agli inizi degli anni sessanta era frequente la sera del sabato riunirsi su una terrazza, ragazzi e ragazze, per discorrere, mangiare qualcosa, ballare, stare insieme
lampadine dipinte con il pennello di colori tenui ed incerti, un giallo che il calore virava nell'ocra, un rosso che subito sgalveriva, un verde che a metà serata colava una goccia che si espandeva sul pavimento, dolcetti meravigliosi, fatti di crema e di frutta, gustosi ed irrinunciabili, come i deliziosi profumi delle ragazze, senza trucco, pudiche e scornose, ma con lo stesso desiderio dei maschietti di essere abracciate, guardate negli occhi grandi e sognanti, ascoltare parole dolci ed accorate, le prime passioni, il primo respiro affannoso, ma soltanto quello, null'altro
l'intento primario era quello di ballare, magari sulle note di uno svelto o di un lento struggente e lo si faceva poggiando un disco sul piatto di uno strano oggetto dai colori vivaci che produceva una musica a volte roca e claudicante, non molto definita ed assai lontana dal concetto di alta fedeltà o comunque da quella definizione di cui oggi possiamo godere semplicemente usando il nostro smartphone
ma il fascino di quelle timide macchine da suono, così accattivanti nelle forme e nei colori, non si trova più nei mezzi moderni di riproduzione, tanto che quelle rimaste affollano ancora il mercato del vintage, a volte a prezzi importanti, specialmente quelle che usavano la tecnologia valvolare e che hanno conservato le bellissime coperture in tolex, lo stesso materiale usato per gli amplificatori che noi ben conosciamo
quelle fonovaligie avevano un amplificatore costituito da una sola valvola, la mitica ecl86 che ho citato nel titolo, un tubo che aveva la peculiarità di contenere due entità distinte al suo interno, un triodo da usare come preamplificatore, ed un pentodo, che costituiva il finale ed il solo potenziometro del volume, senza la regolazione dei toni
nel coperchio c'era l'altoparlante e potevano riprodurre anche i disci a 33 e 78 giri che ancora erano in uso all'epoca
lo schema mostra come si poteva realizzare con veramente poche componenti un amplificatore di circa 4 watt di potenza ed a volte ve ne erano due identici per "simulare" una stereofonia, soltanto simulare, nel senso che si trattava più di un dual mono che di uno stereo
se ne potrebbe ricavare un piccolo ampli per chitarra, magari usando due valvole, ci penso e qualore lo realizzassi potrei mostrarvelo |