Daniele Gottardo suona le chitarre nel prossimo disco di Jason Becker
di redazione [user #116] - pubblicato il 21 marzo 2018 ore 16:30
Jason Becker sta lavorando al suo prossimo disco solista. Le chitarre di un brano sono affidate a Daniele Gottardo, virtuoso e visionario della chitarra elettrica, chitarrista italiano tra i più apprezzati e seguiti nel mondo.
Abbiamo incontrato Daniele nel suo studio, dove è nel pieno del processo di scrittura e composizione dell suo prossimo album, per farci raccontare questa emozionante collaborazione.
Come hai conosciuto Jason becker?
Il primo contatto con Jason avvenne parecchi anni fa.
Fu tramite un suo messaggio di apprezzamento a un mio video su YouTube, nel quale eseguivo la sigla dei Simpson. Qualche tempo dopo, mi trovai coinvolto in una festival chitarristico dedicato a Jason, il "The Jason Becker's Not Dead Festival" ad Amsterdam.
In quella occasione avesti la possibilità di conoscerlo di persona?
No. Diciamo però che rappresentò, semmai, l’occasione di farmi vedere e ascoltare in azione in maniera più completa e approfondita. Il che permise di creare poi il presupposto e la curiosità, da parte sua, per ascoltare il mio repertorio e quindi conoscersi di persona. Cosa che avvenne nel 2012. Ero al Namm e ne approfittai per andare a trovarlo.
E la collaborazione professionale com’è nata?
Jason sta lavorando al suo nuovo disco nel quale è affiancato da due produttori, Mike Bemesderfer e Dan Alvarez. Da quando vivo in California vado spesso a trovarlo e gli faccio ascoltare le cose che faccio e gli racconto i progetti nei quali sono coinvolto.Tra questi, l’anno passato ho prodotto il disco della chitarrista Gretchen Menn. A Jason e Mike (che tra l'altro è un amico con il quale esco spesso) piacque molto e, in particolare, apprezzarono il lavoro degli archi. Così mi chiesero di seguire e produrre la parte riservata al violino che avevano previsto per un brano.
Quindi hai esordito come produttore prima ancora che chitarrista?
Esatto. Coinvolsi Glauco Bertagnin, lo stesso violinista che aveva suonato per me nel disco di Gretchen, e lo seguì nelle registrazioni e nella produzione di quel brano. Restarono molto contenti.
E da lì come sei arrivato alle chitarre di "Hold On To Love", il brano he hai inciso?
Pochi mesi fa, mi chiesero se volevo dare il mio contributo anche come chitarrista. La proposta mi lusingo, ovviamente, parecchio. Anche perchè sapevo che tra i nomi ipotizzati per affidare le chitarre del brano in questione, era stato fatto anche quello di Steve Lukather.
Cosa ti mandarono da preparare e registrare?
Mi mandarono le tracce separate del brano. C’erano più chitarre da fare: una serie di parti ritmiche e due assolo già scritti, molto lunghi.
Chi aveva suonato le parti di chitarra nella preproduzione?
Erano suonate con una tastiera. Tutto, esecuzione, suono e parte erano molto dettagliate. Dovevo tirarle giù il più fedelmente possibile. Un bel lavoro visto che non avevo né partiture, nè midi. E non sono state tanto le note a complicarmi la vita, quanto la scrittura ritmica dell’assolo che era precisissima, zeppa di sincopi strane che ho dovuto trascrivere nella maniera più minuziosa possibile.
Che suggerimenti hai avuto sull’esecuzione, interpretazione della parte?
Paradossalmente, il suggerimento e incentivo più accorato che Jason e il suo team di produzione mi hanno dato è stato quello di metterci del mio. Io ho approcciato il brano in maniera totalmente ossequiosa nei confronti dello stile e della scrittura di Jason. Cercando quasi di annullare - in un certo modo - la mia personalità per rispettare, avvicinarmi ed emulare quella di Jason. Invece, quando ho iniziato a mandare i provini, loro mi hanno spronato a metterci del mio. E sono felice ed orgoglioso perchè ora, nel tessuto del brano nell’assolo, ci sono diversi elementi miei.
Dove hai registrato?
Inizialmente si pensava di farmi incidere a casa di Jason. Ma le parti di chitarra erano troppe, non sarebbe bastata la giornata a disposizione.
Così ho fatto tutto nel mio studio. Ho inciso con la chitarra in diretta in una DI, lasciando alla produzione la totale liberta di fare un reamp con il suono più idoneo.
Il brano è già chiuso? L’hai ascoltato?
No, non ancora. Anzi, mi è stato chiesto addirittura di fare un’altra take dell’assolo in totale libertà.
E’ prevista anche una versione del brano molto lunga in cui ci sarà una coda di assolo estesa. Quindi sono anch’io curioso di sentire come tutto questo materiale sarà gestito nel mix e nell’editing.
Quali sono state le cose più impegnative in questa sessione di registrazione?
Uno dei due produttori è un grandissimo perfezionista. Maniacale nella cura di ogni dettaglio.
Quindi per soddisfarlo ho dovuto curare in maniera puntigliosa ogni nota, ogni articolazione.
L’aspetto più impegnativo è stato l’intonazione. Nell’assolo ci sono un’infinità di bicordi, intervalli di terza e sesta. Per suonare tutto in maniera perfetta sono ricorso anche ad accordature alternative della chitarra che mi permettessero maggiore efficacia nell’esecuzione delle parti.
Hai sempre nominato Jason Becker come una delle tue più decisive fonti di ispirazione.
Sì. Jason, come magari Malmsteen, sono chitarristi che colpiscono e restano per il livello altissimo del loro linguaggio tecnico. Ma, soprattutto nel caso di Jason è il come suonano: la leggerezza, eleganza del loro playing. Qualcosa che va oltre la meccanica, la mera velocità. A volte sento altri chitarristi eseguire le cose di Jason. Sono precisi ma non ci trovo la stessa sensibilità, la stessa profondità e intenzione. Prima di tutto però, di Jason amo l’aspetto compositivo. A lui devo il fatto l’avermi spronato a scrivere musica strumentale senza sentirmi vincolato esclusivamente alla chitarra. Per questo il suo “Perspective” resta un disco che mi ha segnato moltissimo.
Torneremo presto in compagnia di Daniele Gottardo (che abbiamo recentemente incontrato al Namm di Los Angeles) con una ricca intervista e una serie di pillole e approfondimenti legati alla sua carriera, i suoi ascolti e le sue influenze e il suo approccio alla scrittura.