di Filippo Bertipaglia [user #46004] - pubblicato il 05 giugno 2017 ore 13:30
Chris era conosciuto per la sua voce. Se pur negli anni questa era mutata timbricamente e in termini di potenza, restava salda nell'estensione di quattro ottave. Una voce immensa, unica, sempre espressiva e versatile, a suo agio nelle ballad come nei pezzi più tirati. Una voce sulla cui enorme e pionieristica importanza avuta nel mondo grunge è stato scritto e detto tantissimo. Noi, però, vogliamo parlare del Chris Cornell chitarrista e songwriter ingegnoso e creativo, ruolo a volte adombrato dalle sue stesse, straordinarie, doti vocali.
Cornell, eccezion fatta per gli Audioslave, ha sempre ha sempre suonato la chitarra: nei Soundgarden, nei suoi album da solista e anche agli inizi della sua carriera con i Temple Of The Dog, progetto del 1990 con membri dei futuri Pearl Jam e Matt Cameron alla batteria, una vera superband nata per tributare in musica la morte di Andrew Wood, frontman dei Mother Love Bone.
In concerto preferiva ricoprire unicamente il ruolo di cantante ma con i Soundgarden e nell'ultimo frangente delle sue performance soliste, anche live lo si vedeva con una sei corde nel ruolo di chitarrista ritmico.
Chris Cornell ha suonato tante chitarre: inizialmente Gibson Les Paul e poi Gretsch, Fender Telecaster e Jazzmaster, di nuovo Gibson - una ES-335 suo modello signature - e infine Duesenberg Starplayer TV, di cui esiste anche la serie “Alliance Soundgarden Black Hole Sun”. Nei suoi live acustici alternava perlopiù un gran numero di Martin, di cui era “Ambassador”. Invece, per quanto riguarda gli amplificatori, Cornell è stato per lungo tempo fedele ai Mesa Boogie. Ultimamente, però, lo si vedeva in tour con Divided by 13 e Savage.
Come chitarrista Chris Cornell è partito dai classici stilemi dell'hard rock basati su riff in power chord e, nel corso degli anni, ha iniziato un percorso di ricerca e innovazione abbracciando elementi musicali propri della psichedelia e inglobando tempi dispari, accordature aperte o alternative.
La sua facilità con la scrittura di riff in tempi misti e molte volte sincopati, è probabilmente dovuta al fatto che, originariamente, Chris era il batterista dei Soundgarden, ruolo che ricopriva piuttosto bene.
Cornell era un chitarrista efficace e raramente nel suo playing si sentono errori d'esecuzione o accordi suonati in maniera sgraziata e “sporca”. La sua mano destra era sempre molto ampia nei movimenti della pennata. Se consentito armonicamente, non di rado un riff scritto e registrato su corde singole si arricchiva di corde a vuoto coinvolte nell’esecuzione dall’ampiezza della pennata. Viceversa, quando serviva precisione ed era necessario suonare solo un limitato numero di corde, Cornell ancorava il mignolo al corpo della chitarra e, nei brani arpeggiati, molte volte il plettro lasciava il posto alle dita.
I frammenti trascritti in questa lezione sono estrapolati da brani interamente scritti da Cornell e suonati da lui. Ci siamo rifatti principalmente al materiale estrapolato del periodo più glorioso e creativo dei Soundgarden, selezionando frammenti di particolare interesse chitarristico per tempi utilizzati e scrittura armonica.
Ed è affascinare notare come la maggior parte di questi brani selezionati siano tra i singoli più celebri e iconici del grunge. La diteggiatura scritta negli esempi è il più fedele possibile a quella utilizzata dal Cornell.
