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Guthrie Govan: “se non fai schifo, non stai migliorando”
Guthrie Govan: “se non fai schifo, non stai migliorando”
di [user #116] - pubblicato il

L’idea di Govan è uscire costantemente dalla comfort zone fino a rendere la musica il proprio mezzo espressivo più naturale in assoluto.
“C’è una trappola, quando diventi troppo bravo in un lick” spiega Guthrie Govan in una recente intervista sul magazine Total Guitar.
Tra i chitarristi più in vista degli ultimi 15 anni e giù di lì, Govan è un genio della chitarra in senso assoluto. La sua padronanza tecnica e meccanica ha stabilito nuovi standard per le future generazioni, la sua trasversalità negli stili lo ha reso un riferimento in molteplici contesti, la sua visione analitica della musica ne ha fatto un didatta di altissimo livello e l’estro creativo lo ha reso un artista universalmente apprezzato. Dall’esplosione di Erotic Cakes alla fortunata serie di lavori con gli Aristocrats e con tutto quello che c’è di mezzo, nel tempo Guthrie ha snocciolato tonnellate di consigli sempre altamente condivisibili. Quella che ha condiviso con la rivista britannica è una riflessione quasi a tratti scontata per quanto è naturale, eppure illuminante.

Guthrie Govan: “se non fai schifo, non stai migliorando”

C’è una trappola quando diventi troppo bravo in un lick e per te diventa una comodità” spiega il chitarrista. “Ogni volta che vorrai sentirti meglio, parte del tuo subconscio ti spingerà a suonare la cosa che hai suonato milioni di volte perché sai che suonerà ben fatta. Il problema è che in fondo realizzi che non hai scelto tu di suonarla, è la tua mano ad averlo fatto, non la tua anima.

Il discorso verte poi su come può essere meglio strutturare una sessione di studio, su consigli pratici per chi intende migliorare sullo strumento. “Ogni musicista è a sé” è la base del ragionamento, e continua “c’è una cosa interessante sulla pratica e su come decidiamo di dividere il nostro tempo. Se suoni troppo bene quando ti eserciti, stai studiando cose che sai già fare, il che non ti aiuta davvero. Parte di quello che suoni dovrebbe suonare da schifo, perché così saprai di star lavorando su qualcosa che ha bisogno che ci lavori. C’è un equilibrio in questo”.



L’idea è spingere sempre un passo fuori dalla propria comfort zone, scoprire i limiti per ampliarli un po’ per volta, e la padronanza del proprio orecchio è una sfida stimolante in questo senso.
Parlando di improvvisazione e di espressività, Guthrie consiglia: “Ci sono altre cose meccaniche su cui puoi lavorare. Sono un forte sostenitore dell’idea di copiare tutto quello che senti intorno a te, dalle suonerie dei telefoni alle colonne sonore dei film e qualsiasi cosa passi in radio. Tutto ciò che senti è materiale che puoi usare per lavorare sul tuo orecchio.
Puoi farlo in due modi, restando in una posizione da box e scala per familiarizzare con gli intervalli tra le corde, oppure puoi suonare in maniera più vocale, muovendoti longitudinalmente lungo la tastiera. Entrambi gli approcci funzionano e si completano. L’idea generale è che se il tuo orecchio diventa abbastanza bravo a capire cose gli altri stanno suonando e a replicarlo, quando un giorno inventerai una melodia che nessuno ha mai suonato prima potrai usare le stesse capacità di copia per portarla dalla tua testa alle mani”.



Il tema è strettamente legato all’improvvisazione, oltre che alla composizione tradizionale. Abbattere le barriere della meccanica permette di tradurre quasi istantaneamente un pensiero in una melodia, senza i vincoli dei pattern e dei lick. Cantare ciò che si suonare per suonare ciò che si canta è importante nella visione di Govan, che in passato aveva già condiviso il suo originale approccio all’improvvisazione:
Avvicino la musica come una lingua. E mi sento davvero attratto all’idea di farla sentire come fosse la mia prima lingua. C’è la lingua che impari da bambino, ed è quella in cui ti senti più a tuo agio a esprimerti, e spesso è la lingua in cui hai imparato le regole grammaticali, quella in cui non ti sei mai forzato a imparare venti nuove parole al giorno o i tempi dei verbi, l’hai assorbita in un modo diverso”.



Suonare con la stessa disinvoltura con cui si parla nella propria lingua madre è il traguardo che Guthrie pone davanti a qualsiasi musicista abbia scelto di fare dell’improvvisazione una parte centrale della propria formazione. E, così come si è diventati fluenti nella propria lingua esercitandola con naturalezza ogni giorno, parlando con gli altri e sfruttandola come uno strumento per esprimere i propri pensieri nel modo più diretto possibile, creare un dialogo attraverso il proprio strumento - che sia in fase di studio lavorando su di sé o interagendo con altri musicisti - è la strada giusta perché ciò si realizzi.
guthrie govan interviste
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di Guycho [user #2802]
commento del 01/11/2023 ore 16:17:05
"padronanza tecnica e meccanica"

Cioè?
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di Pietro Paolo Falco [user #17844]
commento del 01/11/2023 ore 19:27:37
In genere si considera la tecnica come la padronanza dell'armonia e delle sue applicazioni, mentre per meccanica si intende lo "slego" muscolare in senso stretto, velocità di esecuzione e velocità "mente-mano". In entrambi i campi, Govan ha stabilito degli standard impressionanti!
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di Guycho [user #2802]
commento del 02/11/2023 ore 10:21:05
prima volta che sento "meccanica"

