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Sul palco con Reb Beach
Sul palco con Reb Beach
di [user #116] - pubblicato il

Si è recentemente concluso il tour del leggendario chitarrista da anni in forza agli Whitesnake. Ad accompagnarlo in questa tournee i Bad Boys, una band tutta italiana che ci ha davvero colpito. In particolare però la nostra attenzione è stata catturata dal muro di chitarre di Dave Montorsi e Khaled Abbas, musicisti di altissimo livello, che abbiamo deciso di conoscere meglio.
Si è recentemente concluso il tour di Reb Beach, leggendario chitarrista hard rock americano da anni in forza agli Whitesnake. Ad accompagnare Beach in questa tournee i Bad Boys, una band tutta italiana che ci ha davvero colpito. Questi ragazzi non sono una tribute band degli Whitesnake ma un gruppo nuovo di zecca e creato appositamente per l’occasione, formato da super musicisti e didatti, accumunati dalla passione per l’hard rock.
I Bad Boys sono l’eccellente Fabio Dessi (Arthemis, Golden Sextion) alla voce, Damiano Perazzini sempre degli Arthemis al basso, 
Paolo Caridi alla batteria
 e Enrico Varisco alla tastiere. In particolare però, la nostra attenzione è stata catturata dal muro di chitarre di Dave Montorsi e Khaled Abbas,
musicisti di altissimo livello, che abbiamo deciso di conoscere meglio.

Sul palco con Reb Beach

Accordo: Come nascono i Bad Boys e la collaborazione con Reb Beach?
Dave: La collaborazione con Reb è nata tramite il Modern Music Institute, la scuola fondata da Alex Stornello e nella quale insegniamo tutti noi Bad Boys. L’MMI aveva organizzato un tour italiano di clinic del chitarrista al quale si pensò di affiancare dei concerti veri e propri.

A: Quindi i Bad Boys non sono un Tributo vero e proprio agli Whitesnake?
Khaled: No, non lo siamo: siamo un gruppo di amici, colleghi accomunati dalla passione per gli Whitesnake. Quando Fabio Dessi, il cantante, ci ha proposto di commutare in un evento live le clinic di Beach, ci siamo trovati subito d’accordo nel mettere in piedi la band!

A: Come avete lavorato alla stesura del repertorio e strutturato le prove?
Khaled: Quali prove? Per gli impegni di tutti, le prove sono state al massimo due. Avevamo già suonato con Reb gli anni scorsi e facevamo un’unica prova di verifica prima del concerto inaugurale. Così è stato anche questa volta.
Dave: Il repertorio è arrivato tramite Reb: una scaletta di pezzi scelti da lui con brani di Whitesnake, Dokken e Winger.
Nelle prove senza Reb abbiamo sistemato le strutture dei brani con stacchi e finali vari, mentre nella prova generale abbiamo sistemato alcune finezze e aggiunto parti all’interno di alcuni brani. Reb voleva dare più visibilità a ognuno di noi lasciandoci ampi spazi per assolo che abbiamo creato ad hoc!


A: Quali sono le indicazioni che avete ricevuto da Reb?
Dave: Reb ci ha dato un sacco di consigli sul portamento dei brani in generale e su come farli suonare dal vivo. Molto spesso capita che brani, bellissimi nella versione studio, non rendano così bene dal vivo. Questo, per la maggior parte delle volte, è dovuto al il tiro del brano che non è dato nella maniera corretta dalla band. La causa principale è l’adrenalina che ti porta a suonare i pezzi molto più veloci e nervosi rispetto la versione originale.

A: Lui è una leggenda vivente della chitarra Hard Rock. Voi invece siete due chitarristi di estrazione più shred fusion, anche se entrambi con un grande piglio rock. Ci sono stati alcuni suggerimenti o spunti su suono, impostazione, attitude circa la chitarra hard rock che Reb vi ha dato o che avete assimilato suonando assieme a lui?
Dave: Fare un tour al fianco di Reb è stata davvero un’esperienza incredibile! Anche se lo è stata un po’ meno per le mie orecchie: sono diventato sordo! (risate). Scherzi a parte, ho imparato un sacco, anche solo osservando come prende gli armonici naturali lungo la tastiera della chitarra e come li controlla alla perfezione usando la leva del Floyd.
Un’altra cosa che mi ha impressionato riguarda la sua ritmica: rende ogni riff sgranato e potente, pur non utilizzando ampli high-gain. I suoi riff suonano come dei pugni in faccia!

