La Blade Maurizio Solieri signature è disponibile in due varianti: la Standard per un aspetto (e un portafogli) più discreto e la Custom Relic per un'impronta visiva e tecnica di prim'ordine.
Entrambe le chitarre sono basate sul modello
Blade Texas Pro, double-cut dal carattere vintage ma dotata di un'uscita leggermente "hot" e caratterizzata da scelte costruttive difficili da trovare altrove.
La prima particolarità a saltare all'occhio è l'adozione di
legno White Teak per il body.
Chiaro a vedersi e ricco di venature longitudinali e marcate, il White Teak è un'essenza originaria dell'India apprezzata in liuteria per la sua leggerezza e resistenza, che ne fanno un materiale stabile e durabile nel tempo.
Il manico, invece, è in più tradizionale
acero canadese con tastiera in palissandro. Il rodato abbinamento non delude, e il manico risulta solido, scorrevole e capace di trasmettere ottime vibrazioni, sicuramente complice anche l'assenza di foro di regolazione per il truss-rod alla paletta.
Come da standard per la produzione Blade, l'accesso al
truss-rod è infatti posizionato alla fine del manico, nascosto da un piccolo coperchio in plastica. Tale stratagemma, mentre da un lato dona alla chitarra un'estetica elegante, al contempo rende le regolazioni agevoli e veloci, semplicemente rimuovendo la copertura plastica posta oltre il 22esimo tasto.
Se finora la Solieri signature potrebbe essere confusa per una normale Texas Pro, basta lanciare un'occhiata al centro del body per rendersi conto che ci si trova davanti a qualcosa di profondamente diverso: l'appariscente battipenna è costituito da un foglio di ottone pesantemente ossidato, come relicato è anche il
ponte vibrato a sei viti modello MV54 e come lo sono anche la piastra del jack d'uscita e le due manopole. Queste regolano volume e tono master e sono in metallo, di tipo
barrel knob per un grip ottimale che i telecasteristi sapranno apprezzare.
Da questo punto in avanti cominciano a emergere le grosse differenze tra il modello Standard e il
Custom Relic curato da Paoletti.
Nella prima versione, la vernice poliuretanica è intatta, mentre nella seconda gli anni sembrano aver avuto ben poca pietà della chitarra, con scalfiture e parti sverniciate a simulare un uso intenso e continuativo, effetto che viene ripreso anche su manico e paletta, dove delle
meccaniche autobloccanti Schaller M6 prendono il posto delle vintage style della Standard.
Mentre ci si appresta ad ammirare il lavoro di fino realizzato da liutaio, è possibile notare che anche l'elettronica è profondamente diversa nei due strumenti.
Entrambe contano su una configurazione HSS, con humbucker zebrato al ponte e due single coil in plastiche bianche a centro e manico, ma se la Standard si affida a una dotazione di casa Blade, con un LH55MS e due VS1 marchiati Levinson, la Custom Relic va a fare la spesa altrove.
Per lei, il pickup al ponte è un
Seymour Duncan '59, mentre al centro e al manico ci sono due single coil
Fender Texas Special.
Un piccolo switch accanto al selettore dei pickup cattura l'attenzione e fa notare che, sulla Standard, al suo posto c'è un forellino: ad amplificatore acceso è possibile godere della piccola chicca che Blade e Solieri hanno in serbo per i fan.
Fedele alla tradizione californiana, il selettore a cinque vie riprende le classiche posizioni dei tre pickup con la miscelazione del pickup centrale più quello al ponte o quello al manico. Agendo sul toggle switch, invece, emerge una nuova sonorità che porta ancora una volta alla memoria un altro simbolo della costa pacifica degli USA. Il twang sale a livelli inverosimili e basta strappare un po' le corde con le dita per fugare ogni dubbio:
pickup al ponte e al manico sono entrambi attivi, con quel suono un po' gutturale e tanto percussivo che ha fatto innamorare generazioni di chitarristi country.
La scelta di non montare lo switch sulla versione Standard mira chiaramente a rendere più speciale la Custom Relic, ma la decisione di lasciare comunque un foro sul battipenna può essere considerato un gradito omaggio da parte di Blade: con pochi euro, qualunque tecnico sarà in grado di personalizzare il circuito, aggiungendo l'interruttore e quindi la ricercata sonorità anche sulla Standard senza minarne l'originalità qualora si volesse tornare indietro.
Grazie al '59, le frequenze medie non sono mai così in evidenza da ridurre la dinamica della chitarra, bensì risultano morbide e calde come quelle di un humbucker d'epoca, rimarcando il carattere sì vintage della chitarra, ma con un'aggressività di base che una tripletta di single coil difficilmente avrebbe potuto fornire.
Dalla loro, i due Texas Special bilanciano alla perfezione l'output da hot-rodded della Blade, con una potenza che va incontro a quella dell'humbucker e un sound sì brillante da classico single coil, ma anche grasso e grosso. La spiccata presenza li rende perfetti per gli assolo puliti e l'uscita più spinta rispetto a un comune pickup vintage li fa apprezzare anche con overdrive consistenti. In questo ambito, i Texas Special sono ormai una garanzia.