Ciao amici accordiani!
Per la serie "leggere letture estive", volevo condividere con voi questa cosa successa ieri. Da anni ormai suono con il multieffetto: meno sbattimenti, ho esattamente il suono che mi serve in tutte le circostanze, carico i vari backup a seconda delle necessità e tutta un'altra serie di vantaggi che non sto qua a spiegare.
Ieri sera però, appena tornato a casa da lavoro, mi è venuta l'idea malsana di rispolverare il mio ampli: uno Huges & Kettner a transistor, 60 watt, cono da 12", 2 canali, circuito di simluazione ampli valvolare (alzando il volume del canale clean oltre metà, il suono comincia a clippare, col volume oltre 3/4 esce un bel crunch). L'utilizzo che ne faccio da 5-6 anni a questa parte è come cassa, entrando col multieffetto nel return del loop effetti e bypassando così tutto il preamp. Ieri sera invece, complici la serata meno calda rispetto agli ultimi giorni, la figlia quattroenne partita per il mare coi nonni e la moglie al piano di sotto in cucina, apro le finestre, prendo la Les Paul, jack diretto nell'ampli, pedalino per cambio canale e stop. Niente fronzoli, niente effetti, niente. Solo chitarra e ampli. Erano anni che non suonavo così, e forse la prima e unica volta che l'ho fatto è stato al negozio di strumenti musicali in cui comprai questo mio primo e unico ampli, tra l'altro usato.
Ok, vediamo cosa esce. Incredbile, i potenziometri non gracchiano, il jack non ha falsi contatti. Se non ricordo male il modo migliore per fare il suono era mettere tutti i toni al massimo e poi scavare le frequenze che non servono per ottenere la pasta sonora giusta. Non ho voglia di sbattermi troppo, il tempo è poco e alle 20 c'è pronto da mangiare, ho poco più di un'ora. E allora faccio subito il suono distorto: canale drive acceso, volume a 3/4, gain a 3/4, toni tutti a palla, master bassino per non prendere troppi insulti dai vicini. Mmmh, cavolo il suono è già buono, ma troppo grosso. E' vero, questo ampli con gli humbucker è sempre stato un po' scuro. Bene, leviamo un bel po' di bassi, scaviamo un peletto i medi... ecco, ci siamo. E il canale clean? Ma guarda... l'equalizzazione mi soddisfa, alzo il volume del clean fino al break-up simulato: con gli EMG attivi basta avvicinarsi alla metà per avere l'accenno di crunch. Regolo il volume del canale drive in modo che sia livellato al punto giusto. Azz... ho perso già 5 minuti... Ok iniziamo.
Pickup al ponte, suono clean. L'EMG 81 non fa suoni clean, questo è già un pelo sporco. Perfetto per l'intro di Paradise City. Canale drive, ecco i power chord e il riff iniziale. Sbrodolo. Qua ci vuole Sweet Child o' Mine. E allora EMG 85 al manico e parto col riff. Appena finisco l'intro e mi rimetto sul clean per la strofa, sento gli applausi provenire dal vicinato, tra cui il nipotino di 9 anni che sta iniziando a suonare la chitarra. Torno sul pulito, pickup al manico. L'EMG 85 è meno rabbioso e, suonando morbido, esce a meraviglia l'arpeggio di Don't Cry. Certo manca un po' di chorus ma chissene. E via così per un'ora buona di suonate. Tra i vari accenni: Higway to hell, Back in black, You shook me all night long, un po' di improvvisazione in stile AC/DC, l'immancabile Crazy train, i miei amati Aerosmith, Eat the rich, Living on the edge, Love in an elevator. E poi un po' di anni 70: Black night, Rock & roll, Stairway to heaven. Passiamo al grunge: Alive, Porch, Black, Better man, Yellow ledbetter, Man in the box, All my life. La faccenda si sta facendo pesante, meglio ammorbidire un po'. Gioco un po' coi potenziometri del volume: Hotel california, intro, ritornello e solo finale (alla fine arriva il boato dal vicinato). Mi resta poco tempo. Torno sul distorto. Enter Sandman, The number of the beast, 2 minutes to midnight, The trooper. Ho passato il segno... "Marcooooooo!!! Bastaaaa!!! C'è in tavolaaaaaa!!!" "Ok arrivvoooo". Pennatona sul mi minore, l'accordo hard & heavy per eccellenza, lascio andare il suono mentre tolgo la chitarra e l'appoggio sul poggiachitarra: è davanti all'ampli, parte il feedback... sbrodolo di nuovo. Vabbè, spengo tutto e vado a mangiare.
Storia di un'ora di pura goduria. |