Iniziamo con tre brani tratti da “Badmotorfinger” del 1991, pietra miliare del grunge e primo lavoro in cui i Soundgarden, oltre all’accordatura in Drop D, iniziano ad affrontare accordature particolari sperimentando soluzioni armoniche ben oltre i power chord. Ritmicamente la band, pur mantenendo sonorità vicine al metal, comincia a sperimentare maggiormente con i tempi dispari. Affrontiamo “Rusty Cage”, un brano che nel corso degli anni è diventato un must , ripreso - tra gli altri - da un insospettabile Johnny Cash. La sesta corda è da accordare in B (Drop B) e la parte più interessante della song in termini di scrittura è sicuramente il lungo Outro finale, dove si alternano battute in tempo ternario e tempo misto (5/4). Il brano è in B minore naturale anche se le note utilizzate prevalentemente sono attinte dalla scala blues (1, b3, 4, #4, 5, b7: B, D, E, E#(F), F#, A). Nella sezione finale il sesto grado maggiore (G#) è suonato più volte ma è sempre crescente e tendente al A e quindi più vicino alla sonorità della settima minore; dal vivo, infatti, solitamente questo passaggio veniva direttamente suonato sul 10° tasto (A per l'appunto). Il pedale wah-wah viene utilizzato per l'intero brano lasciando semplicemente la sua “corsa” nella stessa posizione (bassa) e tagliando così costantemente alcune frequenze. Il suono della chitarra in questo modo si contorna di un'aurea piuttosto psichedelica e fuzzy. Tempo 204 bpm.
Nell'Outro il tempo quasi si dimezza e i bpm diventano 132.
“Outshined” oltre ad essere uno dei brani simbolo dei Soundgarden è interessante per il tempo di 7/4 adoperato e per la successiva apertura a sonorità più psichedeliche e solari nel Pre-Chorus per poi tornare a un riff pesantissimo. Da notare l'adozione del tempo di 4/4 nel Chorus (anticipato gia nel Pre), per dare al ritornello maggior incisività e “presa” nell'ascoltatore.
Questo espediente di utilizzare tempi misti nel Verse per poi virare verso un tempo semplice (quindi diviso in gruppi ritmici regolari) nel Chorus è utilizzato anche in altri brani firmati da Cornell (un esempio su tutti la celebre “Spoonman”). Il riff iniziale è basato sulla scala blues di D (D, F, G, G#, A, C) e successivamente approda in tonalità di D che si colora di blues con il G9 (IV9), mentre nello Special approda in D misolidio. In versione live Cornell si limitava a cantare, anche se nei suoi ultimi set acustici solisti lo si è visto divertirsi con la chitarra proprio con "Outshined". Accordate la sesta corda in D (Drop D). Tempo 95 bpm
L'accordatura più estrema e bizzarra dell'intera discografia è sicuramente quella utilizzata per “Mind Riot”, ovvero sei corde tutte accordate in E (Ostrich Tuning). Nello specifico, la quinta corda si abbassa di una 4^ giusta, la quarta si alza di un tono, la terza si abbassa di una 3^ minore e la seconda corda si alza di una 4^ giusta. Attenzione alla scalatura che utilizzate per la seconda corda; vi consigliamo una corda dalla tensione piuttosto bassa (0.11 o addirittura 0.10) per evitare che si spezzi. Se montate corde più “grosse” e non volete montarne di nuove per un singolo pezzo, accordate tutto in D come faceva Cornell dal vivo e se comunque desiderate suonare in tonalità originale, posizionate un capotasto mobile sul II tasto trasportando tutte le posizioni “tastate” due tasti avanti. Il brano inizia in tonalità di E e approda nel Verse alla tonalità di E minore.
Il Chorus invece prevede l'uso del II grado (il bicordo A#-C# può essere inteso come diminuito senza quinta, che è presente però nella melodia vocale, e allo stesso tempo come un rivolto di primo grado di F# o F#7 senza fondamentale) che passa a un IV e risolve al I. Una classica cadenza plagale II-IV-I con l'accordo costruito sul secondo grado di modo maggiore che crea conseguentemente tensione e cromatismo tra A# (terza di F#) e A (fondamentale di A). Poi il F#7 risolve al Em (A# sale a B mentre E resta nota in comune). Tempo 97 bpm
“Seasons” è il primo brano che Cornell ha pubblicato in veste di solista e appare nella colonna sonora del film Singles del 1992. È un brano totalmente acustico, che prevede l'accordatura FFCCCF (F5), dove la sesta corda sale di un semitono, la quinta scende di una 3^ maggiore, la quarta scende di un tono, la terza sale di una 4^ giusta, la seconda sale di un semitono e così anche la prima corda.
