di redazione [user #116] - pubblicato il 07 febbraio 2019 ore 17:30
Immaginatevi di dovervi trasferire dall'altra parte del mondo per ripartire da zero con la vostra attività di musicisti. Allievi, contatti, band, strumentazione: tutto da rifare. Già messa così è una bella sfida ma se poi ci aggiungete anche che la destinazione è l'America, dove il livello musicale è altissimo, l'impresa parrebbe titanica.
Eppure questo è quello che ha fatto Marco, chitarrista professionista di Pordenone che da qualche anno vive e lavora in America, a Minneapolis, proprio grazie alla chitarra.
Nei prossimi mesi Marco ci racconterà la sua storia attraverso una serie di arrticoli che saranno una sorta di manuale di sopravvivenza per chitarristi in trasferta.
Il primo appuntamento non poteva che essere dedicato alla strumentazione. Alla vigilia della partenza, diventerà necessario avere le idee estremamente chiare su cosa sarà necessario e indispensabile da subito. Ecco una serie di dritte.
"Uno degli aspetti fondamentali nell'affrontare uno spostamento in un mercato ampio come quello americano è il pianificare in anticipo ogni possibile evenienza. Certamente, l'aspetto economico è di basilare importanza; è necessario ipotizzare che all’inizio servirà basarsi principalmente su quanti risparmi si siano riusciti a mettere da parte: servirà avere un gruzzolo che ci possa aiutare a far passare i primi mesi nei quali difficilmente ci saranno delle entrate fisse.
Subito dopo quello del sostentamento iniziale, per un chitarrista si presenta uno scenario, forse, ancor più problematico ma decisivo per partire con la propria attività: che strumentazione poter e dover portare con sé per essere operativi nell'immediato.
Dando per assodato che non esistono le classiche ricette fisse, proveremo a fare una lista di quello che si può ritenere essenziale per proporsi professionalmente non appena sbarcati in una nuova realtà.
Una considerazione decisiva riguarda le varie possibilità di spedizione della propria strumentazione presso la nuova residenza. Le due metodologie esistenti sono via aerea o mare: la prima, più costosa, vi permetterebbe di arrivare ed avere tutto l'occorrente in brevissimo tempo. La seconda, più economica, ha un tempo di attesa attorno ai 90 giorni. Questa prospettiva deve essere presa in considerazione per pianificare al meglio tanto le tempistiche che le spese.
Tuttavia, alla luce dell’esperienza fatta mi sentire di provare a stilare una prima lista che consenta nell’immediato di iniziare da subito a lavorare come chitarrista negli USA, riservandosi di affrontare l’onore delle spedizioni appena raggiunta una certa stabilità lavorativa e di domicilio.
Proveremo quindi a stilare una lista di cose che riusciranno ad essere trasportate assieme ai bagagli inclusi nel prezzo del biglietto, cercando di riuscire a includere tutto lo stretto necessario.
CHITARRE: La prima preoccupazione del chitarrista viaggiatore riguarda come saranno trattati i suoi strumenti, qualora dovessero venire imbarcati in stiva. La realtà è che nei voli intercontinentali, giocandosi le carte giuste, ci sono ottime speranze di far salire a bordo con sé gli strumenti più delicati. Detto ciò, con le custodie che permettono di portare anche due strumenti in un unico involucro, il conto su quante sei corde portare può arrivare fino a tre. Strumenti tipo le Telecaster o Stratocaster sono le scelte più ovvie perché a livello sonoro ci permettono di spaziare attraverso i più disparati generi con agilità, garantendoci una versatilità che sarà una risorsa lavorativa preziosa; ma non solo: il fatto di poter svitare il manico dal corpo, offre la possibilità di imbarcare uno strumento extra nel bagaglio in stiva. Quindi due chitarre viaggeranno con noi, una smontata resterà nella valigia in stiva.
Quando alle due chitarre da mettere in custodia, lasciatemi dare suggerimento importantissimo: lasciare a casa una chitarra acustica (con un buon preamplificatore) per andare a cercare lavoro nel paese dove la musica Country/Pop acustica cantautorale fa da padrona, sarebbe un vero e proprio suicidio professionale. Non fate questo errore!
