di FBASS [user #22255] - pubblicato il 25 maggio 2014 ore 15:00
L'ingombro è sempre stato un problema per i contrabbassisti. Quando anche il basso elettrico tradizionale risulta troppo grosso e pesante da portarsi dietro per una jam session, o anche qualcosa di più, un curioso Ashbory sbucato dagli anni '80 può salvare la giornata.
L'ingombro è sempre stato un problema per i contrabbassisti. Quando anche il basso elettrico tradizionale risulta troppo grosso e pesante da portarsi dietro per una jam session, o anche qualcosa di più, un curioso Ashbory sbucato dagli anni '80 può salvare la giornata.
Da sempre il principale problema riscontrato da un suonatore di contrabbasso è stato l'ingombro dello stesso, tanto che negli USA lo strumento era da tempo denominato "dog house", cioè "cuccia del cane". Poi con la sua scala (o diapason) da 40 pollici, corrispondenti a 1060 mm e 1040 mm nel 3/4, in un'automobile familiare o entrava lo strumento o il contrabbassista/autista.
Proprio per risolvere questo problema, Leo Fender nel 1951 mise a punto il Precision Bass con scala 34 pollici, cioè quella che è diventata il punto di riferimento per tutte le produzioni di chitarre basso a seguire. Naturalmente non mancano le eccezioni, come nel caso dell'EB1, il primo basso elettrico Gibson prodotto nel 1953 con scala da 30,5 pollici, usata moltissimo nelle produzioni europee degli anni '50 e '60.
Come un fulmine a ciel sereno, a metà del 1985 si vide in giro un "coso" costruito da Guild, con scala circa la metà di quella canonica ormai affermata, cioè solo 18 pollici. Dotato di quattro corde di grosso calibro al silicone, è il basso Ashbory, inventato da Alun Ashworth-Jones e disegnato da Nigel Thornbory. Il basso è fretless con i 24 tasti solo dipinti, cioè due ottave da usare con le manine posizionate in stile Puffi ma che amplificato, essendo pure dotato di trasduttore piezoelettrico al ponte, produce un suono di basso simile al tono di un contrabbasso pizzicato.
Oggi è riproposto da Fender con marchio De Armond per un prezzo decisamente più basso rispetto all'originale d'epoca.
Cercando le possibili origini dello stesso, è facile incappare nell'ukulele basso, controparte dedicata al registro grave del noto strumento acustico, anch'essa dotata di corde al silicone.
In foto la si può vedere a confronto con un prototipo di Ashbory.
Nonostante le dimensioni minime, si riusciva senza problemi a eseguire il walking bass caro ai contrabbassisti jazz, portandosi al seguito uno strumento dall'ingombro ridottissimo e un suono da contrabbasso abbastanza decente. Pazienza per la forma un po' fuori dall'usuale per i bassisti affezionati al contrabbasso o al quattro-corde elettrico sostitutivo.
Oggi l'Ashbory gode di buona compagnia, e il mercato annovera diversi strumenti con caratteristiche simili. Ecco l'ukulele basso Kala UBass, con corde al silicone di grosso calibro esattamente come quelle dell'Ashbory. In entrambi i casi la domande resta: dove trovare corde di ricambio?