|
Esattamente tra una settimana, il prossimo venerdì 19 giugno, uscirà per Egea Music “Zig Zag” il nuovo disco dei “The Framers”. L’album conterrà otto brani strumentali e tre interludi, tutti ispirati ai capolavori della Galleria Internazionale di Arte Moderna Ca’ Pesaro di Venezia che collabora al progetto.
In questo appuntamento Phil Mer e Andrea Lombardini anticipano un frammento di uno dei brani dell’album, "Precipizio", eseguendolo dal vivo e spiegandolo. |
A che opera è ispirato questo brano e che legame avete evidenziato, questa volta, tra quadro e musica?
Phil Mer: Precipizio” è un pezzo ispirato all’opera omonima di Mark Tobey, un artista americano. Si tratta di un quadro astratto del 1957, un insieme di macchie e puntini neri su una carta bianca, capace di evocare una sensazione di spaesamento, caduta. La sezione di groove che abbiamo suonato è il movimento centrale della composizione. Credo che quello che facciamo si leghi bene all’immagine a livello narrativo: la sensazione è davvero quella di un groove che precipita, capace di fornire quel senso di caduta, di vertigine.
Come avete cercato di rendere questa sensazione?
“Attraverso una continua aggiunta di note, che nel sommarsi generano anche un’accelerazione. E questo simula in parte la caduta, quando nell’arrancare per non perdere l’equilibrio si aumenta e accelera il passo. A contribuire a questo effetto c’è un approccio esecutivo spigoloso che non fa niente per aiutare il groove a girare. Volutamente si vuole suggerire l’impressione che si incespichi.
"Precipizio" Mark Tobey, 1957
Direi che siete stati efficaci!
Sì. Questo groove è un equilibrio precario perché simula la camminata di qualcuno che procede sull’orlo di un precipizio e, ogni tanto, guardando giù, viene colto da vertigine.
È un tipo di groove nel quale hanno un’importanza decisiva gli spazi, le pause: il vuoto tra una nota e l’altra ha la stessa importanza della nota stessa.
Che sembrerebbe ovvio, eppure…
Eppure, a volte, suonando la batteria non ci si pensa. Quando si suona un groove, spece se dritto, si entra come in una sorta di mantra, di danza, ripetendo sempre la stessa cosa. Invece bisogna ricordarsi di dare il giusto peso alla pausa, allo spazio. E non bisogna perdersi all’interno di questo spazio! Anche le pause possono essere fuori tempo! E avere l’abilità di gestire esattamente una pausa è imprescindibile per gestire un groove come questo!
Andrea, dal tuo punto di visto cos'ha di peculiare questo groove?
Andrea Lombardini: "Direi il fatto che all’interno di questo groove ci sono cinque suddivisioni differenti di quantizzazione. Normalmente in un riff, un lick, un giro di basso c’è una figura ritmica preponderante: ottavi, sedicesimi… Qui la parte è costruita in maniera variegata tra ottavi e sedicesimi ma c’è anche una terzina e una quintina. Così, ci sono dei momenti in cui, mentre lo suoni, devi quantizzare in maniera diversa il tuo senso ritmico interno."
Come si può affinare questa capacità?
Con il metronomo regolato molto lento: eseguendo scale, arpeggi, esercizi di tecnica utilizzando differenti quantizzazioni…con il metronomo, per esempio, a 40 bpm eseguire i quarti, le terzine di ottavi, i sedicesimi, quintine, sestine, gruppi di sette e poi trentaduesimi…
Ecco la trascrizione del groove di "Precipizio": si tratta di un groove ciclico di 15 quarti suddivisibili in 8+7 (oppure 4 + 4 + 4 +3 come scritto per facilità di lettura), le note sono tutte riconducibili alla scala di F#- naturale. La peculiarità è la presenza di gruppetti di 5 e di 3 all'interno di un portamento per lo più avente i sedicesimi come minimo comune multipo ritmico, questo rende il groove molto più difficile da controllare ritmicamente. (Andrea Lombardini)
|