di Denis Buratto [user #16167] - pubblicato il 23 febbraio 2015 ore 14:30
Il Bogner Harlow è un boost con una personalità molto spiccata, un pedale realizzato in collaborazione con Neve, il guru dell’elettronica e dell’audio. lo abbiamo provato con un Fender Super Sonic nell’O.U.T Side Studio di Michele Quaini e una Les Paul dorata.
Il Bogner Harlow è un boost con una personalità molto spiccata e un pedale realizzato in collaborazione con Neve, il guru dell’elettronica e dell’audio. lo abbiamo provato con un Fender Super Sonic nell’O.U.T Side Studio di Michele Quaini e una Les Paul dorata.
Harlow è una New Town dell’Essex, ma dal finire del 2014, anche un boost creato da Bogner in California, in collaborazione con Rupert Neve, che ha messo il suo zampino in una delle parti più importanti negli effetti di questo tipo. All’interno del pesante case, realizzato in metallo, non si nasconde solo la maestria di Reinhold Bogner. Il trasformatore, infatti, è stato progettato dal master builder dei banchi audio, aggiungendo un tocco di raffinatezza a un progetto già ben realizzato.
Se all’interno si nasconde la magia, all’esterno la semplicità. Le tre manopole in alluminio alluminio controllano i parametri fondamentali per l’utilizzo di un boost: volume, tono e bloom. Quest’ultima non interviene direttamente sul guadagno, ma sulla compressione. Vedremo poi come il risultato, tutto sommato, non cambi. La solidità trapela da ogni componente. I jack di in e out così come l’ingresso per l’alimentazione standard a 9V sembrano granitici e sono quasi restii a mollare la presa quando si vuole scollegare il pedale.
Colleghiamoli quindi questi jack, nella speranza che l’Harlow ce li restituisca terminato il test. Come per il Wessex, anche il boost offre la jewel lightche reagisce al volume in ingresso, illuminandosi progressivamente di blu all’aumentare della foga con cui si suona. Un dettaglio che per molti aspetti può essere considerato inutile, ma che richiama i meter di un mixer, il primo campo di lavoro di Rupert Neve.
Iniziamo il test con bloom quasi a zero e volume poco oltre la metà corsa. Attivando l’Harlow l’incremento di guadagno è già notevole. Il suono si increspa con decisione e cruncha piacevolmente. Sembra, in effetti, di avere a che fare più con un overdrive, che con un semplice boost. Emerge subito una personalità spiccata, una voglia di rock. Assieme all’aggressività viene a galla anche l’estrema dinamica, aiutata probabilmente dai trasformatori audio designed by Neve.
Il potenziometro bloom, come detto, regola la compressione. Il risultato però, ruotando il potenziometro, è quello di un sensibile aumento del gain. Questa, ovviamente, non è alchimia, è una cosa che magari tratteremo meglio in un prossimo entry level. Semplificando il concetto al massimo compressione e distorsione possono andare a braccetto.
Siamo arrivati a metà corsa, quello che era un crunch è già diventato un overdrive spinto. Il Bogner resta comunque estremamente dinamico. Nonostante si sia parlato qui e là di compressione, non abbiamo sotto ai piedi un compressore ma un boost, che come tale funziona. Spingiamo infine il bloom a fondo e gli facciamo tirare fuori le unghie. Fino a ora l’Harlow ci era parso un boost tutto sommato leggero, ma con la Les Paul è in grado di tirare fuori un rock sound con i fiocchi. È curioso come, abbassando il volume dalla chitarra, il suono si svuota, ma tende ad assomigliare a un fuzz più che a un OD. La cosa lo rende interessante, regalando al player un colore in più da usare.
Il Bogner Harlow è un boost che non si limita a incrementare volume e gain, ma mette in campo un carattere tutto suo, in grado di trasformare il suono di un amplificatore. Un'ottima dinamica e una realizzazione curata lo rendono un effetto performante. Come il Wessex anche l’Harlow presenta un conto salato: 260 euro circa e 320 per la versione studio con pannello in bubinga.