la foto mi ritrae tra l'impareggiabile Smilzo, l'eclettico "spilungone" così tagliente ed arguto nei suoi commenti ed un altro amico di cui, mi scuserà, non ricordo il nome ma soltanto il suo magnifico modo di suonare che non posso fare altro che invidiare
li ho colti al risveglio, ancora pigri ed assonnati, che cercavano di sconfiggere il torpore della notte appena trascorsa con flebo di caffè forte ma in breve quasi tutti riprendevano la propria identità e qualcuno riusciva anche a discorrere con una certa coerenza
al primo ragazzo che ho incontrato nello spazio antistante all'albergo ho chiesto se era quello il luogo dell'incontro ed egli, sollevandosi leggermente dalla panchina sulla quale era pigramente spalmato, ha aperto un solo occhio e dopo una breve esitazione ha risposto: "forse"
ho capito che ero nel posto giusto e ho rivisto me stesso, qualche anno addietro, quando partecipavo a quei raduni oceanici in nord Europa ricordando con piacere e nostalgia il passaggio tra il sogno e la realtà che stentava ad apparire, che si delineava confusa ed incerta e che la mente ostinatamente rifiutava cercando di rimanere dall'altra parte
dopo circa un'ora la normalità era del tutto ripristinata e qualcuno cominciava a produrre le prime note con mio immenso piacere e cominciavano gli scambi con un costruttivo discorrere sui suoni, sulle più avanzate tecniche chitarristiche e sul modo di diffonderle con mezzi acustici ed elettronici fino a quando, nella sala interna, si connettevano i jack e iniziavano le jam trasformando quei ragazzi pigri e sonnacchiosi in splendidi esecutori, seri ed inflessibili nella loro tecnica, attenti e scrupolosi nelle soluzioni
ed io ero là, seduto su uno scalino, a godere una musica che avevo sempre agognato di produrre senza esservi mai riuscito e mi beavo di ascoltarla senza alcuna forma di risentimento anzi, al contrario, felice di poter dare un valido contributo magari disegnando un circuito idoneo per esprimere al meglio questa nobile arte