Di sicuro intensità ed eleganza del vibrato sono uno dei marchi distintivi del chitarrismo di Adrian Vandenberg. Gli abbiamo chiesto di parlarci di questo aspetto tecnico.
“Credo tutto parta da Eric Clapton, che è stato uno dei miei primi eroi. Ero un ragazzino e il mio vicino di casa mi fece scoprire i dischi John Mayall con Clapton. Adoravo quella maniera di vibrare le note! Avevo 12, 13 anni – forse anche meno – e benché ancora non fossi molto interessato al sesso, almeno rispetto a quanto lo sarei stato gli anni dopo (risate) avvertivo qual cosa di sexy in quel suono: bluesy e sexy! Ho iniziato a lavorare su quella tecnica, cercando una mia maniera di farla, con un mio senso del tempo. Chitarristi diversi, vibrano le note in maniere profondamente diverse: pensa a Django Reinhart o a Paul Kossof altro mio grande eroe della chitarra!
Ecco, per me un aspetto decisivo è buttare il pollice sopra il manico della chitarra: ho maggiore stabilità e controllo. Ovviamente se sto eseguendo sequenze scalari più aperte il pollice sta più dietro al manico; ma non appena devo vibrare una nota lo sposto in alto!
La gente dice che uno dei marchi di fabbrica, del mio modo di suonare, è la maniera con cui quando faccio un bending, tiro la nota lentamente fino all’intonazione che cerco, facendola vibrare! Ecco, questa è una cosa che per me suona sexy! Ma tutto ciò che concerne la chitarra rock per me è così; ed è una cosa che cerco di portare anche nel songwriting. Per carità, è una cosa personale; ma quando ascolto band come Dream Theater, musicisti strepitosi come John Petrucci, ci trovo ricerca della perfezione ma nulla che sia sexy. Viceversa Keith Richards, quanto non è sexy nonostante di tecnico ci sia poco o nulla nel suo playing!? In fondo, non raccontiamocela: il rock’n’roll è nato attorno all’idea del sesso. La musica progressive ha altre suggestioni, altre idee…e scusatemi, ma per quanto mi riguarda, io preferisco il rock’n’roll!"
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