Il primo approccio di ogni chitarrista con l’eq è la manopola del tono montato sulla chitarra con cui si interviene su pacchetti di frequenze. In sostanza il controllo di tono è un filtro passa-basso (low-pass filter), che si occupa di lasciar passare le basse frequenze filtrando alte e medie, andando via via a scurire il suono.
Subito dopo solitamente troviamo i controlli di tono sugli overdrive. A volte si tratta di semplici filtri passa-basso passivi, altre volte accompagnati da filtri simili sulle frequenze alte per sistemi a due bande o circuiti attivi con la capacità di attenuare o evidenziare frequenze predeterminate dal costruttore.
Alla fine della catena poi si finisce per giocherellare con alti, medi e bassi sull’amplificatore. Ognuna di queste manopole agisce sull’equalizzazione, ognuna con diverse caratteristiche di intervento.
Più controlli, più bande, in linea di massima vogliono dire più controllo sul suono. E, come si dice, da grandi poteri...
Per imparare a padroneggiarli abbiamo scelto un equalizzatore grafico a pedale , che unisce la comodità degli 11 cursori a un piccolo schermo LCD con cui potremo vedere in tempo reale la curva di intervento.
Prima di tutto, due parole in generale sugli equalizzatori. Quello che stiamo usando è un grafico che, come dice la parola stessa, restituisce in maniera visiva, appunto, grafica, le frequenze su cui si andrà a intervenire. I cursori possono essere in numero variabile e, più sono, più potremo essere precisi nell’intervento.
Nei live capita di vedere dei grossi EQ a 31 bande (magari nascosti in un banco digitale, ma ci sono), ma ancora più iconico per noi chitarristi è il piccolo eq grafico installato sui Mark Mesa Boogie.
A differenza degli eq grafici, i parametrici e semiparametrici sostituiscono i cursori con dei potenziometri con i quali settare la frequenza di intervento, volume e Q, ovvero ampiezza della campana, cioè l’ampiezza della banda di frequenze.
Gli eq di amplificatori e pedali sono ancora più semplici, passatemi il termine, dato che nella maggior parte dei casi non permettono nemmeno di selezionare la frequenza di intervento. Questo non perché i progettisti siano incredibilmente pigri, ma perché la scelta di frequenze e curva di intervento creano il tone stack che diventa parte integrante del circuito di amplificazione e, quindi, del suono prodotto. Se volete approfondire il concetto, su accordo.it trovate , RozzoAristocratico.
Nel video che segue, andremo alla scoperta delle fondamenta delle frequenze e del concetto di equalizzazione, ascoltandone l'effetto sul suono con esempi pratici.
Spero che queste informazioni base sull’equalizzazione possano tornarvi utili per iniziare a sperimentare qualcosa di nuovo. |