Anche qui, fate attenzione alla scalatura di corde (Cornell nei suoi ultimi live la suonava un semitono sotto). L'impianto tonale è di F, ma già nell'intro troviamo due accordi presi in prestito dalla scala di F minore naturale (interscambio modale, gli accordi sono Eb6/9 e Ab6). Di passaggio è da considerare il Ab (b3=blue note) che troviamo nel Verse e nello Special, così come l'insieme delle note che creano una sonorità da ricollegarsi all'accordo hendrixiano F7(#9), senza il terzo grado in questo caso. Tempo 76 bpm
Nel brano “The Day I Tried To Live”, decima traccia del pluripremiato “Superunknown” del 1994, il riff è articolato in 3 battute di cui una di 7/4 e le altre 2 di 4/4. L'accordatura è EEBBBB (E5) e tutte le corde vanno abbassate per giungere al E e al B, fuorché la terza corda che si accorda una terza sopra. Introdotta nel gruppo dal bassista Ben Shepherd, questa accordatura recentemente dal live poteva variare lasciando la prima corda in E. La parte trascritta è in E misolidio e a parte l'introduzione affidata a Cornell, rispetto ad altri brani troviamo esclusivamente power chord (anche se con il quinto grado presente su 2 ottave differenti), e il vero interesse si trova nella linea cromatica discendente iniziale che si sofferma su C5 (interscambio modale con E minore naturale) e finisce in A5. Intro: Tempo 87. Verse: 133 bpm
Un altro singolo azzeccatissimo tratto dal sopracitato album fu “Fell On Black Days”. Il brano è scritto in 6/4 anche se nel Pre-Chorus (che senza rispettare gli accenti lo si può considerare ancora in 6/4 o 7/4 più 5/4) e Special passa in 4/4.
La tonalità è di E minore naturale e nello Special vira principalmente in D misolidio. Attenzione alle pennate nel riff iniziale, dove a uno strumming alternato iniziale, Cornell suonava il C con secche pennate in giù. Da batt. 6 si suona quasi tutto interamente con la pennata in su, per mettere in risalto maggiormente la nota della melodia piuttosto del bordone in D. Nel Verse e nel Pre in sede live venivano suonate a vuoto anche le prime tre corde. Tempo 107 bpm
L'accordatura CGCGGE (la sesta, quinta, quarta e seconda corda “scendono” per arrivare all'altezza desiderata) è utilizzata nella splendida “Burden In My Hand” presente nell'album “Down On the Upside” del 1996. Questo brano che richiama sonorità zeppeliniane, lo si può inscrivere nel modo di C misolidio anche se interscambi modali abbondano durante l'intero brano.
In particolare il Eb e Ab presi in prestito dal modo di C eolio. Attenzione all'accordo di Eb a batt.14: posizionate il pollice della mano sinistra sul terzo tasto della sesta corda (Eb) e il barrè sulle prime quattro corde, così da lasciare la quinta corda a vuoto vibrare.
Il verse e Pre-Chorus trascritti sono stati suonati originariamente su una chitarra resofonica National. Tempo 91 bpm.
“Black Hole Sun” è il più noto brano dei Soundgarden, quello che li trasformò in star di livello mondiale, complice un video molto originale e accattivante. La scrittura del brano (tratto da Superunknown) è però armonicamente molto lontana dall'essere un brano dalla presa rapida. Come molte altre composizioni di Cornell, anche qui c'è una tonalità di riferimento che è continuamente infarcita di accordi non tonali. Il Verse ad esempio prevede il I in forma di Gsus4 (il terzo grado è presente nella melodia vocale) e successivamente sono presenti due interscambi modali: Bb6/9 che può essere anche inteso come Gmadd4/Bb e F5.
Il Eb invece è sostituzione di tritono del A (V del V) seguito da D7 (V grado di G). Davvero interessante il momento dello Special in tempo composto di 9/4, all'interno del quale viene eseguito il solo di Kim Thayil. La diteggiatura a batt.13 e 14 (da quel che siamo riusciti a capire), è quella utilizzata nel tour del '94 (e conseguentemente nel disco). In questo brano viene utilizzata l'accordatura in Drop D. Tempo 105 bpm.