi gratuiti per tutti i suoi utenti con alcune restrizioni (riproduzioni in shuffle, interruzioni pubblicitarie...) e mette a disposizione un servizio Premium con cui ascoltare senza limiti tutta la musica che si vuole, dove si vuole, quando si vuole. Il costo, di 10 euro al mese, paga anche gli artisti per la loro musica.
Alcune versioni dell'app modificate illegalmente consentivano di aggirare le limitazioni dell'account free e permettevano a chiunque di usufruire del servizio Premium a costo zero, ma ora Spotify le blocca.
Nei giorni scorsi un'email ha raggiunto gli utenti avvisandoli della novità e rassicurandoli sul fatto che i loro account resteranno comunque attivi e intatti. Gli utenti di software crackati insomma sono stati individuati con chiarezza ma non subiranno denunce né ripercussioni di sorta, anzi Spotify li rincuora spiegando loro che potranno continuare a usare il loro account free di base o scegliere di abbonarsi al servizio Premium.
Nulla di strano finora, anzi una piacevole novità per artisti, case discografiche e per chiunque usufruisca del servizio pagando il necessario, eppure la reazione del web è imprevedibile e surreale: i pirati, anziché ringraziare il loro santo protettore per non essersi trovati la polizia postale alla porta di casa, sono letteralmente insorti.
Nel giro di poche ore i social sono stati invasi da post di sdegno, dal tono più o meno serio, in cui gli ex pirati inveiscono contro Spotify e la sua scelta di interrompere il servizio attraverso i canali crackati e, sottolineiamo, illegali.
Nelle recensioni all'ultima release della app su Google Play (il fenomeno sembra fosse diffuso per lo più su piattaforme Android), gli utenti hanno dato il meglio di sé.
È possibile assistere a una tempesta di valutazioni minime, recensioni da una stella che adducono motivazioni del tipo:
"10€ al mese per 12 mesi...secondo voi io dovrei spendere 120 l'anno per ascoltarmi 10 minuto di musica. Cancellate tutti gli account che volete, troveremo altri metodi."
Oppure:
"Non ci avrete mai! BUFFONI! Solo perché va in background vi sentite più esperti di youtube! Peccato..una app fantastica ridotta in poltiglia. Sputatevi in faccia."
E ancora perle come:
"Non è possibile pagare seriamente 10€ al mese per pagare della musica, che poi, parliamoci da amici, NESSUNO ACQUISTA LA MUSICA, FIGURIAMOCI COMPRARE UN ACCOUNT PREMIUM DA OAGARE OGNI MESE, CON STI SOLDI VADO A TROI*"
Secondo questo utente, il "ladro" è Spotify.
Non conosciamo i numeri del fenomeno e la quantità di account legati alle versioni crackate del software, ma non possiamo che restare basiti nell'apprendere di quale scarsa considerazione godano i musicisti e tutti gli attori del sistema musica al giorno d'oggi.
Nel 2018, 10 euro al mese (un caffè ogni tre giorni) sono reputati troppi per avere accesso a una libreria musicale senza limiti. "Oggi nessuno acquista la musica". Contro ogni proiezione confortante circa i trend della pirateria nel corso degli anni, la concezione del valore nullo legato a qualsiasi prodotto digitale è diffusa al punto che i pirati si sentono legittimati ad appropriarsene senza pagare alcunché, persino indignati quando questo diritto viene meno, andando contro ogni più basilare norma di buonsenso e vita civile.
Non sappiamo quanto ci vorrà prima che i pirati trovino un nuovo canale per tornare a scroccare musica alla faccia di chi decide di corrispondere il dovuto per un servizio privato, ciò che è certo è che da oggi l'ambiente ha fatto un importante passo in avanti verso un ritorno alla legalità e al riconoscimento del lavoro di tutti quegli artisti e i discografici che, nel 2018, credono che la musica sia ancora un valore da tutelare.