La musica sta decadendo, non è vero? Il rock è morto, il metal è troppo metal, il pop fa cagare, il jazz neanche ci proviamo ad ascoltarlo... non è così?
In verità, fedele Stetson, la situazione è diversa.
Ti prego, siedi qui, perchè sarà un racconto molto lungo... ti voglio raccontare cosa sta succedendo. Si, lo so, ti tediano i racconti lunghi, ma ti prego di ascoltare; chiedo a te, che mi seguisti persino sulle navi a Milazzo, quest'ultimo sforzo, ché finalmente qualcuno possa sentire la verità.
E la verità, Stetson, è che non è morta l'arte: è morto l'artista.
Lui, che conosceva la musica che era stata e capiva cos'era diventata; lui, che ascoltava prima di suonare; lui, che mai avrebbe criticato ingiustamente un artista solo per difendere un pregiudizio... lui non è più.
Ma com'è potuto avvenire questo? Chi si è macchiato le mani con il sangue di colui che era così grande? Questo, Stetson, io ti dirò.
Sai bene che la mediocrità si nutre d'ignoranza... bene, sappi anche che l'arte, nella mediocrità e nell'ignoranza, muore, consumandosi lentamente come pergamene di un poema un po' fatuo gettate alle fiamme.
Io vagavo, qualche tempo fa, per le strade di questo posto che non è in alcun luogo, e recavo con me una lanterna... cercavo l'artista, della cui morte ancora non sapevo nulla, pur avendo già notato evidenti segni di un disastro incombente. Ad un certo punto, sentii voci lontane, ed intesi la parola "musica"; inutile dire che seguii subito quelle voci che a me parevano così familiari.
Mi pento, Stetson, di averlo fatto. Non avrei mai dovuto dissotterrare quei cadaveri, o Stetson; fui come un cane, e ora il dolore mi punisce.
Raggiunsi quelle voci, e vidi persone che discutevano, in cerchio. Mi avvicinai, e finalmente udii ciò che dicevano. Parlavano effettivamente di musica, o Stetson, ma non come io credevo: essi stavano lapidando un musicista, la cui colpa - appresi - era quella di aver criticato un idolo. Essi inneggiavano al preconcetto e all'ignoranza; uno in particolare io interpellai, perchè troppo elogiava l'ignoranza lucifuga, ed egli si disse fiero di non sapere.
Sconvolto com'ero, e conscio di non poter far nulla per quel povero musicista, mi allontanai, nelle orecchie ancora l'eco di quanto avevo udito.
Giorni dopo, proprio mentre riflettevo sull'accaduto e mi dicevo "decadenza è quella che ho visto; che almeno permangano i pilastri, o il tempio crollerà per mai più esser ricostruito", mi imbattei in un altro gruppo di discussione. Non vidi lapidati e non vidi aggressività, dunque ritenni di potermi avvicinare tranquillamente.
Puoi immaginare, Stetson, com'ora rimpianga anche questa scelta: essi discorrevano della decadenza, è vero, ma ad un certo punto uno di loro ebbe a dire parole che finchè avrò vita mai dimenticherò:
In quel momento raggiunsi la piena consapevolezza: mai più, Stetson, mai più l'alba sarebbe stata tempo di vittorie! Mai più, Stetson! È giunto infine il tempo del sonno!
Col cuore a pezzi, non ebbi neanche il coraggio di rispondergli: semplicemente, me ne andai, piangendo per quell'ingrato figlio di una passata grandezza pari a nessun'altra.
E ora, Stetson, cosa ne sarà dell'arte? Morto colui che l'accompagnava e nutriva, chi la farà vivere? Costui, Stetson, io vado ora cercando con la lanterna, illuminando quei bui anfratti dove le peggiori turpitudini continuamente si ripetono ed esplorando quelle grotte dove qualcuno affermava di aver visto l'ombra dell'artista.
Costui, io vado cercando; ma il tempo è poco, Stetson, e corre via più rapido della più rapida cosa nota: hanno preso l'arte, la tengono prigioniera e quotidianamente la torturano per diletto. Essa ancora resiste, si nasconde in quei tremendi momenti nei più profondi recessi della sua mente, ma quanto a lungo potrà sopportare?