Alcuni tra i chitarristi più in vista del mondo sono anche avidi collezionisti di rarità. La Les Paul del 1959 è un graal per loro e alcuni fortunati idoli delle sei corde sono riusciti ad aggiungerne una alla propria collezione.
Joe Bonamassa
“Magellan”, numero di serie #9 0829, è la prima Burst acquistata da Bonamassa. Così soprannominata perché voleva riuscire a circumnavigare il globo con questa chitarra nel world tour 2011, lottando con le compagnie aeree, soprattutto in Australia per riuscire di arrivare con la chitarra a Londra in tempo per lo show del grande Gary Moore, con Jack Bruce al basso, alla Royal Albert Hall.
“Sfortunatamente non lo farò mai più, troppo pericoloso. Amo questa chitarra e ne farò sempre tesoro, e sarò sempre grato al mio amico Eliot Michael di Rumbleseat Music per la sua fiducia e generosità”.
Jim McCarty
James William McCarty, nato a Detroit il 1 Giugno 1945 è un chitarrista blues-rock famoso per aver lavorato con Mitch Ryder, con i Buddy Miles Express, con i Cactus e per aver registrato con Jimi Hendrix e Bob Seger.
Nel 2005 Les Paul lo ha omaggiato incidendo un suo brano 69 Freedom Special, scritto quando suonava con Buddy Miles.
Nel 2006 partecipò al Tour-Reunion dei Cactus.
Nel 2011 insieme a Carmine Appice riunì ancora una volta i Cactus e la band rimase attiva fino al 2016.
Poco sappiamo della sua burst, seriale #9 1955. Sicuramente è stata usata con i Cactus nei dischi e dal vivo. Lo ricordiamo con questo strumento sul palco del festival Isle Of Wight.
La chitarra è oggi parte di una collezione privata inglese.
Steve Lukather
In una lunga intervista a Vintage Guitar Magazine, Steve Lukather parla delle sue Les Paul:
“Oggi sono un uomo Music Man ma all'inizio ero molto Les Paul oriented. Sui primi due album dei Toto e sul primo di Boz Scaggs ho utilizzato in prevalenza una Les Paul De Luxe Cherry del 1971 che mi regalarono i miei genitori, oltre alla 335 e alla Valley Arts che in seguito fu riverniciata e divenne la Robot. Ho avuto altre due Les Paul una '58 Goldtop e una '60 Burst (quest'ultima usata molto poco), entrambe vendute qualche anno fa per una piccola fortuna.”
La sua Standard del 1959, battezzata Rosanna Burst, è stata acquistata tra il 1979 e il 1980 presso il negozio Bizarre Guitars di Phoenix Arizona.
“La '59 Rosanna è l'holy grail della mia collezione. Questa chitarra, un cavo e un Marshall e sei proiettato nella dimensione sonora degli anni '60. Di base tutto quello che ho suonato dall'80 all'83 è fatto con la Burst e con le prime Valley Arts.”
Seriale #9 0494, è considerata una delle dieci burst più importanti del mondo. La possiamo ascoltare in “Beat It” di Michael Jackson, in “Let's Get Phisical” di Olivia Newton John, in “Running With the Night” di Lionel Richie, “Breakdown Dead Ahead” di Boz Scaggs, oltre che con i Toto.
Steve Lukather ha anche suonato la burst nella serata del 90esimo compleanno Gibson.
Per il gossip: la canzone Rosanna era dedicata all'attrice Rosanna Arquette.
Bernie Marsden
Nato il 7 maggio 1951 a Buckingham, UK, Bernard John Marsden è uno dei più famosi chitarristi inglesi ancora in attività.
Comincia a suonare nel 1970 con una band locale chiamata Skinny Cat, l'anno seguente passa ai Wild Turkey, gruppo formato dall'ex Jethro Tull Glenn Cornick, con i quali registra un album.
Nel 1974 lo troviamo con i Cozy Powell's Hammers, gruppo che si scioglierà a breve. Contemporaneamente suona nei Babe Ruth, guidati dalla cantante Janita Haan. Dopo aver inciso un disco lei se ne va e il gruppo resta nelle mani di Bernie che lo rifonda e pubblica un altro album.
Nel 1976, raccomandato da Cozy, entra in un gruppo sorto dalle ceneri dei Deep Purple, i PAL (Paice, Ashton & Lord) ma il gruppo ha vita breve e nel 1977 si sgretola.
Nel 1978 rifiuta un'offerta di Paul McCartney di entrare nei Wings e si unisce ai Whitesnake, gruppo che lascerà dopo sette album e altrettanti tour mondiali.
Crea un proprio gruppo, sempre con David Coverdale alla voce e in seguito lavorerà con vari gruppi sempre derivati dall'area Whitesnake o, in area blues, con il suo vecchio amico chitarrista Micky Moody.
Nel 1994 registra l'album Green and Blue dedicato ai chitarristi dei Bluesbreakers di John Mayall e negli anni 2000 Bernie Plays Rory, dedicato a Rory Gallagher.
Nella sua cariera ha scritto anche due colonne sonore.
Nel 2017 è uscita la sua biografia “Where's My Guitar” e l'anno scorso il libro della sua collezione di chitarre “Tales of Tone and Volume”.
È sempre in attività, gira i festival con la sua band, tiene dei corsi estivi di chitarra nel Buckinghamshire, ha scritto per due anni (18/19) sulle pagine di Guitarist e la scorsa estate ha fatto parte della Joe's Bonamassa Blues Cruise, insieme a personaggi come Peter Frampton e accompagnato dal nostro Emiliano Manuguerra.
Ha all'attivo oltre 50 LP e altrettante collaborazioni.
