di redazione [user #116] - pubblicato il 18 maggio 2018 ore 07:30
In prova il Riverside, l’overdrive Strymon che unisce tecnologia analogica e digitale per ottenere sound dal sapore valvolare con la potenza dei bit.
Il Riverside unisce al suo interno un circuito JFET in classe A che accoglie per primo il segnale in ingresso fornendo un aumento fino a 20dB senza rumori di fondo. Questo è controllato digitalmente ma resta completamente analogico nel funzionamento. Seguono in cascata diversi stadi di gain gestiti invece dal DSP SHARC, utilizzato da Strymon per le le modulazioni e ora prestato al mondo della distorsione.
La parte completamente digitale si occupa di creare quello i tecnici della casa californiana chiamano "Infinite Sweet Spot". Al variare di livello e gain, il circuito digitale si modifica agendo su diversi parametri e garantendo dinamica e precisione nell’eq a qualsiasi settaggio.
Sul pannello frontale possiamo controllare il pedale con cinque diversi potenziometri, due dedicati a drive e livello di uscita e tre all’equalizzazione con i classici alti, medi e bassi.
In aggiunta abbiamo tre micro switch. I due sul pannello frontale si occupano di controllare le due tipologie di sound tra vintage e modern con l’opzione hi-gain e lo-gain e un boost sui medi. Il terzo controlla il Presence, si trova sul pannello posteriore e permette di aggiungere o togliere brillantezza per adattarsi al meglio all’amplificatore e alla chitarra che stiamo utilizzando.
Sempre sul pannello posteriore troviamo tutte le connessioni in ingresso e in uscita. Oltre in e out, abbiamo a disposizione l’ingresso per un footswitch che permette di attivare un boost fino a 6db e l’ingresso per un pedale di espressione con cui controllare semplicemente il volume o diversi parametri in contemporanea.
Grazie al tasto Favorite si può richiamare un preset diverso da quello impostato con i controlli. Questo di fatto rende il Riverside un doppio pedale su cui si possono impostare due diversi suoni, un rhythm e un lead per esempio.
Colleghiamo il Riverside tra una Telecaster degli anni '70 e una Marshall del '69 e cominciamo da un settaggio delicato, di stampo vintage. Il boost che si aggiunge al suono già increspato della plexi è una goduria. L’aumento di volume è minimo e l’eq, lasciato sulle prime in flat, è completamente trasparente. Si sente il sound della chitarra dritto nell’amplificatore, solo leggermente incattivito.
Il mid boost è efficace anche se non necessario con questo setup, ma può garantire una spinta in più per bucare il mix con prepotenza. Nonostante i single coil e l’ampli vecchiotto, non si sente in effetti nessun grave aumento di rumore, segno che quanto raccontato sul sito Strymon corrisponde a verità.
Salendo con il gain le ottime impressioni non cambiano. Il sound resta ricco di armoniche ma sempre dinamico. Risponde dolcemente tanto al variare del volume quanto alla pennata, tornando fin quasi al clean anche dai settaggi più estremi.
Spostandoci nella versione hi-gain il timbro cambia, ma non in maniera estrema. Si sente un aumento della compressione, il sound si compatta e diventa più aggressivo. Nonostante il cambio di passo che ci porta verso distorsioni cattive e potenti, le note restano intellegibili e articolare anche accordi aperti non è un problema, non si impastano mai.