Quali sono i motivi per i quali uno fonico, un musicista o una produzione possono prediligere un sistema di monitoring fisico?
Sicuramente sono diversi e dovuti a fattori differenti:
il fonico, in contesti medio/grandi, è vincolato dalle richieste di una produzione o dal rider tecnico del musicista, dove normalmente si specifica posizionamento e numero di monitor. Se non ha vincoli di brand sicuramente sceglierà in base a diversi fattori quali dBspl, reiezione al feedback, utilizzatore, dimensione altoparlante, se attivi o passivi etc etc.. ci tengo a specificare che un diffusore non adeguato crea più danni rispetto al non avere nessun monitoraggio, quindi partiamo già con l’idea che esistono gli stage monitor e esistono i diffusori per fare PA ed ogni cosa dovrebbe essere usata come tale.
Il musicista dovrebbe comprarsi uno stage monitor appena comincia a suonare in giro, così da abituarsi già in sala prove al suo utilizzo. Devi imparare a vivere e suonare su un palco, dove ci sarà inevitabilmente un sistema di monitoraggio con cui dovrai fare i conti prima o poi. In questo caso la scelta dovrebbe essere legata allo strumento che si utilizza ed al monitor che rende più realisticamente quello che è il proprio suono (esempio , ovvero 12” per voce/chitarre, , 15” per basso e batteria) .
Le produzioni sono in linea di massima vincolate alle esigenze dell’artista, o da ciò che viene richiesta alla produzione locale dà quella dell’artista, comunque ci sono molte dinamiche in questo senso. Mettiamo che Sting debba venire a fare un concerto in italia, la sua produzione ne contatterà una locale che dovrà fornire per esempio degli stage monitor Clair Brothers (storiche e diffusissime le ultimi arrivi e ) in quanto richieste dalla produzione dell’artista.
Ci sono pro e contro nell’uso dei monitor, sicuramente da una sensazione più live al musicista, incidendo anche sulla sua performance, dall’altro lato però generano volume sul palco che potrebbe creare problemi al fonico.
Quali sono degli accorgimenti che possono aiutare la convivenza di monitor con bilanciamenti e mix diversi su palchi affollati?
Sul palco di norma è bene stare attenti al posizionamento dei microfoni in funzione anche degli stage monitor, non dimentichiamo mai la figura polare del microfono che ci permette di capire se il monitor è posizionato in modo da evitare feedback. Altro problema a cui stare attenti è il numero di canali ausiliari dedicati al monitoraggio, se ho 5 musicisti, con 5 monitor, DEVO avere 5 canali per gestirli separatamente in quanto necessiterò di 5 mix differenti, uno per musicista. Sembra scontato, ma spesso non è così, soprattutto in contesti dove ci sono pseudo service.
Qualche consiglio per educare il musicista meno esperto all'utilizzo dei monitor. Soprattuto i chitarristi che - le prime volte - soffrono perché non riconoscono il suono della loro chitarra rispetto a come lo sentono uscire dall'ampli
Tocchiamo un tasto dolente, da bassista sono abituato a suonare con la D.I. dalla prima volta che ho messo il piede su un palco, lo stesso non vale per la chitarra. Di massimo teniamo presente che basta un amplificatore da 15 watt per ottenere un ottimo risultato, considerando che è SEMPRE microfonato. Potenze grosse non servono in quanto verrà sempre richiesto di abbassare abbondantemente il livello, snaturando quindi quello che è il suono. Quindi torno a dire: comprate uno stage monitor, un mixer ed un microfono, cercate la posizione corretta del microfono e create il suono sull’amplificatore in base a ciò che esce dal monitor.
Parlando ancora di chitarristi, l'utilizzo di sistemi digitali sta riducendo la presenza di amplificatori sui palchi ma rendendo ancora più delicata la presenza di monitor dedicati ai loro ascolti: qualche riflessione a riguardo?
Grazie al cielo, finalmente la loudness war tra i musicisti sul palco è destinata a concludersi. A maggior ragione ora i chitarristi dovranno essere meno rock n roll e più ingegneri, ascoltando cosa esce dal monitor, che inevitabilmente sarà ciò che esce nel PA. In questo caso è bene scegliere stage monitor al max da 12” in quanto un 15” risulterebbe troppo carico di basse frequenze per quello che è lo spettro di una chitarra. Avere un monitor solo con il segnale diretto della chitarra potrebbe essere una bella alternativa all’amplificatore.
Un'ultima riflessione dedicata ai batteristi la cui posizione e strumento li relega in una condizione di isolamento acustico per sopperire la quale un buon sistema di monitoraggio è vitale. Qualche suggerimento per ottimizzare il monitoring del batterista?
A mio avviso il batterista dovrebbe usare sempre gli in-ear monitor, così da preservare le sue orecchie dai volumi alti della batteria (consideriamo che un colpo di rullante è tra i 121 e i 125 dbspl, che sono pressioni elevate e pericolose per l’orecchio). Poi ci sono contesti in cui il Drumfill sarà necessario, di norma composto da top e sub (esempio Clair Bros + Kitsubmini), in quel caso sarebbe da posizionare a lato, dalla parte del charleston per capirsi, ma se gli spazi non lo permettono si può posizionare anche alle spalle del batterista. In generale però consiglio delle buone cuffie che isolino bene il musicista.
In generale bisogna che i musicisti si istruiscano ed imparino a suonare con il monitoraggio, già dalla sala prove, così da sapere poi di cosa avranno bisogno come riferimenti quando saranno sul palco.
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