il Whoctahell si presenta bene, con uno chassis enorme e solido, rifinito con cura, o meglio, relicato con cura. Dopo aver steso la vernice, i tecnici del brand statunitense, si son presi la briga di martellare e raschiare per bene la superficie. Inutile? Forse, ma con un look da bombardiere della seconda guerra mondiale molto cool.
Se quello che c’è fuori è accattivante, è quello che c’è dentro che stupisce, ma ancora non stiamo parlando di suono. Il circuito è montato su basette esagonali, un alveare su cui trovano posto tutti i componenti. Ancora più inutile? Forse si, ma adorabile.
Finalmente accendiamo il Beetronics, posizionato tra la Plexi e la Strat John Cruz di Michele. I controlli sono semplici ma non troppo intuitivi. Il manopolone controlla la quantità di ottava da sommare al segnale distorto. Il chicken head si occupa del gain e lo switch permette di scegliere tra la modalità -1Oct o -2Oct. La manopola laterale, infine, si occupa del volume.
I due footswitch controllano indipendentemente i due effetti. Si può utilizzare il solo fuzz o aggiungere l’ottava bassa, miscelandola a piacere con il blend.
Il fuzz, da solo sulle prime non sembra rendere giustizia al look così aggressivo dello chassis. A basso gain ricorda un overdrive solo leggermente ingolfato sulle basse. Con un piccolo colpo al gain però il fuzz tira fuori le unghie. Non serve nemmeno raggiungere la metà corsa però per farlo incazzare a dovere, per un sound sgranato e aggressivo quanto basta.
Salendo ulteriormente con il guadagno il Whoctahell prende sempre più basse, che iniziano a rincorrersi uno sull’altra, ingrossando a dismisura la voce già stranamente scura della John Cruz. Pur esasperando il setup dell’OD non si riesce mai a raggiungere sonorità estreme, finché non si attiva l’octaver. Ora cambia tutto e quello che abbiamo tra le mani è quasi un synth. Se si tiene il blend sotto il 50% quello che si ottiene è un sound dal sapore vintage, Hendrixiano a volte, ma sempre garbato.
Non si deve faticare, però, per spremere il Whoctahell e ottenere una vera onda quadra, sommata con un’ottava che ingrossa il suono quanto basta, ma in grado di diventare ancora più estremo quando con lo switch si aggiunge una seconda sub octave.
Nonostante il suono ormai sfiori le frequenze del basso, resta definito e potente. Certo, non è l’ideale per ogni genere, ma se si vuole sperimentare è perfetto.
La vera goduria, però, sta nel trovare lo sweet spot che si sposa alla perfezione con il setup utilizzato. Per ogni combinazione chitarra-ampli, si può trovare la giusta quantità di drive e ottava in grado di esaltare al meglio le caratteristiche dei due senza estremizzarle.
Il Beetronics è un pedale boutique, realizzato con cura e con un sound pazzesco. Il prezzo non è di quelli entry level, si aggira sui 280€, ma tra chassis e sound se li merita tutti!
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