Rock'n'Roll School è il nome del ciclo di lezioni che Maurizio Faulisi terrà tra gennaio e febbraio riservati ai ragazzi del Liceo Parini di Seregno.
Gli appuntamenti saranno quattro: il 17 Gennaio sarà presentata la lezione CROSSROADS, una panoramica sull'incontro della tradizioni musicali europee ed africane; il 31 gennaio COUNTRY ROADS dedicata alle origini europee della musica Country, fino alla Nashville di oggi; il 14 febbraio, invece, THE SOUL OF BLUES un appuntamento per raccontare l'odissea del popolo afro-americano dalla schiavitù al Blues e al Soul; infine, il 28 febbraio GOOD ROCKIN' TONIGHT, storia del fenomeno socio-musicale più importante della storia moderna.
A breve, inoltre, verranno annunciate le date di altri tre tre seminari (aperti anche agli esterni) che Dr.Feelgood terrà nella scuola di musica Funky Town Music Academy di Milano.
Abbiamo incontrato Maurizio per farci anticipare qualcosa sulle sue lezioni.
Maurizio ci racconti come si articolano i tuoi appuntamenti?
Ho iniziato circa 15 anni fa: ricordo il primo seminario al Centro Multimediale di Cinisello Balsamo tenuto con l’esperto di musica afro-americana Gianni Del Savio. Io mi occupavo delle radici bianche, lui di blues, gospel e soul. Si trattò di una serie di 5 incontri durante i quali si ascoltò anche musica live, bluegrass, blues e boogie. Allora durante i seminari si raccontava la storia della musica per generi, evoluzioni, influenze con l’apporto di dischi e video, si maneggiavano vinili, cd e videocassette, oggi la preparazione dei seminari richiede maggiore impegno perchè svolgo un lavoro di assemblamento del materiale aiutato dalla tecnologia. Il risultato è molto più piacevole per i partecipanti, perché i seminari si seguono esclusivamente su grande schermo, gallery fotografiche con base sonora e immagini tratte da filmati storici dagli anni ’20 ad oggi proposti in ordine cronologico commentati da una voce narrante live, la mia, che introduce i vari mini documentari.
Dai spazio anche alla musica suonata, mettendoti in gioco come musicista?
Sì, se a conclusione dell’incontro rimane tempo, eseguo anche qualche brano.
Parli dell’incontro tra la tradizioni musicali africane e quelle europee. Quali sono gli artisti che hanno incarnato in maniera più vivida questa commistione?
Contaminazione è il termine più ricorrente durante i seminari. La storia della musica popolare americana è stata esemplare nel dimostrare quanto siano fondamentali gli incontri di popolazioni provenienti da parti diverse del globo. Irlandersi, inglesi, tedeschi, scandinavi, spagnoli, italiani, francesi si sono per secoli incontrati e scontrati su un nuovo territorio che ha dato vita a una nuova società che con tante difficoltà ha dovuto far convivere diverse etnie, patrimoni culturali e musicali diversi. La commistione delle diverse tradizioni ha sviluppato nella sua evoluzione tanti diversi generi schematizzati, etichettati e ovviamente manipolati a partire dai primi del Novecento dalla nascente industria discografica che nell’arco di due o tre decenni produceva e vendeva molti milioni di 78 in tutta la nazione. Jimmie Rodgers, tra i tanti, nei primi anni ’30 era una star di proporzioni inimmaginabili.
La natura del blues, struttura, portamento e note continuano a essere la spina dorsale di tantissima musica. Come stimoli chi è totalmente a digiuno di questa consapevolezza a cogliere l’importanza del blues, ad appassionarsi e riconoscerlo in tanta musica?
Nella musica ‘nuova’ c’è molto meno blues rispetto a quanto ne arrivasse ai giovani degli anni ’70. Oggi i riferimenti musicali delle nuove generazioni sono altri. Ma questo non vuol dire che non apprezzino il genere, semplicemente hanno meno occasioni di venirne a contatto. Colpa dei media. Eppure attualmente il numero di concerti e festival blues su tutto il territorio nazionale è maggiore rispetto a vent’anni fa. Ciò che deve far riflettere è l’assenza di giovani ai concerti di musica tradizionale, di classic rock, folk, blues e country. L’età media del pubblico è davvero troppo alta. Bisogna fare qualcosa per fare arrivare non solo Hank Williams e Muddy Waters ma anche Bob Dylan e Bruce Springsteen ai giovani. Basterebbe che venisse data loro la possibilità di capire il valore della musica che è alla base di ciò che ascoltano oggi. Questi incontri che svolgo nelle scuole di musica, nei pub, nelle biblioteche, ma soprattutto negli istituti superiori, mi hanno fatto scoprire che l’interesse dei teenager c’è eccome. Lancio un appello ai tanti esperti orfani delle riviste per le quali scrivevano e che non esistono più, il vostro desiderio di divulgazione, se ancora lo possedete, indirizzatelo verso le scuole, sarà molto utile per i ragazzi e gratificante per voi.
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