The Beast, Les Paul Standard del 1959 con codice #9 1914, è la sua chitarra n. 1. È così chiamata per il suo volume, decisamente più potente rispetto alle burst di molti suoi colleghi. Acquistata nel 1974 per 500 sterline, lo ha accompagnato in tutte le incisioni dei Whitesnake e in molte a seguire.
La Gibson ha prodotto la versione Collector's Choice.
Anche PRS gli ha dedicato una chitarra signature.
Inoltre ha firmato una serie speciale di pickup “The Beast” per Area 59.
Billy Gibbons
Billy Gibbons acquistò la sua Pearly Gates, numero #9 1171, nel 1968. Come tutti era rimasto profondamente colpito dal suono di Eric Clapton nell'album Bluesbreakers ed era alla ricerca di una Les Paul come quella riprodotta sulla copertina del disco. Un amico, John Wilson, che suonava in una band di Houston chiamata Magic Ring, gli disse che il proprietario di un ranch fuori città, che suonava country music, ne aveva una, ma recentemente era più concentrato sull'allevamento di bovini che sulla musica. Le voci dicevano che teneva la chitarra inutilizzata sotto il letto.
Gibbons partì quindi alla volta di Houston (un’ora di macchina) per incontrare il ranchero. In tasca aveva 250$ che arrivavano da un'altra storia.
Insieme ad alcuni amici avevano fatto una colletta per comprare una vecchia Packard del '39 da dare a un'amica aspirante attrice che doveva andare a Hollywood per un provino. Pensando che l'auto non sarebbe riuscita ad arrivare oltre El Paso, per buon auspicio la avevano battezzata Pearly Gates (Porte del Paradiso).
Arrivata a LA, l'amica chiamò chiedendo cosa doveva fare dell'auto e gli dissero di venderla. Quindi i soldi erano la sua parte della vendita della Packard.
Gibbons arriva da “una specie di John Wayne” che tira fuori effettivamente la chitarra da sotto il letto. “Solo il fodero già emanava amore, la chitarra era in condizioni perfette, ancora con le corde Gibson flatwound originali più un'altro set di Black Diamond flatwound nel fodero. Chiusi subito la trattativa e mi portai a casa la chitarra alla quale trasferii il nome dell'auto, Pearly Gates”.
Lo strumento era praticamente nuovo, mentre oggi dopo tanti anni è pieno di “eruzioni cutanee” come le chiama Billy. “La prima cosa che rovinai fu il battipenna. Tenevo le unghie lunghe alla mano destra, come avevo visto fare a Segovia e a Clapton, ma non mi resi conto che le unghie rigavano il battipenna. Ho lasciato anche tanti segni di cintura sul retro”.
Pearly Gates è stata la sua chitarra principale dal ZZ Top’s First Album del 1971 fino alle ultime incisioni con il produttore Rick Rubin.
“Quando la acquistai era 100% mint, eppure recentemente un collezionista giapponese mi ha offerto 5 milioni di dollari, l'offerta era molto attraente ma ho rifiutato. Ho speso un sacco di soldi per mettere insieme la mia collezione di chitarre e cercarne una che suonasse meglio di Pearly, ma non è ancora successo”.
Peter Green
Quando nel 1966 Eric Clapton lasciò i Bluesbreakers di John Mayall, fu prontamente rimpiazzato con un chitarrista emergente dell'area Londinese, Peter Green. Inutile dire che anche lui si presentò con una Les Paul del 1959, acquistata usata e destinata a diventare una delle più famose LP di sempre, chiamata Magic (dal famoso assolo di “Black Magic Woman”).
Particolare del suono di Green era l'utilizzo del pickup al ponte girato al contrario (configurazione utilizzata anche nella sua celeberrima ES 335 sempre del 1959).
Green lasciò presto, nel 1967, il gruppo di John Mayall per seguire il batterista Mick Fleetwood nel suo progetto Fleetwood Mac.
Sappiamo tutti dei crescenti problemi che il nostro ebbe: era affetto da schizofrenia, che lo portò ad abbandonare la musica e a trasferirsi in Svezia.
Nel 1972 Green offrì la chitarra, numero di serie #9 2208, a Snowy White, ma quest'ultimo aveva appena acquistato una Goldtop 1957 e non se la sentì di affrontare la spesa per entrambe, quindi la chitarra fu offerta all'emergente Gary Moore che la acquistò e la ribattezzò “Greenie”.
Alcuni anni dopo, mentre viaggiava all'interno di una flight case nel bagagliaio dell'auto di Moore, l'auto fu tamponata da un camion e si ruppero la paletta e il manico della chitarra, che fu riparata dal liutaio Charlie Chandler.
Gary Moore utilizzò la chitarra come strumento principale con i Thin Lizzy e durante la sua carriera solista per molti anni.
Nel 2005 si fratturò una mano, dovette rinunciare a una tournée e fu costretto a vendere la chitarra a Phil Winfield di Maverick Music. Il folklore su internet fece il resto e fu ipotizzato un prezzo tra i 500.000 e il milione e 200.000 dollari.
Nell'aprile 2013 Joe Bonamassa ricevette il permesso di suonare la chitarra alla Royal Albert Hall.
Nel giugno 2014 un membro di MyLesPaulForum ebbe la possibilità di provare e fotografare lo strumento sotto l'occhio vigile di un ispettore della compagnia di assicurazioni, stabilendo tra l'altro che il manico era un po' più sottile rispetto alla media, i pickup con un uscita leggermente più alta e le bobine erano double cream al manico e double black al ponte. I pickup non erano mai stati smontati, semplicemente era stato girato quello al ponte.
Nel luglio dello stesso anno la chitarra fu acquistata da Kirk Hammett dei Metallica. Anche qui si scatenò il putiferio internet con fantomatici prezzi che superavano i due milioni di dollari.
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