di stefano58 [user #23807] - pubblicato il 18 novembre 2011 ore 10:12
David Bowie , al secolo David Robert Jones , universalmente noto anche come il duca bianco , è uno dei rari artisti che ha attraversato epoche e stili musicali con grande personalità e lavori sempre al di sopra della media , unendo le sue anime camaleontiche artistiche via via con musicisti sopraffini provenienti da ogni dove.
Con i chitarristi , poi , ha sempre aperto una corsia preferenziale , scegliendo il suono azzeccato per molti suoi lavori.
Il primo guitar hero che mi viene in mente ( e mi scuso sin da ora per chi trascurerò , ma sarebbe un lavoro immane ) è Mick Ronson , ascia degli Spider from mars , con cui percorre tappe fondamentali nei primi ’70 ,primo fra tutti l’album The rise and fall of ziggy stardust , davvero una raccolta di successi che ancora oggi riempiono le scalette dei suoi concerti.Il suo suono scarno ma profondamente emotivo , la sua ricerca di suoni e sperimentazioni , diedero una luce definitiva al glam rock di quei sfavillanti anni.Purtroppo , come accade , ci ha lasciato troppo presto , ucciso da un cancro nel 1993.
Ma dopo l’orgia di successo e di droghe , e dopo la parentesi americana , Il Nostro sente il richiamo della sua Europa , parte per Berlino verso la fine dei ’70 , luogo in quei giorni di straordinarie alchimie , e da vita , dopo l’incontro con Eno , ad una trilogia fondamentale , dove alla chitarra c’è un signore che non ha bisogno di presentazioni , tale Robert Fripp di Crimsoniana memoria , che dona alle songs il suo genio , e mette il sigillo su quella che , a detta di molti , è una delle più belle rock-song mai scritte , Heroes.Suoni infiniti , lamenti e grida , atmosfere rarefatte ma pronte ad esplodere , ogni ascolto di questa canzone ( e di tutti e tre i lavori tedeschi ) regala magie.
Dopo una fugace apparizione di pete townshend su scary monsters, arriva un’album che vede alla sei corde un maestro del blues , tale Stevie Ray Vaughan , forse un po’ stretto nella morsa del duca , ma comunque capace di graffiare il giusto.Affiancato alla ritmica da Nile Rodgers , produttore di centomila successi mondiali.
Non pago , ecco scrivere a quattro mani un brano per la colonna sonora del “gioco del falco “ con nientepopodimeno che Mr. Pat Metheney , davvero suggestivo .
E dopo sprazzi di Frampton e l’immancabile Alomar , arriviamo ad ascoltare anche lo stile moderno e molto pop di Lenny Kravitz in un’altra colonna sonora , stavolta una serie tv inglese tratta dal Buddha delle periferie , successo letterario di Kureishi sui sobborghi londinesi tanto cari a Bowie.
Insomma ,oltre ad imbracciare l’acustica sul palco per intonare alcune sue canzoni immortali come space oddity o five years , il nostro eroe ha sempre puntato sulla qualità dei suoi ospiti chitarristici , donandoci ogni volta un punto di vista diverso , sguardi veloci ma profondi nell’universo caleidoscopico del signor David Bowie.