Piccolo resoconto personale (con una settimana di ritardo) del concerto di Springsteen. I media hanno dato risalto a quello di lunedì scorso a San Siro, ma io, come dicevo nell’ultimo post, sono andato a quello precedente, a Padova. Stadio più piccolo, non dico atmosfera più raccolta (è pur sempre uno stadio), ma un po’ meno dispersione sì. Sono stato nel prato, a 40/50 metri dal palco. L’acustica non era ottimale (parlandone con amici, dopo, variava a seconda della zona in cui si era) e il tempo è stato clemente, mezz’oretta di pioggia leggera. È sempre bello rincontrare amici vari, conoscere persone nuove, chiacchierare, ma poi, ragazzi: la musica. Primo magone ancora prima delle 18:00, Bruce arriva allo stadio e sale subito sul palco per un paio di pezzi acustici, il pre-show. Io e il mio socio Bifolker ci stavamo gustando il paninazzo con salamella e birra ed ecco la purezza, la botta. Voce, chitarra, armonica. Wow. Il meglio ovviamente deve ancora arrivare, basta aspettare ancora un po’. Lo show lo comincia di nuovo da solo, voce, chitarra e armonica, con un’intensità che mi ha impressionato. Poi “1, 2, 3, 4…” e alè, comincia la festa. La prima parte dello show scorre alternando i pezzi “in scaletta” con quelli scelti dal Boss, che pesca tra i cartelli con le richieste del pubblico nel pit (la zona recintata sottopalco, si accede presentandosi presto allo stadio per farsi assegnare un braccialetto numerato, l’ordine di ingresso viene poi estratto). Già qui c’è qualche chicca. Poi annuncia “Stasera suoneremo tutto Born to run”, l’album per intero! È stato un privilegio, un gran regalo. È il suo album che preferisco, ora che bene o male ne ho sentiti un po’. Grande emozione, e quando sugli schermi scorrono le immagini di Clemons e Federici mi sono davvero commosso. Poi la terza parte dello show, quella col pubblico ancora più protagonista: tra le altre, Waiting on a sunny day, un po’ per lo striscione del gruppone croato, un po’ per far cantare il ritornello ad un bambino. Pay me my money down, con la E Street Band arricchita di un membro, preso dal pit, con tanto di washboard e cucchiai. E ancora, Dancing in the dark, in cui più di una ragazza sale sul palco a ballare e ad una viene anche affibbiata la sua Takamine per “suonarla” con lui. Tutto molto bello, forse queste ultime scene le avrete viste nei tg, dal concerto milanese. Si può contestare l’acustica del concerto, forse qualche calo di voce (ma le sere prima in Germania era a 4°), ma l’energia, l’atmosfera che che si vive per tre ore buone di show, posso confermare che è impressionante. Uno dei concerti più belli che avrò visto e vissuto, non importa quanti altri ne vedrò ancora e di chi.
Ciao a tutti! |