di redazione [user #116] - pubblicato il 02 febbraio 2018 ore 15:30
Anche Jack White si affida al servizio Yondr, che sigilla gli smartphone per impedire ai presenti di scattare foto e video per tutta la durata di un evento.
Quella degli smartphone ai concerti è una questione dibattuta da tempo e che ancora non ha trovato una soluzione. Secondo gli artisti, filmare e fotografare la band durante l'esibizione non solo rovina l'atmosfera creata con fatica da scenografi e tecnici delle luci, ma impedisce anche al pubblico di vivere appieno l'esperienza di un live, piazzando una barriera tra i musicisti e gli spettatori. Quando poi in sala ci sono fotografi e cameraman professionisti a riprendere gli eventi, pronti a diffondere immagini di qualità in tempi brevissimi e talvolta gratuitamente, non ci sono proprio scusanti. Non ultimo, riprendere parti di uno spettacolo senza autorizzazione è una chiara violazione del copyright, e questo scontenta sempre un po' tutti.
In molte occasioni i musicisti hanno invitato l'audience a prestare attenzione, vivere il momento e mettere via gli smartphone, talvolta anche in malo modo se non addirittura interrompendo concerti e rovinando così la festa a tutti, ma sembra che nulla valga. "Bisogna toglierglieli con la forza" deve aver pensato l'ex White Stripes Jack White quando ha deciso di affidarsi a Yondr, un servizio che sigilla letteralmente gli smartphone per tutta la durata di un evento.
Prima che la fantasia voli verso avveniristici filtri digitali che inibiscono l'uso della fotocamera all'interno della venue o mentre si inquadra il palco, che fanno tanto Black Mirror, bisogna chiarire che il meccanismo dietro Yondr è molto più semplice.
Quando si entra nell'area interdetta agli smartphone, gli addetti chiuderanno il telefono in uno speciale sacchetto sigillato mediante un dispositivo simile a quello usato in negozi e supermercati come antifurto. Lo smartphone viene quindi restituito al legittimo proprietario che lo terrà con sé per tutta la durata del concerto, senza poterlo utilizzare. Qualora ne avesse bisogno, potrà uscire all'esterno e sbloccare il sacchetto presso una delle apposite basi, avendo poi cura - sotto l'occhio vigile dello staff - di sigillarlo nuovamente al suo rientro in sala.
L'uso di Yondr non si limita ai concerti. Tra i primi a utilizzarlo in uno dei suoi spettacoli è stato l'attore Dave Chappelle nel 2015, e la startup di Portland annovera clienti un po' in tutti i campi, dall'educazione ai convegni.
Senza dubbio si tratta di una soluzione drastica, non dissimile dalla punizione di un maestro che requisisce i telefonini dei propri studenti fino al termine delle lezioni per assicurarsi la loro attenzione, ma se si è arrivati a tanto viene davvero da pensare a quanto possa essere difficile oggi separarsi dal proprio smartphone, anche solo per la durata di un concerto.
Restano una serie di pecche nel sistema. Per esempio, ci auguriamo che lo staff provveda anche a spegnere il dispositivo prima di sigillarlo, o ad attivare la modalità silenziosa o aereo, perché sentir squillare il proprio cellulare durante un seminario o un piccolo concerto acustico e non poterlo spegnere può risultare piuttosto imbarazzante. Va considerata anche la quantità di oggetti che si perdono durante i concerti più grossi e, se non si ha la possibilità di riconoscere il proprio smartphone appena caduto sul pavimento o poggiato distrattamente al bancone del bar insieme agli altri perché chiuso in un anonimo sacchetto, le seccature potrebbero superare di gran lunga i benefici.
Tutto, insomma, si riduce a una semplice, solita riflessione: possibile che così tanti spettatori non riescano a godersi i propri eventi preferiti senza il filtro di uno schermo tra se stessi e il palcoscenico?