di redazione [user #116] - pubblicato il 28 maggio 2018 ore 17:30
Paul Gilbert e John Petrucci sono due riferimenti assoluti nella pennata alternata. Eppure, a parità di tecnica utilizzata, il suono delle loro frasi è diversissimo. Accomunati da velocità e pulizia disarmanti, il primo lo si apprezza per il groove e la dinamica delle sue plettrate, il secondo per potenza e omogeneità delle frasi; Petrucci in azione, è un autentico carro armato di note. Analizziamo le peculiarità stilistiche di questi due plettratori, in questa pillola di tecnica chitarristica con Ralph Salati dei Destrage.
Benché ci siano stati molti chitarristi precedenti a Paul Gilbert e John Petrucci, strepitosi utilizzatori di questa tecnica (Al Di Meola su tutti) il merito di questi due musicisti è stato calare la pennata alternata nel solismo metal e progressive con una modernità, articolazione e organizzazione assolutamente inedite.
Nonostante Paul Gilbert abbia spesso dichiarato che una grande fonte di ispirazione della sua pennata sia stato Yngwie Malmsteen, questo non è da considerarsi un plettratore alternato puro: Malmsteen, infatti è un utilizzatore dell’economy picking.
Meccanicamente, le pennata alternata è una approccio estremamente intuitivo, facile sulla carta. Quando si esegue una sequenza di note, suonandole esclusivamente con il plettro che si muove in maniera sempre alterna (giù-sù-giù- sù) si stà utilizzando la pennata alternata. Perchè questa pennata sia rigorosa, l'alternanza delle plettrate non deve essere rotta, o variata, nemmeno nei cambi di corda o da inserti in legato.
Ecco uno schema riassuntivo dei vari approcci praticabili.
Esempio integrativo non presente nel video
Ciò nonostante, la pennata alternata è una tecnica molto più complessa di quanto possa apparire a un’analisi e descrizione superficiale.
La natura così meccanica non ne limita affatto le possibilità espressive che sono, invece, sconfinate. L’analisi comparata di Gilbert e Petrucci permette proprio di cogliere quante siano - a parità di tecnica impiegata - le possibilità di suono e fraseggio che la pennata offre: il suono dell’uno e dell’altro sono, infatti, diversissimi.
Il fraseggio in pennata alternata di Paul Gilbert si presenta come maggiormente lineare: i suoi pattern sono più diretti e si limitano, perlopiù a quantizzazioni standard di quartine e sestine. La complessità del suo plettraggio consiste dal riuscire a ottenere un suono e una dinamica di spessore e qualità straordinarie. Paul Gilbert è magistrale per il lavoro che compie sul suono, aspetto che maggiormente impressiona nella sua pennata alternata.
Proprio la cura del suono e della dinamica, unite a un groove straordinario, fanno sì che - se si dovesse fare per forza un accostamento - piuttosto che John Petrucci è Nuno Bettencurt il plettratore che si avvicina di più a Gilbert.
Per cogliere le principali peculiarità della pennata di Gilbert è opportuno lavorare anche sui suoni crunch che fanno affiorare in maniera decisa dinamica e groove.
(E suggeriribile fare come Gilbert: non cambiare suono, ma partendo dalla sonorità lead arrivare al crunch abbassando leggermente il volume e splittando l’humbucker)
John Petrucci è molto distante da questo approccio. In lui c’è molto più attacco del plettro e la cura del suono si traduce, piuttosto che nella ricerca della dinamica e delle sfumature di suono, nell’impatto: Petrucci è come “un carrarmato di note che ti arriva in faccia”. Benché anche Gilbert abbia un impatto notevole, raramente i suoi fraseggi in alternata arrivano come il flusso di note, compatto e uniforme, di Petrucci.
Quando Petrucci plettra, è come un trapano che suona tutte le note possibili con la maggiore potenza e definizione concepibile.
Lo stesso pattern viene ripetuto un'ottava in basso modificando lo sviluppo attraverso la scala.
Pur non avendo senso alcun tipo di giudizio tra due giganti del genere, quello che si può dire è che in Gilbert c’è un'attenzione al suono, una capacità di colorare con dinamiche e sonorità differenti le sequenze di plettrato che in Petrucci, forse, non sono presenti. Mentre in Petrucci, invece, il suono è sì curassimo ma piuttosto, la ricerca in tal senso, è finalizzata alla compattezza e uniformità, unite alla potenza, del flusso sonoro.