La capacità esecutiva, abilità di tocco, velocità, padronanza dello strumento, io le ho sempre chiamate "tecnica".
Rispondi
di Pietro Paolo Falco [user #17844]
commento del 02/11/2023 ore 10:27:45
È vero, spessissimo il termine tecnica viene esteso ad ambo i campi. Distinguerle a me piace, perché permette di definire anche un tipo di chitarrista che magari non ha la velocità di esecuzione estrema, ma ha una preparazione tale da attingere a un bagaglio espressivo assai colto, tra l'altro distinguendolo da chi magari è un lampo sul metronomo ma non è mai andato oltre.
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di enricofra [user #29774]
commento del 02/11/2023 ore 13:44:39
La tecnica e'la capacità di eseguire in pratica quello che abbiamo studiato, cioè la teoria, quello che dici mi sembra inesatto
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di Pietro Paolo Falco [user #17844]
commento del 02/11/2023 ore 13:49:49
Nella definizione che preferisco (sentita per la prima volta dal Maestro Pietro Condorelli) la tecnica è esattamente quello che dici: padronanza di mezzi espressivi e linguaggio mediante lo studio della teoria, applicata allo strumento. La meccanica è ciò che ce lo fa fare in sedicesimi a 300bpm senza sbavare.
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di enricofra [user #29774]
commento del 02/11/2023 ore 13:47:06
Quindi c'è chi e'tecnicamente bravo ma potrebbe essere ripetitivo perché poco preparato nella teoria intesa come bagaglio di conoscenze, viceversa uno può suonare cose molto particolari o ricercate ma non alla velocità della luce....
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di Jumpy [user #1050]
commento del 02/11/2023 ore 10:59:40
Cercando di semplificare estendendo il concetto. Penso ad un giocatore di calcio (o di qualsiasi altro sport), padronanza tecnica può essere intesa come conoscenza delle strategie di gioco, del come muoversi sul campo, come interagire con i compagni, padronanza meccanica è invece intesa come la preparazione fisica necessaria per sostenere la padronanza tecnica di cui sopra.
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di enricofra [user #29774]
commento del 02/11/2023 ore 13:49:47
Secondo me meccanica e tecnica in ambito musicale o calcistico sono la stessa cosa, le strategie di gioco sono la teoria....
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di Jumpy [user #1050]
commento del 01/11/2023 ore 19:36:13
lo conosco dai tempi in cui pubblicava le sue lezioni su Guitar Techniques, a livello di tecnica e conoscenza dello strumento credo sia tra i primi al mondo, gli ho sentito suonare le cose più assurde.
L'usare la composizione e l'improvvisazione come se fosse un linguaggio, come se si parlasse in lingua madre, quindi slegandosi poi completamente da scale/arpeggi/licks è un concetto che esprimeva spesso anche Frank Zappa.
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di Daffy Dark [user #64186]
commento del 02/11/2023 ore 07:32:54
Il titolo è spiazzante..
Se non fai schifo non stai migliorando, ok,
io faccio pena per cui vuol dire che sto facendo miglioramenti?
Per cui quale è il divertimento di fare musica,
suonare bene un pezzo o tanti pezzi che si sanno fare bene e per cui divertirsi suonando,
o fare qualcosa che non ci verrà mai bene perché bisogna uscire dalla propria comfort zone, magari perdendoci tempo senza risultati discreti e dire che bello, mi sto rompendo le palle e inoltre non sto neanche suonando bene, però cavolo almeno non faccio sempre la stessa cosa?
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di spaccamaroni [user #7280]
commento del 02/11/2023 ore 10:23:09
Beh ma contestualizziamo un attimo...
Il titolo è un estratto a mo' di provocazione, un invito di Govan a spronarsi ad uscire dalle proprie certezze che possono risultare stantie, non a triturarsi tutto il tempo senza divertirsi e senza quelle certezze.
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di Daffy Dark [user #64186]
commento del 02/11/2023 ore 14:12:19
Qua se ci si addentra troppo in questo argomento si rischia di fare confusione,
volere migliorarsi non significa per forza osare di più e uscire per forza dai soliti licks..
Se parliamo di musica in generale, chi scrive canzoni e ha fatto bei dischi, parlo in generale ovvio, se si è migliorato col tempo a scrivere bei pezzi, non è per forza detto che sia uscito dalla propria comfort zone di composizione, se invece la vogliamo mettere solo sul piano improvvisativo di un chitarrista magari posso anche capire che chi suona sempre le stesse cose ai 2000 kmh in maniera impeccabile dopo un po' stanchi perché monotono e ripetitivo.
Ci sono tanti musicisti famosi che hanno magari scritto dei capolavori agli inizi e sono rimasti nella loro comfort zone, e proprio questi quando hanno cominciato a fare qualcosa di più elaborato proprio per uscire da quel limbo,
non sono riusciti a replicare le belle cose fatte in precedenza.
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di spaccamaroni [user #7280]
commento del 02/11/2023 ore 19:03:11
Non so, io leggendo l'articolo ho tratto un messaggio molto semplice e basico: uscire dalla propria comfort zone per provare ad imparare cose nuove e a rinnovare il proprio linguaggio. Questa è la considerazione che ne traggo, senza farmi pippe mentali sui 25 significati che può assumere ogni singolo vocabolo.
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di Daffy Dark [user #64186]
commento del 02/11/2023 ore 19:15:06
Sarà sicuramente come dici tu,
io però la interpreto, musicalmente parlando, in tanti modi, però vabbè non ha senso per me dilungarsi troppo su questo argomento.
Rispondi
di onlyfender [user #5881]
commento del 02/11/2023 ore 17:29:1
Voglio sposare questa filosofia estremizzandola, d’ora in poi verificherò se ho accordato correttamente la chitarra non più con il mi maggiore… sceglierò un accordo a caso dal prontuario degli accordi.
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di pelgas [user #50313]
commento del 02/11/2023 ore 21:26:01
Parole Sante
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