Con il lockdown sono ritornato, come tanti, al primo amore: la chitarra acustica. Davanti alla TV a un certo punto mi sono detto "mobbasta!", mi sono ricordato di avere da qualche parte nascosta una dreadnought entry level tutta laminata e subito mi sono messo alla sua ricerca. Trovata: ho recuperato la mia Yamaha F310.
La spolvero e provvedo a ordinare una muta di corde nuove, essendo quelle montate talmente ossidate da rischiare un'infezione. Già che ci sono, compro sella e piroli in ottone e cambio il capotasto (in avorio sintetico, non trovandone in ottone di misura corrispondente al mio).
Con le .012 la Yamahina faceva quel che poteva. Sono quindi passato a una muta .013 senza grande soddisfazione e sono, infine, approdato alle .014 Daddario che permettono alla poverina di tirare fuori un vocino bello grasso, sebbene ancora plasticoso.
L'amore per l'acustica in quest'anno tribolato è cresciuto e con esso la GAS. Oggi mi ritrovo con due belle chitarre in massello, la prima con fondo e fasce in palissandro e la seconda in mogano, di cui sono pienamente soddisfatto.
Per farla breve, tale era la mia gratitudine nei confronti della mia Yamahina per aver riacceso in me il "fuoco sacro" che proprio mi sembrava improponibile dimenticarla di nuovo, anche se non più in soffitta ma su un treppiede.
La differenza rispetto alle nuove arrivate era troppo evidente, un po' come tra una utilitaria e un'auto di lusso.
A volte però capita che, mentre sei in corsia di sorpasso con la tua auto fiammante, arrivi da dietro uno che ti lampeggia insistente chiedendo strada. Tu accosti perché il blasone ammette solo contegni educati e vieni superato a tutta birra da un'utilitaria rivestita in chiave "sport hatch" guidata da un tizio con l'aria molto soddisfatta.
Mi sono detto: qualcosa devo fare per "truccare" la F310, anche a costo di rischiare di fare un danno.
Ho tolto il battipenna, qualcosa è successo. Eureka! Ecco l'idea.
Nella mia ignoranza, so che la differenza sostanziale tra una Martin D28 e una HD28 sta tutta sotto la tavola. La catenatura di entrambe è del tipo a X ma, a differenza della D28, la HD28 ha catene del tipo "scallopped". In sostanza il liutaio pialla i listelli di legno che compongono la catenatura creando degli incavi. Questa operazione permette alla tavola di vibrare più liberamente incrementando il volume e la risposta, soprattutto, dei bassi.
Detto fatto: ho comprato un piallino mignon e tanta carta vetrata. Ho chiesto scusa alla Yamahina per il disastro che stavo per compiere e ci ho dato dentro.
Ho "scalloppato" tutto: la X, le due tone bar in fondo alla tavola, le piccole laterali... tutto. Dentro la yamahina etti di trucioli e la mia mano piena di graffi, quasi a condividere il dolore.
Finito. Ho aspirato tutto il materiale, passato unguenti, linimenti e olio paglierino. Ho scalato la muta di corde da .014 a .013 (non si sa mai che ora si apra come una scatola di tonno), accordato, lucidato e lasciato riposare la poverina.
Il pomeriggio ho provveduto a riaccordare e ho suonato la nuova "Yamahina F310 Supersport". Che dire: è un'altra chitarra. Ovviamente non è una Martin HD28 ma ha voce e bassi che non sfigurano con le mie chitarre di livello superiore. Nessun evidente cedimento patito.
Al momento la suono con grandissimo gusto e sono particolarmente stupito e orgoglioso dell'incremento sonoro ottenuto, tanto che ho acquistato a un prezzo ragionevole una Ibanez AW3000NT di dieci anni fa che era in negozio reietta a far nulla. È tutta in massello, tavola di abete Engelmann e fondo e fasce in mogano. Già così suona molto bene. La cosa interessante e che da quel che vedo e, soprattutto, sento sotto la tavola le catene non sono scalloppate...
Vi farò sapere! |