AMPLIFICATORE: Non spedite il vostro amplificatore! Potrà sembrare un'affermazione azzardata ma nel momento in cui vi troverete a dover gestire il differente voltaggio negli Stati Uniti, vi renderete conto che la soluzione migliore è di vendere il proprio amplificatore e comprarne uno simile non appena se ne avrà la possibilità. Al giorno d'oggi poi, non è più richiesto avere un “muro” di suono dietro alle spalle, nemmeno qui in America, la patria del Rock! Con un piccolo ampli a watt-aggio limitato – magari usato - selezionato con cura nel mercato ampissimo che troverete in America sarete autonomi e performanti. Magari, se volete essere proprio zelanti, portatevi anche un microfono che vi servirà per amplificarlo nelle situazioni più dispersive
EFFETTI: Selezionate i due pedalini analogici ai quali siete più legati e che caratterizzano di più il vostro suono (per esempio un buon overdrive/distorsore e una modulazione) e quelli portateveli. Tanto più se sono magari pezzi rari, fuori produzione, o artigianali. Per il resto un piccolo processore di effetti come un MM4 della Line 6 o affini, potrà coprire la maggior parte delle prime richieste sonore. Sparpagliati tra custodie e valige sarà uno scherzo trasportarli assieme ai cavi e un alimentatore One Spot. Per assembrale una pedaliera più strutturata vale la pena aspettare e non lesinare risorse più avanti.
PC: Le collaborazioni online tra musicisti non sono più il futuro, ma il presente. Avere un buon laptop, con una piccola scheda audio a uno o due ingressi, può aprire ad ulteriori possibilità di lavoro nel mercato americano dove i musicisti preferiscono sempre di più registrare da casa che in studio. Entrambi staranno nel bagaglio a mano.
ACCESSORI VARI: Non dimenticatevi un buon accordatore! Per quanto sempre in fase di miglioramento, le app ed i dispositivi a molla, restano ancora un passo indietro ad un buon accordatore tradizionale. "
Conosciamo meglio Marco Vendrame, protagonista di questa serie di articoli.
Marco come ci sei finito in America?
Mi piacerebbem da musicista, poter dire di aver inseguito il classico "sogno americano". La verità è che sono sposato con una ragazza statunitense che ha vissuto per qualche anno in Italia e voleva rientrare nel suo paese per poter stare più vicino alla sua famiglia. Tutto quello che stà accadendo sotto l'aspetto professionale, continua ad essere una piacevole sorpresa.
In cosa consisteva la tua vita di musicista in Italia?
Dopo aver conseguito il diploma presso la Lizard, il mio lavoro si è diviso per quasi dieci anni tra insegnamento in diverse scuole di musica del territorio dal quale provengo, e l'attività dal vivo come turnista o cantautore in svariate band.
Sei partito con l'idea chiara di fare il musicista in America o è una possibilità che hai valutato e visto realizzabile nel tempo?
Come molti musicisti non nascondo di aver sempre pensato agli Stati Uniti come una delle destinazioni più inarrivabili in ambito musicale; per questo motivo ero convinto di dover ripartire lavorando prima in qualche fast food come McDonalds. Quando, grazie anche ad un pò di fortuna che non guasta mai, ho intuito che avrei potuto da subito mettermi in gioco come musicista, non ho esitato a premere il pedale dell'acceleratore.
Quali sono le sostanziali differenze rispetto alla musica e al fare musica in Italia?
Negli Stati Uniti la figura professionale del musicista viene riconosciuta a tutto tondo, questo è ovviamente gratificante. In generale si fruisce di molta più musica inedita il che motiva tantissimo dal lato compositivo.
Il livello medio dei musicisti è molto più alto?
Avere alcune tra le maggiori industrie musicali come New York, Los Angeles e Nashville, dove risiedono la gran parte dei migliori musicisti del mondo, alza sicuramente la media. Esistono però altre destinazioni più approcciabili come quella nella quale sono coinvolto (Minneapolis), dove si può trovare un livello alto ma che permette di potersi ritagliare il proprio spazio.
In che progetti musicali sei coinvolto al momento?
Oltre ad insegnare, collaboro come turnista con cantautori locali ed alcune cover band. La cosa della quale sono più entusiasta però, è la possibilità che stò avendo di potermi esibire in versione solista suonando e cantando la mia musica.
Di cosa parlerai in questi appuntamenti?
Affronterò svariati argomenti basati sulle mie esperienze personali che spero possano essere d'aiuto a chi può avere l'intenzione di fare il grande salto. Da quelli molto pratici come ad esempio gestire una strumentazione essenziale per essere operativi nell'immediato, al come selezionare il mercato più adatto per la propria proposta musicale.