Khaled: Niente di tecnico: ciò che invece maggiormente mi ha colpito è la sua capacità di non farsi condizionare eccessivamente dal suono, e di garantire comunque un’ottima prestazione live! Però, il più grande insegnamento che personaggi di questo calibro possono trasmettere è l’amore per la musica e per il proprio strumento!

A: La strumentazione che avete utilizzato in questo tour è stata assemblata apposta per questo repertorio? Me la descrivete?
Dave: No, io lavoro sul mio setup già da un po di tempo. Nei pezzi che suono con il mio gruppo, la Michele Luppi Band, ci sono un sacco di dinamiche e splittaggi da un effetto all’altro. Quindi, per evitare di dover ballare il tip-tap sul palco, ho deciso di mettere tutti gli effetti a pedale all’interno di un rack e comandarli tramite un looper Rocktron, il Patchmate 8, che riceve i comandi dalla pedaliera MIDI che sta di fronte a me. L’aspetto più comodo di questo sistema è la corrispondenza effetti/canale della testata, i vari settaggi sono salvati nella memoria interna del looper e posso per esempio passare dal canale clean della testata dove uso chorus, delay e compressore, al canale lead dove uso Tubescreamer, boost e un delay magari con settaggio differente rispetto a quello usato nel suono clean!

Sul palco con Reb Beach

Khaled: sì, ho pensato a un setup apposito per questo tour e e ho ridotto la strumentazione all’essenziale per questioni logistiche e praticità.
Come amplificatore, una testata Peavey 6505+ di cui utilizzo il solo canale lead abbinata a una
cassa Mesa 2x12 con coni V30.
Come effetti, un Boost/Overdrive Custom Audio MXR utilizzato nei solo, un wah Bad Horsie, un delay DE7 Ibanez. Poi, per gli assolo, un equalizzatore Boss inserito nel finale.
La chitarra invece è una Warmoth assemblata da Enrico Piazza del Punto Guitar di Parma: corpo e manico in mogano, top in acero quilted e tastiera in ebano. Ponte Wilkinson e pickup Seymour Duncan in configurazione HSH.

Sul palco con Reb Beach

A: E invece Reb Beach?
Dave: Per gran parte del tour Reb ha usato un testata e cassa VHT, un Pitbull da 100w.
Utilizzava un solo canale della testata creando un crunch bello carico e corposo sul canale clean. Poi aveva una piccola pedaliera, davvero essenziale. C’era un overdrive Suhr, lo Shiba Drive che schiacciava per avere più spinta, cattiveria e sustain. Per uscire sugli assolo invece attivava l’Eq della testata Pitbull. Poi, in particolare, utilizzava due delay Boss. Uno appoggiato sulla testata e lasciato sempre acceso e inserito nel send return. Questo era settato abbastanza stretto e dava solo pancia, ambiente e rotondità al suono. Poi, a terra nella pedaliera, ne aveva uno regolato su ripetizioni molto lunghe che invece utilizzava solo su certe sezioni!

ndr: notare il delay in cima alla testata.
Sul palco con Reb Beach

A: Sul palco eravate tre chitarre a suonare. Come avete gestito parti, arrangiamenti e assolo?
Dave: Purtroppo il tempo per arrangiare i pezzi per tre chitarre è stato davvero poco. Io in generale facevo i rivolti degli accordi e le parti alte, mentre Khaled cercava altre soluzioni. Questo per far sì che le parti non fossero tutte uguali, lasciando le linee principali a Reb.
Khaled: solo su Black Magic, uno strumentale, abbiamo fatto un arrangiamento più articolato: il pezzo presentava una porzione di tema arrangiato e una parte centrale allungata per inserire anche i nostri assolo, idea di Reb per creare una sorta di guitar battle.

