di stefano58 [user #23807] - pubblicato il 27 ottobre 2011 ore 19:46
Daniele Silvestri è un ragazzo che mi ha sempre ispirato simpatia.Sa prendere/prendersi in giro , non si arroga nessuna etichetta ,non pretende di cambiare la storia della musica , cerca solamente con la dote che ha di comunicare cose, dal più banale amore ai conflitti sociali, sempre senza prendersi sul serio ,senza spocchia ne presunzione ,musica spesso semplice,parole non sempre dirette ma in fondo facili da decodificare,arrangiamenti comunque originali.In questo brano invece si respira un'aria che può sembrare cupa ,claustrofobica , priva di speranza , uno sguardo agli "altri" , tutta quella popolazione umana che affolla l'universo carcerario , mondo lontano , quasi fosse un'altro pianeta abitato da altri esseri e non da persone che , avendo sbagliato ( e non voglio aprire un dibattito su quello che è sbagliato o meno ) paga il suo tributo lasciando spesso l'inferno di una vita per entrare in una vita d'inferno.Non c'è guerra , non c'è contrapposizione , i buoni e i cattivi , resta l'uomo, prigioniero dei suoi sbagli prima che della cella , con i suoi ricordi,la sua percezione , le sue speranze, i suoi sogni.
Ed è in quest'ottica che il prigioniero si libera dai legacci terreni e materiali, giunge ad una serena visione del reale che stride con la realtà ma non con il sogno.La morte del corpo , la libertà del pensiero......l'arrangiamento mi sembra ottimo per un lavoro italiano.