A: In quali altri progetti siete coinvolti?
Dave: io suono assieme a Michele Luppi nel suo nuovo progetto solista, orientato verso la musica AOR. È un genere che sto scoprendo da poco e mi piace davvero sempre di più.
Dal vivo suoniamo un repertorio che spazia dalle cover più rappresentative del genere a pezzi originali. Suonare al fianco di Michele mi ha aperto gli occhi su certi aspetti della musica che prima non avevo mai preso in considerazione, è davvero un amico e un maestro allo stesso tempo. Ora stiamo lavorando sul nuovo disco!
Poi è già da un po’ di tempo che sto buttando giù idee su idee per pezzi miei strumentali, ma purtroppo è il tempo che manca. Mi piacerebbe davvero riuscire a realizzare un mio album solista, sarebbe una soddisfazione enorme.

Khaled: Sono principalmente concentrato sull’insegnamento ma sto cercando di raccogliere le idee per un primo progetto strumentale.

A: Siete entrambi molto coinvolti nella didattica. In che direzione sta andando la chitarra moderna e rock?
Dave: Negli ultimi anni il genere rock/fusion sta tornando molto di moda. Chitarristi come Brett Garsed, Greg Howe, Guthrie Govan e Scott Henderson sono gli idoli di tantissimi studenti. Il metal è sicuramente uno dei generi più ascoltati e suonati dai miei allievi. Però anche nel metal oramai m non si usa più shreddare per il solo gusto di andare veloci: si sentono sempre più assolo che introducono soluzioni innovative e melodiche, come salti intervallari, arpeggi sovrapposti, frasi ritmicamente difficili! Questa cosa mi piace parecchio e mi stimola a studiare sempre di più! Lo shred non passa mai di moda, ma mi sembra che sia lo shred colto quello che sta prendendo piede ultimamente.
Insomma, diciamo che ci stiamo dirigendo verso una fusione tra armonia jazz e la rabbia del metal!

Khaled: Sicuramente tra i giovani il metal è sempre in voga, ma è difficile rispondere perché le tipologie di allievi sono eterogenee e i loro riferimenti possono essere molto diversi, considerando anche che, col tempo, i gusti e le idee musicali possono mutare e raffinarsi, Credo comunque che un chitarrista moderno debba padroneggiare un fraseggio multistilistico, addentrandosi in vari ambiti musicali arricchendo così il proprio linguaggio.

A: Sentendovi dal vivo, il vostro muro di suono era impressionante e la resa dei brani degli Whitesnake ottima. Da insegnanti, cosa suggerireste ai vostri allievi per suonare in maniera credibile hard rock?
Dave: Grazie mille per il complimento! Mi sento di dire che per questo tipo di genere l’unica scuola è il palco: quindi serve suonare tanto dal vivo! La cosa che conta di più in un genere come quello degli Whitesnake è l’intenzione che ci si mette nel suonare le parti. Le nozioni obbligatorie ovviamente sono la conoscenza delle triadi sulla tastiera e saper visualizzare un accordo e tutti i suoi rivolti all’istante, poi il ritmo è fondamentale quindi bisogna studiare tutto, scale, ritmiche e licks a metronomo distribuendo gli accenti nel modo corretto. E, cosa ancor più fondamentale, bisogna conoscere la Scala Blues! (risate)
Khaled: La resa live è frutto della coesione del gruppo e dell’esperienza maturata sul palco, la preparazione individuale, la confidenza e il controllo del proprio strumento creano i presupposti necessari, non esistono argomenti specifici, parliamo di hard rock e quindi di un percorso didattico generico, per declinare ciò che si è studiato nella chiave stilistica corretta e maturare il linguaggio occorre ascoltare ed emulare.

A: La scena chitarrista strumentale italiana pare star vivendo un buon momento. Siete d’accordo? Che ne pensate?
Khaled: L’Italia è piena di ottimi musicisti, probabilmente ciò che davvero manca è l’attenzione di un pubblico più vasto.
Dave: D’accordissimo! Basterebbe parlare dei Dolcetti che ci hanno fatto da spalla in questo tour: Gianni Rojatti, il loro chitarrista, è un mostro della chitarra shred e suonare con lui è stato un onore!
In Italia ci sono davvero tantissimi chitarristi talentuosi che meriterebbero molta più luce. Fortunatamente, grazie a YouTube, il modo per farsi conoscere c’è!
dave montorsi interviste khaled abbas palchi e strumentazione reb beach
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